Iniziamo l’anno parlando della importante ed amatissima cucina francese. È un argomento lungo, prenderà 3 uscite.
Raffinata e sofisticata, la cucina nazionale francese è quella che oggi viene chiamata, anche, «internazionale» o haute cuisine. Affonda le sue origini nella corte di Versailles e nella ricchissima nobiltà settecentesca, i cui cuochi crearono non solo dei piatti divenuti famosi ma anche uno «stile», trasmesso poi alla borghesia nata dalla rivoluzione francese. Grandi nomi punteggiano la storia della gastronomia d’oltralpe: da La Varenne (XVII sec.) a Brillat-Savarin e Carême (secc. XVIII-XIX) a Escoffier (sec. XIX), per citare solo i nomi fulgidi che hanno fatto grande il nome della Francia nel mondo gastronomico, e non solo. Nonostante il successo e lo sviluppo internazionale delle cucine italiana e spagnola, cinese e giapponese, il vessillo della grande cucina è ancora sostanzialmente in mano alla Francia: certo, non tutti sono d’accordo con questa affermazione, ma chi scrive ne è convinto – non felice, non ha senso essere felici di una cosa del genere, solo convinto.
Alla costruzione del suo primato hanno contribuito anche le diverse tradizioni culinarie delle sue regioni, che senza mai perdere le proprie connotazioni – sempre ricercate e complesse – hanno influenzato gli artefici della haute cuisine. Ma la grandeur della gastronomia francese non dipende solo dalla fantasia e dall’arte dei suoi cuochi: il vasto assortimento di materie prime di standard qualitativo elevato ha avuto la sua importanza. Dai vini ai polli di Bresse, ma anche dalle prugne alle patate, la nazione francese vanta una lunga serie di prodotti ottenuti seguendo i severi e rigidi disciplinari di produzione dei diversi marchi di qualità: AOC (Appellation d’Origine Contrôlée), Label Rouge, AOP (Appellation d’Origine Protégée), IGP (Indication Géographique Protégée), STG (Spécialité Traditionnelle Garantie), AB (Agriculture Biologique).
È opinione abbastanza diffusa – forse dovuta all’identificazione che si è generata tra cucina internazionale e cucina francese – che la cucina francese sia piuttosto uniforme; in realtà presenta molte sfaccettature dovute principalmente al clima: non va infatti dimenticato che la Francia è un vasto territorio che si estende verso tutti i punti cardinali, perciò le differenze sono marcate: così il burro e le mele della Normandia, per esempio, si contrappongono all’olio di oliva e ai pomodori della Provenza, le ostriche della Bretagna ai crauti con würstel dell’Alsazia, per fare solo degli esempi. Certo, esistono anche i caratteri comuni, il più… legante dei quali è la passione per le salse e per i fondi.
Alla cucina classica francese – anzi, parigina DOC – appartengono piatti entrati stabilmente nella gastronomia internazionale, come il potage Parmentier (cremosa zuppa preparata con porri e patate), il bisque di crostacei (nella foto), i diversi aspic, il consommé con i bignè al formaggio, la celeberrima soupe à l’oignon, le numerose terrine di carni diverse, la quiche lorraine (con pancetta, uova e panna, e la sua variante con salmone), le lumache alla borgognona, il coq au vin, l’anatra all’arancia e ancora preparazioni dolci e salate quali le crêpes, le mousse, i soufflé o la dolce charlotte (morbido dessert freddo, al cucchiaio, composto da strati alternati di biscotti e una mousse o una marmellata).