La mia casa è nei campi

La Svezia presenta in modo originale il proprio paesaggio quale risorsa turistica
/ 18.09.2017
di Claudio Visentin

Preferite una «scogliera con vista panoramica sull’oceano» o una «spiaggia in stile scandinavo moderno»? Così, prima dell’estate, la Svezia si è proposta ai turisti in collaborazione con Airbnb, il popolare sito dove si può affittare per brevi periodi una casa o una stanza (https://sweden.withairbnb.com). In questo caso però tutto il Paese è in vetrina, da Malmö, all’estremità meridionale, in vista della Danimarca, sino a Treriksröset, la «Pietra dei tre Paesi», il punto più settentrionale della Svezia al confine con Norvegia e Finlandia.

Una «confortevole radura nella foresta di faggi» è presentata come se fosse un appartamento, disponibile per 365 giorni l’anno: un prato è il salotto spazioso, il torrente la piscina, un buco nell’albero la cassaforte, il bagno è…ovunque. 

La campagna pubblicitaria vuole naturalmente attirare turisti, nazionali e internazionali, ma anche valorizzare un aspetto importante della tradizione svedese, l’allemansrätten, il «diritto di pubblico accesso». La Svezia non avrà le Cascate del Niagara, la Torre Eiffel o il Big Ben, ma è orgogliosa della libertà riconosciuta a tutti i suoi cittadini di passeggiare, pedalare, cavalcare, sciare e campeggiare ovunque; si può dormire sotto le stelle, raccogliere frutti selvatici, funghi e fiori, nuotare nei laghi e nei fiumi. Naturalmente ci sono alcune ragionevoli eccezioni, per esempio nel caso di giardini privati o di terreni coltivati, ed è richiesto il rispetto per la natura e gli animali selvatici nei luoghi e periodi più delicati.

È un radicale cambiamento di prospettiva. Anche se spesso non ne siamo consapevoli, nella nostra vita quotidiana tendiamo ad aggirarci sempre per gli stessi luoghi: la casa, la scuola, l’ufficio, le vie degli acquisti ecc. Da turisti abbiamo una maggiore sensazione di libertà, ma a volte è solo apparente, ci muoviamo comunque seguendo itinerari tracciati dalle guide. Il timore dell’ignoto, di perderci, di violare qualche divieto ci trattiene dall’esplorare. L’allemansrätten degli svedesi parte invece dal principio che l’intero territorio del nostro Paese ci appartiene in quanto cittadini, è un’estensione della nostra casa e dunque tutto quello che non è esplicitamente vietato è permesso.

È un’idea che sarebbe piaciuta all’anima scozzese e allo spirito libero di Robert Louis Stevenson, l’autore di L’isola del tesoro, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde e altri famosi romanzi. Nel suo divertente Viaggio nelle Cévennes in compagnia di un asino (1879), Stevenson racconta di aver dormito all’aperto nei campi, nonostante fosse autunno, infilato in un grande sacco a pelo rivestito di pelle di pecora, con un cappello di pelliccia e una pistola sempre a portata di mano. E il libro è tutto percorso dall’apprezzamento per la vita all’aria aperta: «Non mi è capitato spesso di godere di un più sereno possesso di me stesso, né di sentirmi più indipendente da ogni necessità materiale. Il mondo esterno, dal quale fuggiamo per rannicchiarci nelle nostre case, sembrava dopo tutto un luogo accogliente e abitabile; e, notte dopo notte, un letto era pronto per l’uomo che avesse voluto occuparlo, nei campi, dove Dio tiene una casa sempre aperta per chiunque».

Questa visione è diffusa in tutti i Paesi scandinavi; altrove, per esempio in Germania e Olanda, ci sono invece divieti che vengono fatti rispettare. In Inghilterra le proibizioni formali sono attenuate da una certa tolleranza; in Italia non è chiaro cosa si possa fare, specie da quando il turismo è stato affidato alle singole regioni. Anche in Svizzera la situazione legale non è unitaria; per questo prima di partire è sempre meglio verificare se singoli cantoni o comuni hanno imposto limitazioni. Di certo quella svedese potrebbe essere una filosofia in sintonia con lo spirito libero degli Svizzeri anche se qui naturalmente, rispetto alla Svezia, deve fare i conti con la minore estensione del territorio; ma può comunque trovare applicazione. Pensiamo ai bagni nei fiumi o nei laghi, di moda nell’estate appena passata. Per esempio in Italia, nella tortuosa e romantica Valle del Trebbia, sostando lungo la strada che da Bobbio conduce a Genova, è facile raggiungere una delle numerose anse del fiume dove tuffarsi per un bagno. Basta tenere nel baule dell’auto un costume e un telo (e magari una piccola tenda) per cogliere l’occasione quando si presenta. Ma è quel che è successo in Val Verzasca, direte voi. Non proprio. In quel caso, complice una pubblicità spontanea quanto riuscita, gli arrivi si sono moltiplicati, anche da luoghi distanti, con conseguenti problemi di traffico, sporcizia ecc.

Qui entra in gioco una distinzione cruciale. Un conto è se poche persone vivono più intensamente il territorio, anche in bassa stagione e con grande attenzione all’impatto ambientale, dunque muovendosi ogni giorno da un luogo all’altro, a piedi, senza lasciare tracce del proprio passaggio e portando con sé tutti i rifiuti. Per esempio una regione molto attenta all’ambiente come il Trentino Alto Adige vieta il campeggio libero, al di fuori degli spazi attrezzati, ma consente di sostare in un prato o vicino a una casa, purché per un tempo limitato e naturalmente d’intesa col proprietario. Completamente diverso è il tentativo di trasformare tacitamente degli spazi non attrezzati in una spiaggia o in un campeggio a costo zero (o meglio scaricando sui residenti i nostri costi). In questo caso si supera molto rapidamente la soglia di carico, ovviamente bassa, e cominciano i guai.

Tra libertà e licenza, il passo è breve.