CSF (come si fa)


Di fricassee ho parlato più volte. Si chiama fricassea un modo di cucinare la carne in umido, legandola alla fine con uovo e limone. È una preparazione di gusto delicato e di semplice realizzazione. I maghi della fricassea sono francesi da sempre, noi italiani ci difendiamo ma i super maghi sono i tedeschi e infatti uno dei loro più celebri piatti si chiama fricassea alla berlinese, anche se non ho mai capito bene perché si chiama così. Vediamo come si fa.

Ingredienti per 6 persone: 1 pollo da 1,5 kg, 200 g di animelle mondate, 200 g di lingua di vitello già cotta, 100 g di prosciutto crudo, 200 g di straccetti di vitello, 12 code di gamberi, 6 filetti di acciuga sott’olio, 200 g di funghi champignon, 12 cipolline, capperi sotto sale, prezzemolo, brodo di pollo, farina, 3 uova, panna acida, burro, olio di oliva non extravergine, sale e pepe.

Eviscerate e fate a pezzi il pollo, lasciando la pelle. Infarinate i pezzi e scrollateli per eliminare l’eccesso di farina. Sciogliete in una casseruola metà burro e metà olio, rosolate i pezzi di pollo a fuoco vivo per 3’, unite 1 bicchiere di vino bianco secco sobbollito per 3’ e cuocete coperto a fuoco dolcissimo per circa 45’, aggiungendo poco brodo di pollo se asciugasse troppo. Mentre il pollo cuoce, glassate le cipolline con burro e poco zucchero, dividete a metà e saltate in padella i funghi e sbollentate per 30’, scolate e tagliate a fette le animelle. Scolate i pezzi di pollo e teneteli in caldo. Unite gli straccetti di vitello e le animelle e rosolateli per 8’. Aggiungete il pollo, le code di gamberi private del budellino nero, il prosciutto e la lingua tagliati a julienne, i funghi, le cipolline, una manciata di capperi dissalati, i filetti di acciuga scolati e spezzettati e il succo di 1 limone, quindi cuocete per 2’ mescolando. Regolate di sale e pepe. Spegnete, legate con i 3 tuorli e con prezzemolo tritato e servite. Accompagnate con riso pilaf o altro amido a piacere.


Brasare in tre tappe

Gastronomia - Rosolare, cuocere a lungo e a bassa temperatura, lasciar riposare mentre si deglassa il fondo
/ 03.07.2017
di Allan Bay

Ma come? (Qualcuno se lo chiederà di certo). Parli di brasati d’estate? Certo che sì. È una preparazione meravigliosa: basta aspettare pochi minuti che si intiepidisca – senza però lasciarla raffreddare, sia chiaro – per fare felici tutti.

Brasare vuol dire fare tre cose consecutive a un alimento: anche se in genere si parla di carne, si possono brasare anche altri ingredienti ma non è proprio la stessa cosa. 

Vediamo dunque quali sono queste tre tappe. La prima: rosolare uniformemente un pezzo di carne in una casseruola con un grasso già molto caldo. Questo provoca la cosiddetta reazione di Maillard. Ovvero genera la formazione di quella crosticina che le nonne (ma qualcuno anche oggi…) dicevano servisse per «sigillare» la carne e trattenere così i succhi al proprio interno. Non è vero per nulla! I succhi escono a piacer loro, in compenso è vero che nel nostro DNA dev’esserci scritto che questa crosticina è proprio buona. Comunque sia, le sostanze fuoriuscite saranno in ogni caso riassorbite insieme ai liquidi aggiunti durante il prosieguo della cottura.

La seconda: cuocere il pezzo di carne a lungo e a bassa temperatura, cioè col fuoco al minimo oppure in forno, in una casseruola chiusa con un pesante coperchio che minimizzi l’evaporazione del vapore e unendo pochi liquidi e altri aromi, in modo da mantenere succhi e sapore. I liquidi utilizzabili sono tanti, di base è ottimale un ricco brodo fatto con gli scarti della carne che stiamo brasando, ma vanno bene anche il vino bianco, rosato o rosso, secco o liquoroso, il vermut, l’aceto, la panna o anche… acqua. Gli aromi sono anche loro infiniti, sebbene siano «obbligatori»: la cipolla (o i porri, o gli scalogni), le carote e il sedano. Ogni tanto si controlla, si gira il pezzo di carne e si aggiungono, se necessario, altri liquidi, che devono essere bollenti per non fermare la cottura.

La terza: nonostante sia fondamentale, pare non essere chiara a tutti. Quando la carne è cotta, si leva e si tiene in caldo: ottimale è arrotolarla in un foglio di alluminio e metterla in forno a 90° o poco più. Poi si deglassa il fondo. Deglassare vuol dire staccare le crosticine caramellizzate (molto saporite) che si formano sul fondo di una casseruola durante la cottura. Si fa così: scolate gli altri ingredienti eventualmente presenti nella casseruola e metteteli in una ciotola. Alzate al massimo il fuoco sotto la casseruola e versate circa un bicchiere del liquido utilizzato per cuocere il brasato (nel caso della panna unite vino). Mentre il liquido incomincia a bollire, grattate col cucchiaio di legno il fondo della casseruola. Man mano che l’acqua bolle e si riduce tutte le crosticine si staccheranno. Quando l’acqua sarà evaporata quasi del tutto, versate gli ingredienti che avete levato prima e frullate il tutto col frullatore a immersione. Si regola poi di densità, facendo evaporare se troppo liquido o unendo liquidi se troppo asciutto. Se si vuole, si può ispessire unendo farina, roux, fecola e altri. Solo alla fine si regola di sale e di spezie. 

La carne si taglia a fette e si serve nappata con la salsa ottenuta dalla deglassata.
Questo è il brasato «perfetto» ed è l’unico degno dell’alto nome che porta.

Per quanto tutti i tagli di carne possano essere brasati, l’ingrediente più utilizzato, e particolarmente adatto a questo tipo di cottura, è il muscolo di un grande animale – bue o manzo – ricco di tessuti connettivali e di grassi. Una carne magra è meno adatta, in questo caso è bene lardellarla, quindi ingrassarla, prima di cuocerla.