Le fragranze legate ad alcuni fiori riportano ai ricordi del passato e il Philadelphus è in grado di trasportarci alla memoria di giardini antichi, quelli delle ville ottocentesche, ricchi di arbusti lasciati crescere liberamente e dunque ricchi di fiori. Grandi fiori bianchi formati da quattro petali, stami gialli in evidenza, un aroma delicato ma persistente e lunghi rami solitamente arcuati carichi di boccioli che si aprono tra maggio e giugno, sono le caratteristiche principali di questa pianta. I rami hanno la particolarità di scortecciarsi in maniera più o meno evidente in base alla specie e le foglie decidue sono verdi con nervature in rilievo.
La specie più diffusa è senz’altro Philadelphus coronarius, chiamato «fior d’angelo». Si tratta di un arbusto originario dell’Europa e diffuso spontaneamente anche nei nostri boschi: raggiunge l’altezza di circa due metri, ha un portamento a sfera ed è molto rustico, tanto da arrivare a sopportare punte di gelo fino a –25°C. Simile per dimensione ma con profumo forse più intenso è P. virginal; anch’esso molto rustico, ama posizioni di ombra parziale, ma si adatta anche al pieno sole e si caratterizza per via dei suoi fiori con doppi petali. Per nostra fortuna in commercio vi sono numerose varietà anche dallo sviluppo più contenuto, la cui origine si deve in gran parte al lavoro di ibridazione di un illustre vivaista di metà Ottocento, Victor Lemoine. Nel suo prolifico lavoro di creatore di nuove varietà di molte piante, Lemoine si è soffermato per lunghi mesi anche sul genere Philadelphus, in particolare si concentrò sull’incrocio con P. microphyllus, alto solo un metro dando origine a ibridi dalle ridotte dimensioni ma dai lunghi rami penduli e ricchissimi di fiori, come «Sybille» e «Conquèt».
Non soddisfatto di aver creato questi ibridi, si specializzò anche nella creazione di varietà con petali non più solo bianchi, riuniti poi sotto il nome di Philadelphus purpureo-maculatus, di cui fanno parte «Bicolore», dal centro rosa intenso, e «Sybille», dal rosa più delicato.
Il lavoro di Lemoine è continuato anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1911, con altri ibridatori. I risultati hanno dato origine negli ultimi anni ai bellissimi «Snowflake» e «Snow Velvet». Entrambi con fiori bianco puro, doppi nel primo e semidoppi nel secondo, si distinguono per via dell’esuberanza della fioritura e del rapido sviluppo.
Non solo i fiori o l’altezza, ma anche le foglie sono state oggetto di interessanti modifiche, come con P. coronarius «Variegatus», dal fogliame tondeggiante e dal bordo screziato di bianco crema, bello non solo durante la fioritura, ma anche nei mesi rimanenti per via della macchia di colore in grado di regalare alle aiuole. Altra variegatura delle foglie, però più tendente al giallo crema, è quella di Philadelphus «Innocence», un bell’arbusto alto fino a 180 cm con una chioma compatta. I filadelfi, anche noti con il nome «gelsomini della Madonna» appartengono alla famiglia delle Hydrangeaceae e comprendono circa sessanta specie, prediligono terreni poveri e sassosi, ben drenati e una moderata concimazione a fine inverno con letame ben maturo.
Potati subito dopo la loro fioritura, manterranno una buona emissione di boccioli fiorali, anno dopo anno, mentre per mantenere la pianta sempre giovane è utile eliminare dal colletto i rami vecchi, per favorire l’emissione di quelli nuovi e maggiormente produttivi.
Il periodo ideale per la piantumazione in piena terra è compreso tra novembre e la fine di marzo: andrà inizialmente assicurata una buona bagnatura iniziale, mentre poi la pianta provvederà autonomamente con la sola acqua piovana.
Utilizzati come esemplari isolati oppure all’interno di siepi miste o aiuole profumate sono l’ideale per impreziosire i giardini.