Madera, i vini dell’Atlantico

Vino nella storia - Grazie alle esplorazioni partite da Portogallo e Spagna nel XV e XVI secolo, arrivò in America latina la vitis vinifera: passando dalla celebre isola fu usata per dare origine a un vino molto pregiato
/ 12.03.2018
di Davide Comoli

Le spedizioni di esplorazione che lasciavano le coste del Portogallo e della Spagna nel XV e XVI sec. fornirono il mezzo di trasporto alla vitis vinifera che così poté essere impiantata nell’emisfero sud al di là dell’Atlantico.

Tra le ragioni che condussero alle scoperte di nuove terre nel XV sec., oltre a quelle politiche, furono di fondamentale importanza il desiderio di avere libero accesso al commercio con le Indie e con l’Oriente, il poter avere il controllo della produzione dell’oro in Africa occidentale, e più tardi lo sfruttamento d’argento dell’America latina.

Dopo la scoperta dell’America, l’isola di Madeira – parola portoghese, mentre in italiano è Madera – al largo delle coste africane, divenne un’importante base per le navi che dall’Europa erano dirette nell’America latina. A spingere alcuni mercanti europei a stabilirsi in queste isole fu anche la possibilità d’impiantare colture di prodotti di lusso come zucchero, tabacco, banane e uva, sfruttando la manodopera degli schiavi e pagando a poco prezzo le terre.

Lo sviluppo della produzione vinicola a Madeira fu strettamente collegato alle alterne vicende politiche fra le due potenze della penisola iberica e l’Inghilterra. Madeira poté beneficiare di stretti legami politici fra Portogallo e Inghilterra nel corso del XVII e XVIII sec. Tuttavia, malgrado in quel periodo la viticoltura si fosse molto sviluppata sull’isola, il crollo dell’industria dello zucchero causò un notevole declino della ricchezza dell’isola. Molti dei suoi abitanti lasciarono quindi Madeira per trasferirsi verso il Brasile.

Il risultato fu che molti mercanti proprietari di piantagioni di zucchero trasformarono queste in vigneti e iniziarono a produrne un vino da esportare verso l’Europa, ma soprattutto verso le Americhe. Era questo un vino bianco prodotto con la Malvasia, portata dai primi navigatori nel XV sec. Grazie alle varie alleanze con l’Inghilterra, in virtù delle quali veniva confermato il privilegio dei mercanti inglesi residenti soprattutto a Lisbona e a Viana de Castelo in Portogallo, Madeira poté beneficiare del commercio inglese d’oltremare.

L’importanza dell’isola portoghese in quei tempi consisteva soprattutto nella sua posizione geografica. Madeira era infatti la principale base di rifornimento per il vino bevuto nelle colonie del Nord America e nelle Indie occidentali. Tutto questo perché un capitolo della Navigation Act (1660) – trattato sulle leggi commerciali marittime inglesi – permetteva ai vini prodotti a Madeira di essere trasportati nelle colonie senza passare le dogane inglesi.

Fu verso la fine del XVII sec. che si ebbe l’apice della produzione della viticoltura a Madeira. L’inglese William Bolton incominciò nel 1704 a selezionare nuovi vitigni: insieme alla Malvasia furono prodotti il Bual, il Sercial e il Verdelho. A partire dal 1750, parte del vino prodotto veniva utilizzato per la distillazione e una piccola quantità di brandy veniva messa nei vini perché non si deteriorassero durante le lunghe trasferte in mare. Per ogni viaggio si dice che venissero aggiunti due secchi di brandy per ogni botte (pipes = 600 l). Per i vini dolci prodotti interamente con la Malvasia oltre al brandy veniva aggiunto del mosto non fermentato: questa mistura veniva chiamata vinho de surdo.

Si scoprì che il caldo delle stive e il rullio delle onde non facevano altro che migliorare il vino. Ciò portò in seguito a caricare botti di vino di Madeira come zavorra sulle navi che attraversavano l’equatore e scaricarle al ritorno per essere messe sul mercato. Questa pratica sarà in seguito sostituita con il riscaldamento artificiale dei vini nelle estufas.

La popolarità del vino di Madeira crebbe quando il famoso capitano J. Cook (1728-1778) organizzò la sua spedizione in Australia a bordo della nave «Endeavour». La nave aveva un equipaggio composto da 94 persone fra scienziati e marinai, nel 1768 gettò l’ancora nella baia di Funchal (capitale di Madeira): con le provviste furono caricati 13’500 litri di vino di Madeira che durarono 2 anni e mezzo.

A proposito di Cook, bisogna ricordare i suoi sforzi per rendere più umana la vita di bordo dell’epoca. Prima di essere ucciso dagli indigeni a Tahiti, scrisse nel suo diario: «Nessuna innovazione ha mai portato tanto vantaggio nella lotta contro lo scorbuto come l’introduzione dei crauti nell’alimentazione del mio equipaggio; dapprima disdegnato dai miei uomini, fu poi apprezzato per le sue virtù terapeutiche».

È curioso sapere che a quel tempo sull’isola non esistevano né moli né banchine a cui le navi potessero attraccare: le botti colme di vino venivano fatte rotolare in mare, dove abili nuotatori le spingevano fin sotto le fiancate delle navi ancorate nella rada.

Durante la guerra d’Indipendenza americana, il vino di Madeira fu molto apprezzato dalle truppe inglesi, ma invano cercarono al loro ritorno – dopo la sconfitta – di diffondere in patria il gusto particolare di questo vino.

In compenso il vino di Madeira, bottino di guerra, fu il vino con il quale i vincitori brindarono alla stesura della Dichiarazione di Indipendenza (1776).