Bussole

Il cielo da  una finestra
Inviti a letture per viaggiare

Nel marzo 1956, a Mud Bay, Ketchikan, Alaska, il piccolo Rodney apre gli occhi sul mondo e comincia il suo viaggio nella vita. Dall’oblò dell’incubatrice vede il padre e la madre sul letto d’ospedale accanto. Qualche mese dopo scorge i suoi giochi nella stanzetta attraverso le sbarre del lettino. Poi il cielo da una finestra di casa, una via della città da quella dell’asilo… A quattro anni una semplice lente d’ingrandimento svela tutta la meraviglia nascosta in pochi fili d’erba. A otto anni nella fessura di due assi della palizzata spia una donna che stende il bucato.

Pagina dopo pagina questo gioco si ripete senza fine e senza mai stancare il lettore. Attraverso varchi e fenditure di ogni tipo lo sguardo di Rodney si posa su un pezzo di mondo sempre diverso. Man mano che cresce, anche la grande storia si offre al suo sguardo, come lo sbarco sulla Luna nel riquadro del televisore. 

Quel bambino diventerà poi padre a sua volta e realizzerà il sogno infantile di lavorare alla NASA e di volare nello spazio. Attraverserà le tragedie del suo tempo (11 settembre 2001) e i fallimenti personali: il divorzio, la depressione, una faticosa ripartenza, l’amicizia di un cane, il ritorno a casa nei luoghi d’infanzia. Il suo ultimo sguardo sul mondo, pur avvolto nel dolore, sarà in fondo non troppo diverso dai primi. 

Credo che nelle intenzioni questo fosse un libro per bambini ma il suo soffio poetico parla davvero a tutte le età. Soprattutto ci ricorda una verità fondamentale sulla quale si basa tutta l’esperienza del viaggio: ogni sguardo parte da un punto di vista particolare e quindi è inevitabilmente diverso; è sempre vero ma anche sempre parziale; non è mai privo di una sua bellezza. / CV

Bibliografia
Tom Haugomat, Nello spazio di uno sguardo, Terre di mezzo, 2019, pp. 184, € 20.–.


Puoi portarlo con te oppure coccolarne uno in loco

Viaggiatori d’Occidente - I cani sono sempre più spesso i nostri compagni di viaggio
/ 09.12.2019
di Claudio Visentin

Il 2019 è l’anno del maiale, l’ultimo animale nel ciclo di dodici anni dello zodiaco cinese. E da qualche tempo proprio un maiale intrattiene i viaggiatori all’aeroporto di San Francisco. LiLou è una femmina di cinque anni, un cappello da pilota in testa e le unghie delle zampe dipinte di rosso; su richiesta, dà la zampa e sa suonare un piano giocattolo.

LiLou non è sola; insieme ai ventidue cani della «Allegra brigata» (Wag Brigade) intrattiene i passeggeri e aiuta a ridurre l’ansia della partenza, dei controlli, del volo. Naturalmente è anche l’occasione perfetta per un selfie da condividere in rete. LiLou e i suoi amici non sono un caso isolato. Almeno cinquanta aeroporti americani offrono qualcosa di simile. Per esempio al St. Paul International Airport di Minneapolis, la star è Stitches, un gatto di undici anni salvato dopo un tornado. Lo trovate al Terminal 1.

A parte questi casi però, sono i cani a dominare la scena del turismo. Per esempio l’ufficio turistico della North Carolina ha da poco assunto Mo, un cane adottato, come primo agente di viaggio a quattro zampe dello Stato, dopo averlo selezionato tra oltre cinquecento candidati. Mo racconta i suoi viaggi sui social media e dispensa consigli per viaggiare col proprio cane in North Carolina sul sito DogTravelAgent.com.

