I vini della Turchia

Bacco giramondo - Nonostante le immense aree coltivate a vigna, solo il cinque per cento dell’uva viene vinificato
/ 17.07.2017
di Davide Comoli

Il territorio della Turchia rientra nelle aree di clima temperato e caldo, con però notevoli differenze tra le zone costiere e quelle interne. La coltura della vite è disseminata a macchia di leopardo un po’ in tutto il Paese, ad eccezione di quelle zone dell’altopiano orlate di catene montuose, dove si riscontra il tipico clima delle zone fredde.

Questo Paese possiede la quinta area di vigneti più estesa al mondo, con i suoi oltre 500mila ettari, ma dato che la popolazione è in prevalenza mussulmana, la maggior parte delle viti produce uva da tavola o uva sultanina e solo il 5% viene vinificato, mentre, più precisamente il 3% viene utilizzato per produrre il pekmez (uno sciroppo d’uva), il 20% viene destinato a produrre uva passa (secondo posto al mondo dopo la California) e il 72% è venduto come uva da tavola (primo rango mondiale).

I vini prodotti in Turchia sono di solito pesanti e poco freschi d’acidità, contengono molto zolfo e sono a volte ossidati.

L’attuale territorio della Turchia fu teatro dell a promettente civiltà neolitica. Oggi possiamo con certezza affermare che certe regioni sono strettamente legate alla cultura della vite della specie vitis vinifera. Alcune vestigia dell’epoca degli Ittiti attestano che la vigna veniva già coltivata all’incirca dal IV sec. a.C. Ritrovamenti avvenuti a Catal-Höyuk VII sec. a.C., lasciano supporre che gli uomini a quell’epoca già producessero del vino.

La viticoltura moderna in Turchia comincia nel 1925 sotto il governo di Kemal Atatürk (il padre della moderna Turchia). Nel corso dello stesso anno fu creata la prima cantina di vinificazione equipaggiata con quelli che allora erano i macchinari più moderni e nel 1928 furono resi noti i primi dati statistici sulla produzione: 2’682’090 litri. Oggi la produzione di vino è attestata attorno ai 75 milioni di litri e si contano circa 80 produttori.

Secondo l’enologo Altay Yavuzeser oggi in Turchia esistono tra i 500 e i 1000 vitigni autoctoni, ma solo una trentina sono descritti dettagliatamente, mentre una sessantina sono coltivati unicamente come uva da tavola o passa. I vitigni internazionali sono soprattutto coltivati in Tracia e a Marmara: i vini prodotti in queste zone erano già lodati da Omero nelle sue Iliade e Odissea e i romani non disdegnano di far ricorso a questi vini che erano in grado di rivaleggiare con quelli greci.

In queste zone che assicurano il 40% della produzione, sono coltivati soprattutto i vitigni rossi Cinsault, il Gamay e una varietà autoctona chiamata Papazkarasi; per i bianchi il Semillon.

Nella regione Egea, sul litorale vicino al mare si coltiva soprattutto uva da tavola o passa. Si coltivano vitigni bianchi, tra i quali spiccano il Colombard e il Semillon nei dintorni di Izmir, ma anche gli autoctoni Bornova Misketi e uno dei tanti cloni di Moscato e la Sultanina; tra i rossi il Calkarasi, il Merlot e l’Alicante Bouschet.

La viticoltura gioca solo un ruolo secondario lungo le coste del mediterraneo, dove si coltivano il Dökülgen tra i bianchi, il Sergi Karasi e il Burdur Dimrit tra i rossi; qui le uve maturano molto precocemente e già alla metà di giugno rappresentano una grossa fetta del mercato di uva da tavola.

Per ragioni climatiche, intorno al Mar Nero la viticoltura è limitata. Nei dintorni di Toka, Çorum e Amasya vengono coltivati il Boğazkere e il Öküzgözü che sono la base per dei discreti vini bianchi. Nell’Anatolia centrale si coltivano in maggioranza vitigni autoctoni. Nella regione di Ankara troviamo il bianco Hasandede e nei pressi della regione di Nevşehir, Niğde e Kayseri si coltiva il bianco Emir e il rosso Dimrit in prossimità dell’impressionante paesaggio della Cappadocia.

Nell’Anatolia orientale la produzione del vino è molto scarsa, a causa del freddo che colpisce questa zona montagnosa, ma i suoi confini orientali sono i luoghi di nascita di due grandi ceppi autoctoni il Boğazkere e il Öküzgözü. L’Anatolia meridionale, occupa il primo posto in Turchia come superficie vitata e in volume d’uva, ma è soltanto al quarto posto come produzione di vino. Tra le uve rosse troviamo i vitigni citati precedentemente, mentre tra i bianchi troviamo il Rumi, il Kabarçik e il Dökülgen.

Generalmente i vini turchi non sono vini di lunga conservazione (i rossi sono senz’altro migliori dei bianchi) ciò nonostante alcuni vini prodotti con le migliori uve della Tracia, Anatolia ed Egeo presentano un certo potenziale. Tali vini un po’ più complessi portano una dicitura supplementare: Özel (speciale). Ne abbiamo provati alcuni con grande soddisfazione.

Ma la principale bevanda alcolica in Turchia è il Raki. Il Raki è un’acquavite prodotta con due distillazioni, la prima a base di uva secca fermentata; e si aggiunge dell’anice durante la seconda distillazione. Anche se il vino incomincia a essere consumato sempre di più tra la popolazione, è innegabile che il Raki addizionato con acqua, è considerato dalla popolazione turca come la bevanda indispensabile per accompagnare i ricchi antipasti (Mezeler) locali.

Molti produttori stanno investendo molto nella scelta dei vitigni (in funzione del clima e del suolo), ma non privilegiano soltanto i vitigni internazionali (Chardonnay, Cabernet, Merlot). Essi considerano pericoloso il perdere la loro identità, e puntano molto sui vitigni locali da assemblare eventualmente ai vitigni più conosciuti per facilitare l’accesso ai consumatori stranieri al profilo del vino turco.