Vista del ponte dalla torre sud

Dietro le quinte del Tower Bridge

Reportage - Un tour esclusivo del celebre ponte londinese rivela una storia affascinante, suggestive sale sconosciute e curiosità sorprendenti
/ 05.02.2018
di Simona Dalla Valle, testo e foto

«London calling to the faraway towns» cantavano i Clash nel 1979, e quasi quarant’anni dopo Londra continua a chiamare: sempre più visitatori di età e provenienze diverse viaggiano ogni giorno verso la capitale britannica. Ad affascinare sono soprattutto l’eclettismo e le opportunità che la città offre: dai rintocchi regolari del Big Ben (attualmente in restauro fino al 2021) alla straordinaria varietà di cibo etnico, dagli anniversari ed eventi legati all’amata Royal Family al rosso acceso delle cabine telefoniche ormai in disuso. E non si può non menzionare i tradizionali black cabs, i vicoli ciottolati di Soho, le bancarelle e il frastuono di Camden, i locali e i graffiti di Shoreditch, i pittoreschi autobus a due piani e i numerosi ponti che attraversano il Tamigi, ognuno con un proprio stile e una propria storia. Tra di essi, uno dei più apprezzati è il Tower Bridge, contraddistinto dal colore acceso e dalla struttura mobile. Ma cosa si conosce della sua origine? 

Con l’espansione di Londra e la sua ascesa a potenza marittima durante il XIX secolo il porto della città, racchiuso nella Pool of London, era soggetto a un massiccio passaggio di imbarcazioni che trasportavano prevalentemente zucchero, tè e cotone. Il London Bridge era l’unico ponte allora esistente e un numero sempre maggiore di persone dall’East End si spostava verso ovest per lavorare utilizzando il Tower Subway, un tunnel lungo 410 metri il cui costo d’accesso era di mezzo penny. La proposta di costruzione del Tower Bridge a opera dell’architetto Horace Jones prevedeva una struttura basculante alimentata a vapore arricchita da due torri e passerelle pedonali sopraelevate e, sebbene l’architetto non visse abbastanza a lungo da vedere ultimata la sua opera, il ponte fu finalmente inaugurato nel 1894. 

Dei 432 uomini impiegati nella costruzione del ponte, solo 10 persero la vita: il dato è sorprendente, se si considera la totale assenza di normative in materia di sicurezza. Il ponte fu decorato in un ricercato stile neogotico e la sua struttura era, per i suoi tempi, estremamente innovativa: costruito in pietra e acciaio dipinto di marrone, vantava un sofisticato meccanismo a pompa idraulica, sostituito in anni più recenti da un sistema a conduzione elettrica. Il caratteristico colore azzurro fu scelto in occasione del giubileo della regina nel 1977, e molti dei macchinari originali sono conservati all’interno delle Machinery ed Engine Rooms, sebbene inutilizzati.

Il ponte, attraversato da oltre 40mila persone ogni giorno, si apre circa mille volte all’anno – la richiesta di passaggio in nave è gratuita e deve essere effettuata con almeno 24 ore di anticipo – impiegando circa 90 secondi. Le passerelle pedonali, che oggi ospitano un museo e sono visitabili a pagamento, erano aperte dall’alba al tramonto e illuminate da lampade a gas. Presto tramutatesi in un covo di prostitute e borseggiatori, furono chiuse al pubblico fino al 1982. Una delle attività meno piacevoli per il personale del ponte era il ripescaggio di cadaveri dalle acque del Tamigi: vittime di omicidi, morti per annegamento o suicidio. Le molte famiglie che non potevano permettersi una sepoltura non reclamavano i corpi, i quali erano quindi trasferiti in una cella posta sul lato nord del ponte, presto soprannominata Dead Man’s Hole.

Alcune aree del Tower Bridge vengono eccezionalmente aperte al pubblico in occasione di tour «dietro le quinte» nei fine settimana invernali, offrendo un accesso esclusivo non solo alle passerelle con pavimenti in vetro dalle quali si possono ammirare spettacolari (e vertiginose!) viste sul Tamigi, ma anche ai macchinari delle Engine Rooms e alle suggestive Bascule Chambers, le imponenti sale che permettono la rotazione degli enormi contrappesi utilizzati in occasione dell’apertura del ponte, poste al di sotto del livello delle acque del Tamigi. Normalmente chiuse al pubblico, le Bascule Chambers hanno ospitato eventi speciali come una serie di performance musicali a cura del compositore Iain Chambers o eventi di carattere teatrale. 

Il celebre ponte è stato teatro di vicende «aeree» più o meno sorprendenti. Nel 1917 Thomas Hans Orde-Lees, membro dei Royal Flying Corps, si gettò dal Tower Bridge con un paracadute. All’epoca i paracadute erano pressoché una novità, e con questo gesto plateale Orde-Lees cercava di convincere le forze armate britanniche della loro efficacia. Il suo è ancora oggi considerato il lancio dalla quota più bassa mai effettuato – e la coraggiosa impresa da lui compiuta ebbe successo, poco più tardi i RFC formarono infatti la prima divisione paracadutisti.

Nel 1952 l’autobus 78 a due piani guidato dall’autista Albert Gunter stava attraversando il Tower Bridge diretto a Shoreditch. In quel periodo l’apertura del ponte era segnalata dall’addetto al controllo con un campanello, ma quel giorno qualcosa andò storto e l’autobus passò mentre il ponte si apriva. Con una grande prontezza di riflessi Gunter premette l’acceleratore riuscendo a balzare dal lato opposto del ponte, ancora abbassato, mettendo in salvo se stesso e i 20 passeggeri a bordo. Per il suo gesto coraggioso fu ricompensato con un giorno di ferie e 10 sterline. 

Nel 1968, anno del cinquantesimo anniversario della Royal Air Force, il pilota Alan Richard Pollock manovrò il suo velivolo a bassa quota senza autorizzazione sfiorando la superficie del Tamigi, oltrepassando le Houses of Parliament e rischiando di un soffio la collisione con le passerelle sopraelevate del Tower Bridge. L’uomo fu arrestato immediatamente dopo l’atterraggio e in seguito espulso dalla RAF.

Nell’estate del 1973 un monomotore Beagle Pup fu manovrato dal ventinovenne Paul Martin per due volte al di sotto delle passerelle pedonali del Tower Bridge, prima di sfiorare diversi edifici e schiantarsi nella regione del Lake District circa due ore più tardi. Più recentemente, nel 2009 il pilota australiano di motocross freestyle Robbie Maddison si è esibito in un rocambolesco salto mortale da un punto all’altro del ponte aperto.

Infine, è già diventato storico il filmato trasmesso durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 2012, che mostrava due elicotteri mentre attraversavano in volo il Tower Bridge trasportando la regina Elisabetta II, la quale in perfetto stile Bond girl si è lanciata poi con il paracadute sull’Olympic Stadium insieme all’attore di 007 Daniel Craig. Dalla finzione alla realtà, perché la magia di Londra è anche questa: subito dopo, la sovrana è apparsa all’interno dello stadio accompagnata dal marito Filippo d’Edimburgo.