Un’incredibile quantità di vitigni e di zone vitivinicole, senza dimenticare i numerosissimi produttori, hanno fatto della California una delle regioni più dinamiche e interessanti di questo settore a livello mondiale.
Favorita dal suo clima, la California produce vini da circa duecento anni. Ma è solo negli anni Sessanta che gli esigenti consumatori di San Francisco e Los Angeles cominciano a ricercare dei vini locali un po’ più eleganti. I produttori finanziariamente solidi e molto determinati non perdono molto tempo prima di colmare queste lacune.
È dalla Spagna, via Messico, che l’uva arriva in California grazie ai frati Francescani che fondano delle missioni lungo tutto El Camino Real (oggi US 101): attraverso le missioni cercano di convertire gli indigeni al cristianesimo e, per far questo, si ritrovano con la necessità di produrre il vino per celebrare la S. Messa.
Anche la corsa all’oro del 1849 aiuta la viticoltura a espandersi attraverso lo Stato: orde di giovani arrivano un po’ da tutte le parti alla ricerca del prezioso metallo. Dopo aver rivoltato il più delle volte inutilmente il terreno, finiscono però per cercare dei mezzi di sussistenza più sicuri. La passione per il vino diventa dunque la conseguenza della mescolanza di giovani coloni europei di diversa provenienza. La diversità delle zone del Golden State, soleggiate per tutto l’anno, fornisce un’incredibile gamma di terreni e microclimi, si va dalle fresche zone situate ai bordi del Pacifico, culla di vini molto fini, alle fertili vallate di Saint Joaquin Valley, dal torrido caldo ai piccoli vigneti situati ai piedi dei contrafforti innevati della Sierra Nevada.
Dopo essere sopravvissuto agli attacchi fillosserici (prima nel 1880 e in seguito agli inizi del 1990), alle imposizioni del proibizionismo (1920-1933) e senza dimenticare la grande depressione che colpì gli USA nel 1930, l’industria viticola californiana restò molto solida. La California fornisce ogni anno circa il 90 per cento della produzione di vino degli Stati Uniti. La diversità dei vini californiani rispecchia il ventaglio pressoché illimitato dei luoghi di produzione, infatti la vite viene coltivata in ben 49 delle 58 contee dello Stato.
Le zone costiere sono le più importanti per la produzione dei vini di qualità. Le zone vicine al Pacifico come Napa Valley (nella foto), contea di Sonoma, contea di Lake, la Anderson Valley nella contea di Mendocino, Livermore Valley, le montagne di Santa Cruz, intorno alla baia di San Francisco, la contea di Monterey, San Luis Obispo e Santa Maria nella contea di Santa Barbara, beneficiano delle brume oceaniche e dai fiumi che sfociano nelle baie e temperano le temperature diurne. Le uve riescono così a mantenere la loro acidità naturale, il che favorisce la produzione di vini fini, fruttati ed eleganti, di grande qualità, con Napa e Sonoma al vertice.
La Valle centrale, immensa zona molto calda, fornisce vini da tavola di qualità standard; le vaste vallate tra Bakersfield e il nord di Sacramento (usando i vitigni Riesling e Gewürztraminer) forniscono invece superbi vini prodotti con vendemmie tardive.
La dolcezza del clima di questo Pae-se spiega il motivo per cui le variazioni dei vari millesimi siano più lievi che nelle regioni prestigiose della vecchia Europa. Se alcuni microclimi patiscono la pioggia, il freddo o il caldo fuori stagione, le annate cattive sono molto rare in California. Il sistema di vinificazione, per la maggior parte dei vini californiani, permette il loro consumo abbastanza giovani, questo per quei vini di qualità standard.
I grandi vini bianchi come lo Chardonnay e il Sauvignon, prodotti a Sonoma o a Napa (ne parleremo prossimamente) possono benissimo resistere 8-10 anni. Tra i rossi, il Cabernet Sauvignon e lo Zinfandel, delle migliori zone costiere possono conservarsi bene anche per 20 anni, ma noi consigliamo di berli un po’ prima, anche se tentano d’eguagliare i grandi Crus del Bordeaux e della Borgogna.
In California la scelta del terreno su cui impiantare la vigna è l’esatto contrario di quello usato in Europa. Se da noi si vanno a cercare zone con più sole per ragioni di clima, i viticoltori californiani disponendo di un clima troppo dolce e caldo, cercano luoghi più freschi, dove l’uva cresce con un po’ più di fatica, per evitare una maturazione troppo precoce.
In ogni terreno vitato, il clima è molto più determinante della composizione del suolo per la scelta del vitigno. Per esempio nelle contee di Napa e Sonoma i varchi nella catena dei monti che corre parallela alla costa permette alle brezze marine e alle fresche e umide nebbioline, di temperare il caldo delle vallate. Carneros a sud di Napa è molto più fresca che le regioni del nord.
Dal 1970 i viticoltori hanno però capito come certi vitigni crescono su terreni a loro favorevoli. Infatti hanno appreso molto in fretta che, piantato su un suolo ben drenato e pietroso, il Cabernet Sauvignon dona vini classici, mentre piantato su un suolo pesante e argilloso, esprime male il suo frutto, dando vini molto erbacei e vegetali. I costoni sono le zone privilegiate per i Cabernet Sauvignon e per lo Zinfandel. Un po’ dappertutto l’esposizione a sud è giudicata troppo calda: è preferibile un’esposizione rivolta a nord-est che si rivela più adatta a produrre uva di grande qualità.
In California, l’etichetta del vino indica generalmente il nome del vitigno (sui vini di qualità). I più importanti sono per i vini rossi: Zinfandel, Cabernet Sauvignon, Grenache, Pinot Nero, Merlot, Cabernet Franc, Petite Sirah, Syrah, Gamay, Carignan, Barbera, Nebbiolo, Sangiovese. Per i vini bianchi: Chardonnay, Colombard, Chenin Blanc, Sauvignon Blanc, Muscat, Riesling, Semillon, Gewürztraminer.