Come dimostrano i resti relativi alla cultura di Karanovo, le terre corrispondenti all’odierna Bulgaria furono densamente popolate già nel Neolitico. E all’età neolitica stessa dovrebbe risalire, a quanto pare, anche la coltivazione della vite in questa regione (VI e III millennio a.C.).
Numerosi sono i reperti archeologici che testimoniano come i Traci, gli antichi abitanti di queste terre, seppero sviluppare in materia enologica una cultura di notevole livello.
Gli scavi hanno infatti riportato alla luce, intatto in oro puro, coppe e brocche per il servizio del vino, e numerose sono le vasche di vinificazione in pietra, di epoca tracia.
Né va trascurato il fatto che prima della conquista romana i Traci ebbero rapporti con i vicini Greci.
Occupata definitivamente dai romani durante il regno di Augusto, fu eretta a provincia dell’Impero romano sotto Claudio. I vantaggi acquisiti con la dominazione romana vennero persi nel periodo delle scorrerie barbariche, sino a quando nel VI sec. apparvero nella zona, penetrando dal basso corso del Danubio, i bulgari che si stabilirono nei territori compresi tra il fiume ed i Balcani.
La conversione al cristianesimo contribuì alla formazione di una vera e propria nazione bulgara. Nel 1880 la Bulgaria conosce la sua età dell’oro, che gratifica la regione con grandi innovazioni. È in questo periodo storico che i fratelli Kyrillos e Methodios mettono a punto l’alfabeto cirillico, che avrebbe molto influenzato la letteratura e la cultura slava.
Da allora la coltivazione della vite non fu mai completamente abbandonata, malgrado la plurisecolare dominazione ottomana (1393-1878), diventata sinonimo di depressione economica e di oppressione sociale per il popolo bulgaro.
L’ultimo grave ostacolo fu quello creato dalla diffusione della filossera, debellata già intorno agli anni ’30, ma presente fino alla fine della Seconda Guerra mondiale, la quale porta il Paese sotto il blocco sovietico.
La viticoltura veniva praticata in Bulgaria da piccoli viticoltori che producevano il loro vino. Nel 1944 il Governo decide di nazionalizzare la viticoltura. Nelle scuole di enologia s’incominciano a formare nuovi specialisti ed introdurre nuovi vitigni come il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Riesling Italico, che furono messi a dimora accanto ai locali Mavrud e Gamza. Si può affermare quindi con certezza che in ambito enologico, tra tutti i Paesi del vecchio blocco dell’est, la Bulgaria è stata quello che ha tratto più benefici dalle nuove condizioni politico-economiche.
Dopo che nel 1980 Gorbaciov aveva nella sua lotta contro l’alcolismo fatto estirpare 90’000 ettari, oggi il vigneto bulgaro conta una superficie vitata di 73’000 ettari, con una produzione di ca. 1,6 milioni di ettolitri annui di vino equamente diviso tra bianco e rosso. Fra i vitigni bianchi più coltivati troviamo il Muscat Ottonel, molto diffuso per la produzione di vini dolci, lo Chardonnay e il Sauvignon Bianco che trovano il luogo ideale per la coltivazione vicino al Mar Nero. Tra i rossi troviamo gli autoctoni Mavrud, che dà buoni vini da invecchiamento, il Pamid, che è il vitigno più coltivato ma dona vini semplici e beverini, il Melnik e il Gamza spesso impiegato in uvaggi con il Merlot e l’onnipresente Cabernet Sauvignon.
La Bulgaria ha un clima fortemente continentale con inverni molto rigidi ed estati roventi, solo in parte mitigati e addolciti dal Mar Nero e dal fiume Danubio. La siccità alle volte crea grossi problemi e le tecniche di produzione, che non sono certo all’avanguardia, sono grandi ostacoli ad una produzione costante e di qualità, anche se ad onor del vero la Bulgaria sta facendo grandi sforzi per cercare di produrre vini di qualità che vadano incontro ai gusti dei mercati stranieri.
La nazione possiede più di cento piccole regioni vinicole, che si dividono in cinque zone: la pianura del Danubio, la regione del Mar Nero, la regione sotto-balcanica con i contrafforti montuosi dei Balcani e la Valle di Maritza al centro, la Tracia e la Valle della Struma.
Al nord la Dunavska Ravnina (Pianura Danubiana) rappresenta il 35% del vigneto bulgaro: il Pamid è il vitigno nero più diffuso, ma troviamo buoni Merlot e Cabernet Sauvignon, tra i bianchi l’Aligoté e il Muscat Ottonel usati anche per la produzione di spumanti, da non dimenticare gli autoctoni Gamza tra i neri e il Misket nei vitigni bianchi.
In alcune zone della Pianura Danubiana, le nebbie mattutine e le grandi insolazioni durante il giorno, creano ottime condizioni per lo sviluppo della «Botrytis Cinerea», qui infatti troviamo dei vini «muffati» molto beverini.
Verso il Mar Nero troviamo la zona di Tschernomorski Raion, qui grazie ad un clima mediterraneo, si coltivano vitigni a bacca bianca come: il Damiat, il Trebbiano, il Muscat Ottonel, il Riesling e interessanti Chardonnay.
Nella parte sud-orientale del Paese, appena sotto Sofia, troviamo lungo il fiume omonimo, la piccola regione di Strumatal, dove con i vitigni a bacca nera sopraccitati, si elaborano buoni vini, caldi e con profumi di bacche di bosco e spezie.
La più antica regione viticola bulgara è la Trakiiska Nizina, nel sud-est del Paese, dove troviamo senza dubbio il miglior Mavrud della Bulgaria.
Al centro del Paese troviamo la famosa Valle delle Rose, dove il vitigno Misket incrociato tra il Dimiat x Riesling dà il meglio di sé, sia quello a bacca bianca che il clone a bacca rossa.