Qualche tempo fa, in viaggio con amici ghiottoni quanto me per andare in un ottimo ristorante a pranzo, è nata una (piccola) discussione su un tema: qual è il pesce (o crostaceo o mollusco) che, se per disgrazia, sparisse, ci lascerebbe più orfani. Classica discussione di quando non hai nulla di importante da fare… Alla fine abbiamo trovato un accordo: l’acciuga. Perché sarebbe, sì, triste fare a meno di astici o black cod (carbonaro dell’Alaska) ma di certo sarebbe più triste non trovare più le umili, onnipresenti, magiche ac- ciughe.
Il nome scientifico è Engraulis Encrasicolus: acciuga è il termine corretto, in alcune parti d’Italia si usa alice, ma è sempre lo stesso pesce. Appartiene alla categoria del pesce azzurro, del quale è la specie più piccola: può misurare al massimo fino a venti centimetri; si distingue dagli altri pesci azzurri per la conformazione della mascella inferiore, più corta di quella superiore. Sono onnipresenti in tutti i mari del mondo, quindi disponibili tutto l’anno.
Le acciughe dei mari caldi, in linea di massima, sono più grasse di quelle dei mari freddi, il che si traduce in più deperibili, perciò si usano per farne conserve.
Le ricette con le acciughe fresche sono tantissime: è ottima cruda, dopo averla marinata nell’aceto o nel succo di limone; infarinata e fritta; a tortino, con pangrattato, prezzemolo, aglio e pomodoro; farcita e cotta in tegame o in forno. Oltre che fresca, si acquista conservata sott’olio o sotto sale. Praticissima anche la pasta di acciughe, in vendita in pratici tubetti, da usare per insaporire salse e condimenti.
Se fresche, vanno mondate. Per mondarle, squamatele (meglio comprare un attrezzo apposito, si trova facilmente e costa poco), privatele della testa tirandola delicatamente con le dita in modo da sfilare anche le interiora, che sono attaccate alla testa, e gettatele: teoricamente si potrebbero utilizzare, ma a livello casalingo è quasi impossibile. Apritele lungo il ventre lasciando intatto il dorso (è l’apertura cosiddetta «a libro») e rimuovete la lisca; sciacquatele rapidamente e asciugatele molto bene.
Le acciughe sott’olio vanno solo ben scolate, meglio se tamponandole con carta da cucina: poi gettate l’olio di conserva – io non amo farlo ma non ne ho mai trovato un utilizzo acconcio. Quanto alle acciughe sotto sale, per dissalarle è bene evitare di passarle nell’acqua, si infradicerebbero troppo. Meglio raschiarle con un coltello, utilizzando la parte opposta alla lama, con un po’ di pazienza e aiutandosi con uno strofinaccio o con carta da cucina.
Delle innumerevoli ricette a base di acciughe, qui ne rammento solo una: l’acciugata, una salsa amatissima. In verità la ricetta ve l’avevo data già dieci anni fa, ma siccome è passato tanto tempo…
Gli ingredienti sono per 4/6 persone. Dissalate 10 acciughe sotto sale. In una casseruola scaldate 4 cucchiai di olio, unite le acciughe e fatele sciogliere schiacciandole con un cucchiaio di legno fino a ottenere una pasta omogenea. Tutto qui. Lo so, molti usano la pasta d’acciughe, ben più comoda, ma se si fa in casa è tutt’altra cosa. Utilizzate la salsa per condire pesce lesso, patate bollite o uova sode o tantissimo altro; provate.
Potete prepararla aggiungendo anche 1 cucchiaino di capperi dissalati interi se piccoli, o tritati, 1 cucchiaio, meno ortodosso ma si può fare, di olive nere tritate o 1 cucchiaio di salsa di pomodoro o 1 punta di concentrato di pomodoro stemperata in poca acqua.