Come tutti sappiamo, i pregiudizi hanno vita lunga, ed è per questo che i vostri interlocutori vi guarderanno in modo strano quando voi parlerete della vostra degustazione di vini canadesi. Non tutti, infatti, hanno mai provato i favolosi Icewine, il «vino di ghiaccio», un raro vino bianco dolce di cui il Canada è il più grande produttore. Ogni anno nella regione dell’Ontario e nella Columbia-Britannica, le temperature sono così basse, che le uve tardive gelano sui tralci; gli acini congelati sono così pressati con una tecnica speciale.
I vitigni privilegiati per la produzione di questo costoso nettare sono: il Riesling e l’ibrido bianco dalla buccia molto spessa chiamato Vidal.
Può sembrare infatti paradossale trovare circa 200 produttori di vino in un paese universalmente conosciuto per il rigore e la lunghezza dei suoi inverni. Eppure, di fatto, oggi, il Canada è il secondo al mondo per superficie vitata, con i suoi oltre 5mila km che vanno da est a ovest con poco più di 10mila ettari vitati.
Se credete alle saghe norvegesi, fu l’esploratore vichingo Leif Erikson che – sbarcando sul continente americano nel 1001 – trovò delle vigne con i suoi frutti e battezzò queste terre con il nome di: «Vineland». Si trattavano sicuramente di viti selvatiche, ma la storia del vino canadese non è comunque così antica.
Fu Johann Schiller, un caporale tedesco che aveva combattuto nelle guerre d’Indipendenza americane, il padre della viticoltura canadese.
Nel 1811 Schiller ebbe in concessione (come pensione) un terreno ad ovest di Toronto, dove, con ceppi di vite selvatica (labrusca) trovate sulle rive del Credit River, creò il suo piccolo vigneto e incominciò a vinificare e vendere il vino prodotto ai suoi vicini.
Trentacinque anni più tardi, il podere fu acquistato da un aristocratico francese, Justin de Courtenay, il quale, senza successo, aveva provato a produrre una specie di rosso di Borgogna a Quebec.
La prima vera impresa commerciale vinicola nasce in Canada nel 1866, quando tre gentlemen farmers provenienti dal Kentucky, acquistarono delle terre sull’Ile Pelée (lago Eire) all’estremo sud del Canada e impiantarono 12 ettari di ceppi di uva Catawba.
Qualche mese più tardi, nella stessa zona, due fratelli inglesi, Edward e John Wardoper misero a dimora il loro vigneto di 6 ettari.
I vitigni abilmente selezionati e idonei all’ambiente arrivarono dagli Stati Uniti e appartenevano tutti non alla vitis vinifera europea, ma alla vitis labrusca. Erano, e sono tutt’ora coltivate, il Concord, il Delaware, il Creveling, il Niagara, il Catawba, il Rebecca e il Salem. È importante sottolineare che queste uve presentano un sapore caratteristico, che a suo tempo i francesi battezzarono con il nome di: queue de renard (coda di volpe) e i coloni inglesi fox grape (uva di volpe). In effetti il loro aroma è particolarmente spiccato e inconfondibile.
Poco a poco le vigne furono impiantate verso la penisola del Niagara (43° parallelo) dove oggi troviamo la maggior parte degli impianti, e nel 1890 in Canada si trovavano 35 cantine che vinificavano. Bisogna però ammettere che, più dei coloni, fu la Chiesa a incoraggiare la viticoltura e l’arte della vinificazione.
I canadesi consumano più vino per abitante dei loro vicini americani. Più della metà del vino prodotto è bianco (come gli Icewine), ma i rossi stanno guadagnando terreno. Anche i vini prodotti con ceppi europei cominciano ad avere un certo successo, ma di certo non arriveranno mai ad accumulare le medaglie d’oro vinte nei concorsi dai favolosi «vini di ghiaccio» canadesi.
Si dovette attendere gli anni Sessanta perché i vitigni ibridi come Vidal, Baco Noir, Maréchal Foch, così come i vitigni europei tradizionali, cominciassero a poco a poco a rimpiazzare le varietà di vitis labrusca. E fu solo nel 1988 che nacque la Vinters Quality Alliance, un sistema di denominazione instaurato dalla regione più importante di produzione del Paese, l’Ontario, seguito dalla Columbia-Britannica che ha dato ai vini canadesi un buon livello di qualità.
L’inverno è il principale fattore che limita la produzione vinicola: le temperature possono toccare i -20° C. La penisola del Niagara è sulla stessa latitudine della Toscana, ma non gode degli stessi benefici. I Grandi Laghi forniscono però una certa protezione dai freddi dell’inverno e soprattutto dalle gelate di primavera. I terreni variano, dalle ghiaie e ciottoli dell’Ontario a terreni sabbiosi e ricchi di sostanze organiche e argille.
La viticoltura in Canada si concentra in aree al riparo dai rigori invernali, in quattro zone principali. La più importante, come detto, è la zona dell’Ontario che risente dell’influenza del lago omonimo e del Lago Eire. In questa zona si producono circa i 2/3 del vino dell’intero Paese. Il clima, nonostante la latitudine sia quella della zona del Chianti e della Languedoc, è molto più simile a quello dell’Alto Adige o della Borgogna. In annate particolari si producono eccezionali Chardonnay o Riesling tra i bianchi, e discreti Pinot Neri e Gamay tra i rossi.
Ma dopo una buona cena godetevi il resto della serata bevendo (servito freddo tra gli 8-10° C, ma poi lasciato riscaldare lentamente) un Icewine, prodotto con solo uve Vidal, forte, complesso, con note fruttate di pesche, melone, albicocche e miele… indimenticabile!
Nella Columbia-Britannica, e più precisamente nella valle di Okanagan, prevale un clima quasi desertico, piove pochissimo e c’è bisogno d’irrigazione; si trova all’altezza dello Champagne. Qui si punta molto sui vini rossi prodotti con ceppi francesi.
Il Quebec è la regione meno favorevole alla viticoltura e in inverno i ceppi di vite sono ricoperti di terra per proteggerli dal gelo.
Nella Nova Scotia i 100 ettari di vigneto hanno un ciclo vegetativo molto breve (per forza di cose) per cui qui troviamo vecchi vitigni russi come il Michurinetz, il Severny (che è un ibrido) e altri cloni a maturazione rapida.