L’asprezza dell’olivello spinoso

Mondoverde - Per arricchire di colore l’autunno dei giardini, bastano due esemplari di Hippophae rhamnoides
/ 02.12.2019
di Anita Negretti

È autunno, e come capita spesso mi ritrovo ferma in colonna con la mia auto. Sto guardando annoiata il paesaggio accanto a me: strade, case, altre macchine, immancabili rotonde stradali riempite di aceri e nandine domestiche, quando il mio sguardo si posa incuriosito su un ampio arbusto presente sul lato opposto della rotonda. Carico fino all’orlo di bacche sferiche color arancione, catalizza gli sguardi anche degli altri automobilisti.

Faccio una breve sosta per capire di quale pianta si tratta: è uno splendido esemplare di Hippophae rhamnoides

Ne ho acquistati due piccoli alberelli e poi li ho piantati nel mio giardino, per arricchire la collezione di piante utili all’avifauna e di sicuro successo nella stagione autunnale.

L’Hippophae rhamnoides, chiamato in italiano olivello spinoso, si presenta come un arbusto dalle medie dimensioni, arrivando a toccare i tre metri, con una chioma altrettanto ampia, formata da molti rami, di colore grigiastro e con lunghe spine.

Le foglie, caduche durante i mesi freddi, compaiono nuovamente in primavera, e si presentano lunghe fino a sei centimetri, senza picciolo, di color argenteo nella pagina superiore e bianche in quella inferiore. Poco prima della comparsa delle foglie, se si presta attenzione, si vedranno sui rami nudi i piccoli fiori bianchi poco vistosi.

Al momento dell’acquisto in vivaio, ricordatevi di richiedere due esemplari, uno maschile e uno femminile, visto che l’olivello spinoso è una pianta dioica, ovvero con fiori maschili e femminili portati su individui diversi. Nel dubbio, recatevi in vivaio tra aprile e maggio, periodo della fioritura e osservate con attenzione i fiori: se li trovate riuniti in grappoli (amenti simili a quelli del salice), siete di fronte a una pianta maschio, mentre se trovate fiori solitari ecco trovata la pianta femmina.

Solo le piante femminili, dopo l’impollinazione, saranno in grado di produrre tra settembre e ottobre le drupe arancio brillante, molto vistose e in grado di perdurare sui rami fino alla fine dell’inverno. Sferiche, dal diametro di sei-otto millimetri, le bacche si sviluppano in gruppi densi e numerosi, regalando un aspetto molto decorativo alla pianta.

A dispetto del nome, che a me risuona tanto nordico, e dunque lo immaginavo tipico della flora germanica, l’Hippophae rhamnoides ha invece un areale di sviluppo molto mediterraneo, che va dalle coste assolate europee a quelle asiatiche, prediligendo i greti dei fiumi e dei torrenti, amando colonizzare i pendii franosi, le zone vicine al mare con terreni sabbiosi e aridi.

Ha una forte resistenza alle zone saline (alofita), non teme la siccità e nemmeno i freddi venti invernali, riuscendo a vivere molto bene a partire dal livello del mare fino a raggiungere i 1700 metri di altitudine.

Oltre a tutti i pregi fin qui elencati, questo arbusto ne ha molti altri, che spaziano dall’uso di diversi esemplari piantumati in filari per creare siepi impenetrabili a bordo terreno; alla loro capacità di migliorare notevolmente la fertilità del suolo, grazie alla connessione tra i batteri simbionti presenti nei tubercoli radicali, in grado di fissare l’azoto atmosferico; al ricchissimo apporto di vitamina C (acido ascorbico).

Le bacche, infatti, benché risultino molto aspre, si possono consumare fresche o lavorate per produrre marmellate, tè, oli, succhi e liquori, con ottime proprietà.