Due settimane fa abbiamo visto come una parte importante dei gas serra responsabili del riscaldamento globale sia prodotta dagli aerei, e dunque dal turismo, dato che questa è la motivazione principale di oltre metà dei voli internazionali. Nel poco tempo trascorso qualcosa si è mosso. La compagnia di bandiera olandese KLM ha diffuso un video coraggioso dove invita a volare meno e a preferire il treno se appena è possibile. E se la Francia non ha ancora abolito i voli interni tra città ben collegate dalle ferrovie (ma se n’è discusso), quanto meno ha introdotto dal 2020 un’ecotassa da 1,50 a 18 euro sui biglietti aerei di tutte le compagnie operative da aeroporti francesi.
La decisione sostiene anche le ragioni dei gilet gialli: invece di tassare i francesi più poveri, costretti a usare vecchie auto perché abitano in zone poco servite, si colpiscono i benestanti (meno del venti per cento della popolazione mondiale ha volato almeno una volta nella vita), abituati troppo bene dalle compagnie low cost.
L’attenzione si è poi spostata sulle grandi navi da crociera, anche in seguito ad alcuni incidenti registrati a Venezia. Il 2 giugno scorso la nave MSC Opera (275 metri di lunghezza per 65mila tonnellate di stazza) ha perso il controllo per un’avaria al motore e ha urtato un’altra imbarcazione con a bordo 130 persone (cinque i feriti), ormeggiata di fianco all’imbarcadero di San Basilio. Pochi giorni fa un secondo incidente è stato sfiorato. La Costa Deliziosa poco dopo la partenza ha «scarrocciato», rischiando di schiantarsi su Riva Sette Martiri e di investire uno yacht. Solo all’ultimo momento i piloti dei rimorchiatori sono riusciti a riprendere il controllo della situazione. La situazione di pericolo era dovuta anche a una forte e improvvisa tempesta di vento, pioggia e grandine; ma sappiamo che proprio il cambiamento climatico produce sempre più spesso queste condizioni metereologiche estreme. Meno noto invece è il contributo delle grandi navi da crociera, all’inquinamento ambientale. Le navi da crociera di ultima generazione sono gigantesche. Se il celebre «Titanic» aveva una stazza di 46mila tonnellate, la più grande nave da crociera al mondo, «Symphony of the Seas», raggiunge le 228mila tonnellate, cinque volte tanto. In pratica è una città galleggiante, con 6680 passeggeri, 2200 membri dell’equipaggio, 16 ponti, 22 ristoranti, 24 piscine, un parco acquatico, un campo da basket e una pista di pattinaggio sul ghiaccio, una parete per scalate…
Le navi da crociera non sono moltissime (314 secondo il portale Cruise Market Watch) ma inquinano in misura sproporzionata al loro numero. Per cominciare bruciano il carburante più inquinante conosciuto, l’olio combustibile pesante, un prodotto di scarto della raffinazione vietato su terraferma in moltissime parti del mondo, ma ovviamente di minor costo rispetto al diesel raffinato. Una nave da crociera di medie dimensioni può consumare fino a 250mila litri di carburante al giorno.
Mentre le città limitano la circolazione delle auto diesel, permettono poi a questi giganti del mare di sostare a lungo nei porti coi motori accesi per far funzionare i servizi di bordo. E così nel 2017 le 203 imbarcazioni di lusso che hanno solcato i mari europei hanno emesso 62mila tonnellate di ossidi di zolfo, 155mila tonnellate di ossidi di azoto, 10mila tonnellate di polveri sottili. In particolare, secondo ricerche recenti della ONG Transport & Environment, le circa duecento navi da crociera dislocate nei nostri mari emettono dieci volte più ossido di zolfo dell’intero parco automobilistico europeo, che conta 260 milioni di veicoli. Quasi il 90 per cento delle emissioni avviene mentre le navi sono alla fonda nei porti di città già molto inquinate: Barcellona, la maglia nera. E naturalmente non se la passa per niente bene anche chi sta a bordo e respira a pieni polmoni quella che crede aria pura del mare.
Non si tratta di colpevolizzare le crociere o l’industria del turismo. Il vero problema sono le dimensioni eccessive della navi, ormai fuori misura per la maggior parte dei porti, e l’utilizzo di forme di propulsione non sostenibili dal punto di vista ambientale. Come nel caso degli aerei, c’è stato un tempo nel quale inquinare nel cielo o in mare aperto sembrava senza conseguenze, ma quel tempo è passato.
Una soluzione provvisoria potrebbe essere un intervento normativo pubblico anche per le navi da crociera. Già oggi le soluzioni disponibili per ridurre le emissioni non mancano, anche solo l’utilizzo di elettricità da terra, così da tenere i motori spenti nei porti. Tanto meglio poi se in futuro, oltre ad adottare motori più efficienti e meno inquinanti, si ridurranno le dimensioni della navi, tornando a un’idea «classica» di crociera. Oggi le grandi navi hanno stanze uguali a quelle degli alberghi e ospitano a bordo l’equivalente di parchi a tema e centri commerciali, tutte esperienze per le quali non occorre certo imbarcarsi. Le navi da crociere di dimensioni minori conservano invece il piacere di navigare in mare aperto, di scendere a terra in città e paesi mai visti prima, di condividere la vita di bordo con un numero ragionevole di persone. C’è molto futuro nel passato.