Dall’altra parte del mondo, in Ucraina, nel 1986 i quarantamila abitanti di Pripyat furono costretti ad abbandonare in tutta fretta le case dopo l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, senza poter portare con sé i loro animali. Nei giorni seguenti, i soldati cercarono di eliminarli per prevenire la diffusione delle radiazioni, nonostante le toccanti preghiere dei padroni appese alle porte prima di partire. Tuttavia, diversi cani sono sfuggiti alla caccia e sono sopravvissuti nonostante gli alti livelli di radiazioni nel pelo, i rigidi inverni ucraini e la scarsità di cibo. Da qualche tempo, dei volontari pagano di tasca propria il viaggio verso Pripyat per prendersi cura di questi cani randagi, forse attratti anche dalla possibilità di fare un’esperienza di Dark Tourism nella «zona di esclusione» di trenta miglia attorno alla città fantasma, dove tutto è rimasto com’era al momento della fuga.

Anche Airbnb, il popolare portale di prenotazioni on line, propone diverse esperienze con animali in collaborazione con World Animal Protection, un’organizzazione senza fini di lucro. Tra queste, la possibilità di occuparsi dei cani randagi di Los Angeles, portandoli a passeggio nel vicino Runyon Canyon, da dove si gode una vista perfetta sulla famosa scritta di Hollywood. Inoltre i clienti di Airbnb fotografano gli animali e cercano loro un padrone attraverso i social. A oggi oltre cinquemila viaggiatori hanno già prenotato questa esperienza.

Sempre più strutture ricettive collaborano coi canili cittadini. Al Blisswood Bed and Breakfast di Cat Spring, Texas, ai viaggiatori soli viene affidato un cane border collie abbandonato come compagno per tutta la durata del soggiorno. Anche la catena di alberghi Aloft (di proprietà Marriott) dal 2014 ospita nella hall, proprio di fianco al bancone, un dimorante del canile locale in cerca di adozione. I turisti che vi alloggiano sono incoraggiati a giocarci e a portarlo fuori per una passeggiata.

Gli americani viaggiano spesso con la loro auto, anche su lunghe distanze, e quindi non è raro che qualcuno si porti poi a casa uno di questi cani o magari torni indietro qualche tempo dopo a riprenderlo. Alcune centinaia di cani sono già stati adottati con successo in questo modo.

Anche gli Hotel Westin offrono un programma simile: il cane proposto in adozione vive in una cuccia che riproduce in miniatura l’albergo. Invece a Pittsburgh, negli Shady Side Inn All Suites Hotels, se prenotate almeno cinque notti tramite il sito dell’albergo sarà fatta una donazione di duecentocinquanta dollari a un canile di vostra scelta. Naturalmente in tutte queste strutture un cane può dormire nella stessa camera del suo padrone e spesso c’è anche uno spazio giochi con una piscina.

Anche diversi alberghi svizzeri hanno già mosso i primi passi nella giusta direzione e tuttavia nelle storie che abbiamo raccontato la semplice tolleranza si è trasformata in una piena accettazione della presenza dei cani negli spazi degli ospiti. Dove si aprono le porte ai cani, spesso si propongono anche menu vegetariani e ci si rifiuta di promuovere zoo o altri spettacoli con animali in cattività.

Io credo che questa sia una tendenza profonda dei viaggi contemporanei della quale bisognerà tener conto. Il cane è sempre più un membro a pieno titolo della famiglia. In Ticino i cani sono poco più di 30mila. 550mila circa, in Svizzera. In Lombardia un terzo delle famiglie ha un cane, con una rapida accelerazione negli ultimi due anni (+10%: fonte Coldiretti). Sono sette milioni i proprietari di cani in Italia. Tanto per dare qualche cifra. 

Già ora quasi la metà di tutti i proprietari di cani viaggia coi propri animali, molti altri progettano di farlo. Non è solo la difficoltà di lasciarlo ad altri, quanto piuttosto il desiderio di approfittare delle vacanze per passare più tempo di qualità col proprio cane. Per questo, l’esperienza stessa del viaggio si adatta alla presenza del cane: e quindi per esempio niente aereo ma viaggi in auto, più vicino a casa, nei boschi e lungo i fiumi alla scoperta della natura. Viaggi attivi, divertenti, selvatici, dove si annusa almeno quanto si guarda…