I vini di New York e del Nord-Est

Bacco giramondo - Lo Stato nordamericano cerca di competere a livello nazionale e internazionale con i migliori cru
/ 27.03.2017
di Davide Comoli

La regione che oggi forma lo Stato di New York fu toccata per la prima volta da Giovanni da Verrazzano nel 1524, ma fu solo dal 1609 che cominciò l’esplorazione e poi la colonizzazione della stessa. Nel cosiddetto «polmone verde» che si affaccia sui laghi Ontario ed Eire, accanto ai cereali, ai foraggi, agli ortaggi e ai numerosi tipi di frutta, trova lo spazio anche l’uva, sia pure con molte difficoltà ambientali, poiché diversi vitigni che derivano da ceppi europei non vi possono essere coltivati. Si è però in larga parte ovviato all’inconveniente creando diversi ibridi, ottenuti mediante incrocio di viti indigene con quelle europee.

Famosi sono diventati gli incroci creati dall’ibridatore Seibel, che ha messo a punto le uve Aurora, De Chaunac e Chelois, mentre un altro specialista, Seyve Villard, ha creato il vitigno Seyval Blanc, particolarmente adatto alle regioni nord-orientali degli USA. L’uva maggiormente coltivata nell’Ohio e nello Stato di New York, è l’Aurora, molto resistente alla peronospora e all’oidio, capace di sopportare le basse temperature invernali, che alle volte si protraggono sino a tarda primavera. Purtroppo in questi casi un’eccessiva stasi vegetativa della pianta può essere molto dannosa, sino a portare alla perdita del raccolto.

Un posto di rilievo, viene tutt’ora riservato all’uva Concord, l’antenata delle uve americane: è una varietà indigena appartenente alla famiglia delle Vitis labrusca, dal colore rosso scuro, dal sapore accentuato di tipo foxy (pelo bagnato), dalla quale si ricava un vino non troppo gradito al nostro palato europeo. Molto usata un tempo, ma ora molto in regresso è un’altra uva indigena americana: l’Isabella, ora quasi totalmente soppiantata dalla Chelois. A questi aggiungiamo un altro ibrido che si è ben ambientato: il Baco Noir (usato nell’Armagnac) dal quale si ricava un vino rosso abbastanza accettabile. Senza dimenticare l’uva Catawba il cui abbondante residuo zuccherino riesce a mascherare un po’ le marcate note foxy.

Nel 1976 però, la situazione incominciò a cambiare grazie alla Farm Winery Act, la legge che permise di ridurre il costo delle licenze e che permise ai piccoli produttori con la produzione di meno di 240mila bottiglie di vendere direttamente ai consumatori il loro prodotto.

Oggi tuttavia la superficie vitata si sta riducendo con l’espianto di vitigni di Vitis labrusca, sostituiti in parte da ceppi di ibridi come Aurora, Cayuga White, Seyval Blanc e Vidal Blanc tra i bianchi, il Baco Noir e lo Chaunac tra i rossi, ma anche da ceppi di Vitis vinifera introdotti alla fine degli anni Sessanta dall’Europa, come Chardonnay, Riesling, Gewürtztraminer, Cabernet Sauvignon.

Oggi più di 85 piccole aziende vinicole sono sparse nei territori della New England, New Jersey, Pennsylvania e Maryland. New York, con circa 125 aziende vinicole e nonostante un clima sfavorevole alla viticoltura, cerca di competere a livello nazionale e internazionale con i migliori vini.

Lo Stato di New York è oggi il secondo produttore di vino negli USA (circa 18mila ettari) e comprende sei AVA, rese possibili grazie alla presenza di oceano, fiumi e laghi, dove il clima fresco è molto adatto alla produzione di vini per la spumantizzazione. Gli inverni piuttosto rigidi continuano però a frenare gli investimenti sui vitigni europei, meno resistenti alle basse temperature. Vengono quindi preferiti i ceppi ibridi che abbiamo sopra elencato.

Due sono le denominazioni, Hamptons e North Fork, sull’isola di Long Island, dove l’Atlantico assicura un clima temperato, si coltivano ceppi di origine bordolese, ma problemi finanziari hanno impedito un consolidamento delle cantine.

L’AVA Hudson River, ospita alcune cantine storiche degli USA, la regione si trova a nord della metropoli di New York, qui la vite viene coltivata da più di tre secoli. La viticoltura è legata al vitigno Concord e ad altre varietà autoctone, usate soprattutto per succhi di frutta, gelatine e per la produzione dei vini Kosher (Royal Kedem e Manischewitz), e ora s’incominciano anche a produrre dei discreti Chardonnay.

L’AVA Cayuga Lake, il più orientale di tutti, è una piccola sotto-denominazione, il suolo ricco di depositi minerali dona ai vini aromi e caratteristiche particolari, si producono ottimi vini spumanti con i vitigni Chardonnay, Riesling, Vignoles e Seyval Blanc, ma abbiamo anche provato degli ottimi Cabernet Sauvignon.

L’AVA Lake Eire è la più grande dello Stato di New York e copre circa 8500 ettari vitati, qui si coltivano soprattutto vitigni autoctoni e le uve vengono usate per gelatine e succhi. Il clima è influenzato dalle acque del lago, che in primavera e in autunno svolge una funzione di volano termico, consentendo alle uve di raggiungere al meglio la maturazione. In inverno le abbondanti precipitazioni nevose formano una spessa coltre di neve che protegge le viti dalle temperature molto basse.

La regione dei Finger Lakes, resta il principale fornitore di vino di New York City; questa regione di laghi e colline (e in inverno di ruscelli ghiacciati), è piena di charme ed è meta di apprezzate escursioni di fine settimana. Il paesaggio viticolo è dominato dai ceppi ibridi. La regione presenta la più grande varietà di ceppi. Le wineries continuano a vinificare i vitigni «labrusca» come: Delaware, Diamond, Dutchess, Elvira, Isabella o Niagara per i bianchi, Concord, Ives o Steuben per i rossi. Troviamo pure molti ceppi ibridi come: Aurora, Cayuga, Seyval Blanc, Vignoles per i bianchi e Baco Noir, Chambourcin, Chancellor, Rosette e Villard Noir per i rossi.

Nessuno di questi è però di qualità convincente, meglio un Nostranello dei nostri grotti. Bisogna tuttavia ammettere che grazie ai ceppi europei (francesi) s’incomincia a bere abbastanza bene anche negli States.