Situata a nord di San Francisco e in parte distesa lungo la baia omonima, la contea di Sonoma è una delle zone vinicole più importanti della California settentrionale al confine con la contea di Napa.
Prende il suo nome da una missione di monaci francescani, che vi introdusse la coltivazione della vite per la celebrazione della S. Messa e per produrre «l’acqua di fuoco» (aguardiente) che conciliava il sonno ai santi padri. Poco tempo dopo arrivarono i Russi e si stabilirono a Fort Ross (Mount St. Helena è in onore di una loro principessa). Decenni più tardi furono gli emigranti italiani a portare il loro ingegno in termine di viticoltura: gli Sbarboro, i Rossi, Pastori, Nervo, Mazzoni e Seghesio, furono le prime famiglie di coloni.
Sonoma fu anche la patria d’adozione di Agoston Haraszthy, un simpatico intrallazzatore di origini ungheresi, il quale si faceva chiamare Conte (e alle volte Colonnello). Ne entrò in possesso nel 1856 e dopo varie peripezie, nel 1857, comprò la cantina del governatore messicano della città di Sonoma, il generale Mariano Vallejo. La cantina chiamata Buenas Vista e oggi conosciuta come la più antica azienda vinicola della California.
Considerato come una delle persone più importanti per la viticoltura in California, Haraszthy pubblicò nel 1859 il Rapporto su uva e vino della California, che diventò una guida autorevole utile per creare e migliorare le tecniche di viticoltura e vinificazione. Nel 1861 si recò in Europa da dove ritornò con più di 100mila barbatelle di 350 vitigni diversi. Tuttavia un successivo rifiuto della proposta di vendere tutto allo Stato lo portò al fallimento e alla rovina personale.
Tra i vitigni importati, c’era di sicuro quello che oggi è uno dei ceppi più rappresentativi della California, lo Zinfandel, uva californiana per eccellenza. Negli anni 60, l’enologo e ricercatore Cohen della University of California, Davis, ipotizzò che Zinfandel, Primitivo (Puglie) e forse anche le uve Plavac Mali, della Croazia, fossero correlati. Nel 1998, Carole Meredith, una ricercatrice, si specializzò alla ricerca della vera identità dello Zinfandel. Visitò tutta la costa dalmata e raccolse circa 150 campioni; al suo ritorno in California ne analizzò il DNA. All’inizio tutto sembrava indicare che Zinfandel e Plavac Mali fossero esattamente la stessa varietà di uva, ma ulteriori ricerche rilevarono che anche se i due erano parenti stretti, il ceppo originario dello Zinfandel era la varietà chiamata Crljenak, arrivata in Croazia dall’Albania.
Lo Zinfandel è riconoscibile per le sue note di vaniglia, con fragole e lamponi che corredano il suo bouquet; è un vino di corpo con tannini ben presenti e un finale un po’ pungente, vinificato in rosso, rosato e in bianco (ci vien da piangere), è il vino ideale per il barbecue americano e le sue grosse T-bone steak.
Oggi il vigneto di Sonoma ricopre circa 15mila ettari (come la Svizzera) con circa 170 aziende produttrici: e pensare che solo 30 anni or sono, Sonoma era famosa per vendere vino nei vrac (cartoni) agli altri Stati. Nel 1970 Sonoma aveva una superficie vitata di 4400 ettari e 28 aziende che producevano vini. L’interesse per i vini di Sonoma è legato alla qualità: nelle contee si producono soprattutto mele, prugne, orzo.
Il ciclo vegetativo della vigna è generalmente più lento e più lungo che nel resto della California, temperato dalle nebbioline che rimontano il Russian River, a partire da Jenner, da dove il fiume si getta nell’Oceano Pacifico o quelle che partono dalla baia di San Francisco e salgono verso Sonoma Valley, attraversando la regione dei Carneros.
Per quanto concerne le uve, il loro aroma e il loro gusto hanno un sapore dolce. Queste particolarità le ritroveremo poi nei vini sia nella loro giovinezza sia quando invecchiano con eleganza.
L’individualità dei vini di Sonoma rispecchia la grande varietà di tessitura dei terreni estremamente differenziati, anche se molti sono di origine vulcanica e alluvionale, dall’esposizione dei vigneti, ma anche dalle piogge e dall’influenza dell’Oceano.
Nella parte alta di Alexander Valley, il clima è meno fresco e il suolo formato da piccoli ciottoli, ciò che restituisce nella notte il calore accumulato durante il giorno: i Cabernet Sauvignon e i Sauvignon Blanc qui maturano in modo ottimale. A qualche chilometro dalla Green Valley, i suoli più freddi in certi meandri del Russian River creano con le nebbie mattutine che salgono dal Pacifico condizioni perfette per il Pinot Nero, ma soprattutto per eccezionali Chardonnay (sia fermi sia spumantizzati).
Le 13 grandi aree viticole (AVA) della contea di Sonoma si trovano situate in grandi linee da sud verso nord, molti vini riportano sull’etichetta anche il nome del produttore per dare maggiore garanzia di qualità; anche il luogo di provenienza (Russian River, Sonoma Valley, ecc.) appare sempre di più a condizione che il vino contenuto provenga per l’85 % dalla zona citata. La differenza dei suoli e del clima di Sonoma, permette di produrre vini dallo stesso vitigno, ma dagli stili e peculiarità molto diversi tra loro.
Tra i vitigni rossi più coltivati citiamo: il Cabernet Sauvignon e lo Zinfandel, il Merlot, il Pinot Nero che dopo l’accattivante descrizione fatta nel film Sideways ne ha determinato l’aumento delle vendite. Negli ultimi periodi si è notato anche un forte aumento dello Syrah che ha una buona predisposizione all’invecchiamento, ma anche i vitigni indigeni: Carnevian, il Rubired ed il Royalty.
Tra i vitigni a bacca bianca: lo Chardonnay che è anche il vitigno più diffuso, circa il 20 per cento della produzione, il Colombard, il Sauvignon Blanc, lo Chenin Blanc, il Semillon, il Viognier e i due Pinot, il Bianco e il Grigio, il locale Burger e l’Emerald-Riesling (ibrido tra Muscadelle e Riesling) creato nella già citata Università di Davis.