CSF (come si fa)

Vediamo come si fanno 4 semplicissime (che proprio di più non si può) ricette con la verza. È inutile parlare bene di questa verdura: in gran sintesi, nutrizionalmente corretta più di tutte le altre. E poi è anche buona: chi non lo condivide, esca da questa pagina!

Verza con la maionese (ingredienti per 4 persone).
Mondate 400 g di verza e tagliatela a julienne. Dissalate una manciata di capperi sotto sale. Lavate una manciata di olive nere, denocciolatele e spezzettatele a piacere. Mettete in una ciotola la verza, le olive e i capperi e mescolateli con 8-10 cucchiai di maionese.

Insalata di verza e lardo (per 4 persone).
Tagliate a julienne 80 g di lardo. Mondate e tagliate a julienne 500 g di verza, lavatela e sciacquatela. Fate sciogliere il lardo in un tegamino antiaderente, con un pizzico di sale e di pepe, unite 4 cucchiai di aceto e fatelo appena riscaldare. Mescolatelo con la verza e servite.

Verza al pomodoro (per 4 persone).
Mondate 500 g di verza e tagliatela a julienne. Scaldate in una casseruola un filo d’olio con uno spicchio d’aglio mondato e leggermente schiacciato e rosolate il cavolo per 4 minuti. Unite 150 g di salsa di pomodoro, 4 cucchiai di soffritto di cipolle e un bicchierino d’acqua bollente e cuocete per 6 minuti, mescolando. Regolate di sale e di peperoncino.

Verzata in crema (per 4 persone).
Mondate 500 g di verza, spezzettatela e sbollentatela per 5 minuti. Mondate e tritate un porro e rosolatelo con poco olio per 5 minuti, unite la verza e cuocetela per 20 minuti, versando poca acqua bollente se asciugasse troppo. Alla fine frullatela, poi rimettetela in padella e aggiungete 200 g di grana grattugiato; cuocete a fuoco dolcissimo per pochi minuti, mescolando e unendo poca acqua bollente solo se necessario. Regolate di sale e di pepe e profumate con abbondante noce moscata. Servite questa robusta crema accompagnata con carne lessa a piacere, meglio se di gallina, cotechino o salame cotto.


La cucina creativa della Valle d’Aosta

Gastronomia - Quando si può fare affidamento solo su un numero ristretto di prodotti, si tiene solida la tradizione ma si può anche aguzzare l’ingegno
/ 13.04.2020
di Allan Bay

La Valle d’Aosta ha trasformato il suo isolamento in una forza gastronomica. Da sempre la regione fa affidamento sui prodotti dell’allevamento (carne, latte, burro, formaggio), sui frutti del bosco (castagne, noci, nocciole, frutti selvatici) e sulle poche coltivazioni possibili, in particolare mele, pere e cereali (mais, grano saraceno e segale). L’isolamento di molte aree ha stimolato la creatività in cucina, il resto lo fa il solido attaccamento alle tradizioni regionali.

Quasi tutti i piatti valdostani profumano di burro e annoverano tra gli ingredienti fondamentali il latte e il formaggio, in particolar modo la fontina.

Immancabile la polenta, di sola farina gialla integrale, oppure di farina di mais e saraceno: può essere tagliata a fette e alternata con ragù, salsiccia e fontina, oppure condita con fontina, burro e parmigiano (e allora prende il nome di concia); sostituisce il primo piatto di pasta (rarissimo) e si accompagna sempre agli stufati di carne o al formaggio.

Può essere anche preceduta da antipasti come salumi e insaccati locali come il saporito lardo di Arnad e la gustosa mocetta (prosciutto un tempo preparato con la coscia dello stambecco, oggi con manzo, camoscio o capra); il «selvatico» prosciutto di Bosses; il teteun, mammella di mucca bollita e affettata, dal delicato sapore di latte; l’antipasto alla chaumière, patate bollite servite calde con sanguinacci e salsicce, come i boudin, preparati con patate o barbabietole, sangue di maiale, lardo e spezie; i tomini alle erbe di Peranche, insaporiti con olio, aceto, timo, prezzemolo, salvia, sedano, peperoncino e noce moscata; le castagne lessate e caramellate con burro e zucchero, una variante meno comune, ma interessante, tra gli antipasti. Ampio l’assortimento di zuppe, spesso preparate con il buon pane di segale, che tagliato a pezzetti dà il tocco finale alla seupetta à la cogneintze (o risotto di Cogne), un primo piatto piuttosto brodoso arricchito di fontina. Sempre con il pane di segale si preparano la soupe paysanne (toma, cipolle e burro), la zuppa alla ueca (orzo, fontina e pancetta) e la seupa à la vapelenentse (cavolo e fontina).

Altre preparazioni brodose sono la minestra di riso e rape, condita con il burro; l’insolita zuppa di Arey, con uova, latte, vino rosso, zucchero, noci, cannella, grissini spezzettati e noce moscata; la gustosa minestra con le castagne, sempre a base di latte.

Lo stesso ripieno di prosciutto e fontina insaporisce la cotoletta alla valdostana, una tasca di vitello impanata e fritta. La fontina è poi alla base di un’altra celebre ricetta della regione, la fonduta, molto simile alla variante piemontese, servita con crostini, o come alternativa, con la polenta. Quest’ultima è immancabile anche con la carne. Accompagna per esempio la selvaggina in umido (capriolo, camoscio) ma dà il meglio di sé con la carbonata (o carbonnade): spezzatino di manzo e cipolle, preparato con carne fresca o con carne salata affettata o a dadi alternata a strati di sale, aglio, salvia e rosmarino.

Il consumo di pesce è limitato alla trota di torrente, cucinata alla mugnaia o in padella con le mandorle. Tra i contorni dominano le patate e i cavoli, che possono essere stufati con patate, prosciutto e salsiccia. Tra i dolci, sono famose soprattutto le tegole di Aosta, sottili biscotti a base di nocciole, noci e miele.