Dove vivo, c’è un glicine di quasi ottant’anni piantato da mio nonno e ancora in splendida forma. Il fusto, dal diametro di quasi cinquanta centimetri alla base, si alza sinuoso con la sua bella corteccia grigia e liscia, si aggrappa alla ringhiera del primo piano del terrazzo di casa e prosegue fino al tetto, dove lo scorso anno ho fatto applicare una struttura di ferro per permettergli di allungarsi su tutto il perimetro esterno.
In aprile è favoloso: lunghi fiori pendenti di color viola pervinca sbocciano lungo i rami ancora spogli e creano un suggestivo contrasto con le pareti gialle della facciata. Da maggio si riempie di foglie: leggere e fitte, schermano la vista all’esterno e portano ombra in sala da pranzo per tutta l’estate. Infine, in autunno il glicine si tinge di giallo oro, non dopo aver regalato una seconda fioritura estiva.
Le piante rampicanti sono così: generose e appariscenti. Non solo, ma se coltivate correttamente possono diventare delle tappezzanti per rivestire un terreno nudo oppure venir utilizzate per ricoprire strutture poco estetiche.
Il glicine non è però l’unica rampicante utile a questo scopo, anzi, per certe situazioni potrebbe persino essere fuori luogo. Per mascherare in modo permanente una struttura, ad esempio, sarebbe meglio orientarsi su un sempreverde, come la classica edera, magari scegliendo le varietà con le foglie variegate o il profumato caprifoglio, un semipersistente dai lunghi rami fino a 6-7 metri, con fiori estivi variopinti e intensamente profumati, specialmente verso il tramonto. Io stessa ho scelto un’edera abbinandola a un’ortensia rampicante, per coprire il retro di cemento grezzo del box-cuccia del mio cane. È bastato interrare due piante, bagnarle e legare i primi rametti lungo la superficie del muro; in poche settimane hanno sviluppato delle ventose e hanno iniziato a crescere autonomamente sulla parete.
Ma se si preferiscono i rampicanti da fiore, consiglio la bignonia, Campsis radicans, a foglia caduca e fiori arancioni in estate o dalle clematidi, i cui ibridi e cultivar hanno una paletta di colori e sfumature quasi infinita.
Tra quelle a grande sviluppo, si annoverano rose e vite del Canada (Parthenocissus quinquefolia), specie quest’ultima che vanta un’appariscente colorazione autunnale delle foglie.
Mentre tra le rampicanti meno conosciute e più delicate vi è la Tibouchina, un sempreverde che in estate produce fiori viola, mentre le Mandevilla o gelsomino del Cile se coltivato in terrazzi e porticati vi richiamerà facilmente alla vegetazione delle calde isole tropicali.
Sono insomma moltissime le piante che fanno parte del gruppo delle rampicanti, passando dalle annuali, come il Tropaeolum o nasturzio, con rami lunghi fino a tre metri e fiori gialli-arancioni, o la classica Ipomea, una campanella rampicante molto simile all’infestante convolvolo, ma dallo sviluppo più contenuto e dai fiori viola rosati. Più inusuale, ma sempre annuale, è Thunbergia alata (vitigno Susan), che in estate produce fiori gialli con centro marrone e arriva a un’altezza di 2-3 metri. Se riparata durante l’inverno, la Thunbergia può sopravvivere per alcuni anni.
Per chi dispone di una veranda riscaldata o di un giardino d’inverno può essere una buona idea coltivare in capienti vasi da ritirare, una Bougainvillea, dai fiori cartacei viola intenso; un Plumbago capensis, il gelsomino azzurro, che tanto ricorda le zone calde e di mare; o un Solanum jasminoides, un bel sempreverde con fiori blu-violetto e dal centro giallo, che fiorisce da metà luglio fino alla fine dell’autunno. Quest’ultimo a temperatura inferiore ai 5 °C gela, per cui tocca proprio ritirarlo d’inverno e concimarlo dalla primavera con un concime liquido ogni dieci giorni. A quel punto occorrerà anche bagnarlo quasi tutti i giorni, in maniera tale che i lunghi rami, le foglie e i nuovi boccioli, non soffrano la sete.
Non hanno invece alcun problema di temperatura bassa, l’Hydrangea petiolaris od ortensia rampicante, con foglia caduca e fitti fiori bianchi, e nemmeno l’ormai onnipresente Rhyncospermum jasminoides, il falso gelsomino che da qualche decennio viene piantato in quasi tutti i giardini. Sempreverde, con fiori bianchi e molto profumati da maggio e per tutta l’estate, sembra quasi una pianta di plastica: le foglie sono verde lucido, sempre belle e impeccabili anche sotto al solleone di luglio-agosto; cresce in completa autonomia, necessitando solo qualche bagnatura nelle prime settimane della messa a dimora se in piena terra o di un secchio d’acqua settimanale se in vaso. Una manciata di concime granulare a lenta cessione provvederà ai suoi bisogni. Ha una crescita veloce e compatta, arrivando a coprire spalliere e graticci fino a 5-6 metri di lunghezza.
Le rampicanti in generale hanno una crescita vigorosa, ma necessitano di terreni ricchi di sostanza organica e ben drenati. Alla maggior parte servono supporti sui quali svilupparsi, da montare prima di piantare il rampicante, per evitare di rovinare le radici. I rami vanno accompagnati e legati, utilizzando rafia o fili di gomma, ma non con ganci dall’anima in ferro per evitare strozzature negli anni successivi.
Le rampicanti perenni si possono mettere in terra o in vasi in qualsiasi periodo dell’anno, mentre le annuali andranno piantate da fine aprile in poi, evitando i pericoli delle gelate. Bagnate regolarmente, queste belle piante vanno concimate dalla ripresa vegetativa, in marzo-aprile, fino all’arrivo dell’autunno. Da novembre in poi, è il periodo ideale per provvedere alla potatura delle piante più vecchie, togliendo i rami disordinati e quelli che superano i 5-6 anni di vita. Sarà utile anche per arieggiare la pianta al suo interno, tenendola pulita e lontana dagli attacchi di insetti.