Belli, vigorosi e con una chioma folta, i gelsi risultano essere piante ideali da coltivare in giardini ampi. Soprattutto se vengono utilizzate come piante isolate per garantir loro un buono sviluppo.
Conosciuti da molti grazie al fatto che durante il secolo scorso venivano impiegati per nutrire i bachi da seta (Bombyx mori) per merito delle loro grandi foglie, oggi vengono commercializzati perché hanno un forte carattere decorativo.
Spogli e imponenti durante l’inverno, mostrano una bella corteccia bruna profondamente solcata. Dalle prime giornate tiepide di marzo si riempiono di foglie verde lucido che all’interno della stessa pianta assumono forme differenti, passando da ovate fino a cuoriformi. In primavera, tra aprile e le prime settimane di maggio, fioriscono producendo corolle bianco-giallastre a cui seguono i frutti, denominati more (il cui corretto nome botanico è sorosio).
Le more del gelso – che sono frutti commestibili (dolci e zuccherini) – possono essere bianche se portate da Morus alba o nere se di Morus nigra. Possono esser consumate fresche o utilizzate per confezionare marmellate, sciroppi, gelatine o liquori alcolici.
In autunno, poi, le foglie si tingono di giallo carico, regalando un effetto molto decorativo al giardino. Alti fino a otto-dieci metri e con un diametro della chioma che raggiunge i cinque-sei metri, i gelsi sono alberi della famiglia delle Moraceae. Originari della Cina settentrionale e della Corea, vennero introdotti in Europa, specialmente nel caso di M. alba, dalla metà del Seicento, mediante talee e semi nascosti nelle cavità dei bastoni di bambù portati da esploratori europei di ritorno in patria.
Lungamente utilizzati per la bachicoltura, come detto, testimoniano ancora oggi un passato contadino delle zone rurali ticinesi e della vicina pianura padana. Queste belle piante hanno garantito in passato la sopravvivenza a interi nuclei famigliari che basavano la loro economia sull’allevamento dei bachi da seta. Terminato quel periodo storico, molti degli alberi di gelso vennero tagliati e utilizzati per la produzione di legna da ardere e paleria. Al loro posto sono state utilizzate altre essenze, ma negli ultimi anni si è assistito a un ritorno nell’uso di gelsi da parte di amanti del giardinaggio, che le scelgono per le loro caratteristiche sia decorative sia produttive.
I gelsi prediligono terreni fertili esposti al sole e con un ampio spazio per potersi sviluppare se coltivati in forma libera. Possono essere allevati anche seguendo la forma a vaso, ovvero con soli tre rami principali che partono dal fusto e che nel corso degli anni vengono tenuti potati per evitare un eccessivo sviluppo della chioma.
Rustici, si adattano bene ad ogni clima anche se è preferibile prestare attenzione alle giovani piante durante i freddi inverni. Per ottenere piante rigogliose e con una crescita naturale, è necessario intervenire ogni tre o quattro anni con una forte potatura invernale per svecchiare la vegetazione.
Oltre alle due già citate specie, M. alba dal frutto bianco-crema e M. nigra con more nero-violacee, vi sono altre specie interessanti, come ad esempio Morus kagayamae «Sterile».
Si tratta di un piccolo albero in grado di raggiungere solo i quattro-sei metri, dalla chioma molto espansa, ideale per creare zone d’ombra in giardino. Fiorisce in primavera ma non produce frutta dunque può essere destinato anche in contesti più cittadini o in giardini dove i proprietari non amano vedere frutta a terra. Anch’esso risulta essere molto rustico: ama il sole, poca acqua, necessita di un palo tutore nei primi anni e una robusta potatura invernale ogni tre anni per ottenere nella primavera-estate successiva rami più vigorosi e con foglie più grandi.