Secondo Google Maps, quella che sto percorrendo è la strada più lunga delle tre suggerite, ma è sicuramente la più suggestiva. La via attraversa Pianbosco, un’oasi verde costituita da pini, castagni, robinie e querce che si stende tra la provincia di Como e quella di Varese. È sicuramente ciò che resta di una più estesa foresta, tratto ambientale tipico del medioevo, rifugio di banditi, lebbrosi cacciati dalla comunità, servi scappati dai padroni, ma anche di eremiti che cercavano un posto tranquillo dove rifugiarsi.
Attraversato il bosco mi aspetta Castiglione Olona, borgo con origini antichissime, conosciuto come «isola di Toscana in Lombardia». Il Rinascimento fu il periodo di massimo splendore di questo villaggio, grazie alle iniziative del Cardinal Branda Castiglioni, che qui portò Masolino da Panicale e Lorenzo di Pietro, dove hanno lasciato affreschi di grande valore.
Il mio percorso inizia dal Castello di Monteruzzo, edificio del 1500 nato come residenza agricola, al quale nei secoli successivi sono state aggiunte due alte torri con merlature in cotto, che danno al complesso i tipici caratteri del castello medievale. Da qui si gode una piacevole vista di insieme del vecchio borgo di Castiglione Olona, dominato dalla Collegiata dei Santi Stefano e Lorenzo, fortemente voluta dal Cardinal Branda. Di fatto la sua costruzione sancì una significativa svolta per la storia di questo luogo, a seguito della quale divenne un importante centro spirituale e culturale. (Sul sito www.azione.ch si trova una galleria fotografia)
Attraverso la porta di Levante si accede alle vie del borgo, contrassegnate dalla presenza di cortili medievali. Mi dirigo alla «Corte del Doro», suggestivo cortile quattrocentesco dove si affaccia il Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo, che dal 2004 è sede del Museo di Arte Plastica (MAP); qui sono conservate opere di artisti come Man Ray, Giacomo Balla, Enrico Baj e tanti altri. Curioso è il contrasto tra queste opere inserite sullo sfondo di affreschi del Quattrocento.
È però l’attività di un uomo ad attrarre l’attenzione, un artigiano che, in camice da lavoro sul lato opposto del cortile, immerge alternativamente un oggetto tenuto con una lunga pinza prima in un catino, poi tra le fiamme sprigionate da un apposito fornello, per poi raffreddarlo in un altro catino contenente presumibilmente acqua. Suggestionato dal luogo, mi sento testimone di un esperimento per la trasmutazione in oro di un frammento di piombo. Scopo dell’esperimento di Tino è quello di ottenere la superficie smaltata in oro e argento dell’argilla; qualcosa che avesse a che fare con l’oro era quindi legittimo sospettarlo. Invitato a entrare nell’atelier assisto ai primi esiti, non del tutto confortanti.
Mi trovo nella sede dell’associazione «Arte degli antichi mestieri». Tino, personaggio a cui è difficile dare un’età, mi racconta che ritiene sia un peccato per Castiglione la perdita della propria stazione ferroviaria che, come scoprirò in seguito, faceva parte della ferrovia della Valmorea, nata soprattutto per il trasporto della merce. Il racconto di Tino crea una strana dissociazione di pensiero in cui immagino un treno che attraversa un paesaggio inserito nel millequattrocento, un po’ come le scene viste nel film Non ci resta che piangere.
In occasione della Fiera del Cardinale, che si tiene la prima domenica di ogni mese dal 1973, è possibile ritrovare Tino in compagnia degli altri amici dell’associazione, proprio qui nella Corte del Doro.
In piazza Garibaldi, centro del borgo vecchio, si affacciano la chiesa di Villa, riconoscibile per le due grandi statue che adornano la facciata ai lati del portone centrale e palazzo Branda Castiglioni, dimora del cardinale. Edificato tra il XIV e il XV secolo, al suo interno si possono visitare le stanze dipinte da Masolino in stile gotico internazionale. Interessante inoltre è la quadreria che raccoglie i ritratti del casato.
Anche la casa di Elena e Franco si affaccia sulla piazza. Entrambi originari di Castiglione Olona, dalle loro parole emerge tutto il proprio attaccamento al paese che li ha visti crescere, della consapevolezza della storia e della necessità che questa venga tramandata. Mi raccontano di lavori di restauro, come quelli eseguiti per la statua di Sant’Ambrogio e quelli degli affreschi che adornano l’esterno del comune. Dopo aver vagliato e approvato le mie calzature, Elena mi consiglia di raggiungere il ponte del Seicento seguendo il sentiero che si trova accanto al comune. Inoltre, mi raccomanda di non mancare una visita ad Anna, titolare della libreria posta all’angolo della piazza. Prima, però passo, dalla Collegiata.
La ripida salita in acciottolato porta direttamente al sagrato della chiesa. La facciata in mattoni rossi si presenta in tutta la sua essenziale e armoniosa bellezza: un rosone bianco sovrasta il portone, finemente decorato da colonnine in pietra. All’interno della lunetta le figure della Vergine con Bambino, il Cardinal Branda e i Santi Ambrogio, Clemente, Lorenzo e Stefano. Fortemente voluta dal Cardinale e consacrata nel 1425 è un tipico esempio di gotico lombardo. La chiesa e il suo battistero sono affrescate dai dipinti di Masolino, Vecchietta e Paolo Schiavo, e sono di una bellezza che non ci si aspetta di trovare qui.
Alla biglietteria, mi accolgono due donne, una delle quali, mi fa un breve e conciso riassunto sulla ricca storia di Castiglione Olona. Il Cardinale Branda Castiglione portò con sé da Roma Masolino da Panicale e i suoi collaboratori Lorenzo Di Pietro detto il Vecchietta e Paolo Schiavo, con lo scopo di segnare un’importante svolta per il borgo, verso la cultura che andava affermandosi in quel periodo che aveva il suo fulcro in Toscana. Questo fece di Castiglione il primo centro dell’umanesimo toscano in Lombardia, oltre cinquant’anni prima che Bramante lo portasse a Milano.
La visita del complesso della Collegiata, del museo e soprattutto del Battistero con gli affreschi dei tre artisti, lascia senza parole.
Ritorno sui miei passi con l’obiettivo di raggiungere il ponte suggeritomi da Elena.
Tra i rami degli alberi intravedo la cisterna di un acquedotto, la cui base si trova all’interno di una struttura della quale non è rimasto che lo scheletro in cemento, nel più classico esempio di archeologia industriale: si tratta della ex cartiera Crespi. Costruita negli anni Trenta del Novecento, offrì lavoro e opportunità ai castiglionesi durante il boom economico. Il complesso rispecchia l’architettura delle filande dell’Ottocento, ed è stata costruita in uno spazio da sempre destinato alle attività produttive, lungo le rive del fiume.
Il sentiero che porta sulle rive dell’Olona è breve e non richiede particolare impegno. Attraversato il ponte Seicentesco raggiungo l’altro lato, dove si possono osservare le antiche mura di Castiglione, dominate dal Castello di Monteruzzo. È da qui che passava la ferrovia della Valmorea che collegava Castellanza a Mendrisio, di cui fa parte il tratto Stabio-Mendrisio. Come accennato da Tino, nel 1977 la linea è stata dismessa e al posto dei binari ora corre una pista ciclabile che mi riprometto di percorrere.
Ritornato all’interno del villaggio, questa volta attraverso la porta di Ponente, mi avvio verso la libreria, dove Anna mi accoglie con un serafico sorriso. Uno dei locali della libreria, dove sono impilati numerosi libri di ogni genere ed epoca, faceva parte di un’ala del palazzo della famiglia Castiglioni, adibita a cappella di famiglia prima che venisse trasformata in deposito. Anna, mi consiglia di incontrare Marilena, che mi descrive come la vera anima storica del paese. Dalle sue parole emerge che il borgo vecchio è un’isola, dove i residenti costituiscono una comunità molto affiatata. Durante la mia permanenza in libreria, sono diverse le persone di tutte le età che entrano per un saluto e per scambiare due chiacchiere. Tra loro anche Marilena, che scopro essere la donna che alla biglietteria della collegiata con poche parole mi ha illuminato riguardo il sogno utopico del Cardinale Branda.
Sono otto le contrade che ogni anno dal 1972 si contendono il Palio dei Castelli. Il rione vincitore si aggiudica il Pallium, uno stendardo che ad ogni edizione viene dipinto da un diverso artista. I Pallium sino qui assegnati sono conservati presso la sede della pro loco, di cui Mario è consigliere.
Mi spiega che attraverso la corsa dei cerchi, gara che vede impegnati ragazzi ambosessi dai sette e tredici anni, si definisce l’ordine di partenza della corsa delle botti, che rappresenta il culmine della manifestazione e che determina il vincitore del Palio. Ogni contrada è rappresentata da cinque bottari che fanno rotolare le pesanti botti, lungo le tortuose e ripide vie medievali.
Diverse le manifestazioni che animano il piccolo Borgo durante il palio, che si tiene generalmente la seconda settimana di luglio (quest’anno dal 28 giugno al 7 luglio): mostre, concerti, intrattenimenti accompagnati da figuranti in abiti d’epoca. Di particolare interesse è il Tema storico, con il quale attori professionisti e un nutrito numero di comparse in abiti rinascimentali, rievocano un episodio che vede protagonista il Cardinal Branda Castiglioni, episodio diverso per ogni edizione.