Bussole

Da povera a iperturistica, 
sino alla fuga da sé stessa
Bussole Inviti a letture per viaggiare

«Barcellona. Raval. (…) Giù in strada una donna con un vestito a fiori sembra uscita da una foto d’epoca. Si allontana in compagnia di un uomo dall’aria grave e di un altro signore sulla sessantina, paffuto e coi baffi. Li precedono una donna matura, volitiva, che potrebbe essere bionda ma pure mora, e una cieca senza bastone, e perfino un guardingo gatto nero. Sopra di loro un colombo disegna volute nel cielo. La donna dal passo deciso tiene in mano una scheda bianca e verde: una scheda che la riguarda, la sua…» 

In un quarto di secolo, Barcellona è passata da due a trenta milioni di turisti; un’ascesa inarrestabile, cominciata con i giochi olimpici del 1992. È spesso considerata una storia di successo, un modello per altre città, ma molti abitanti protestano contro i troppi turisti, ricordano la Barcellona delle esposizioni universali, delle fabbriche, delle rivolte popolari e della guerra civile, certo più povera e tormentata, certo più autentica. Tra loro Amaranta Sbardella, scrittrice e traduttrice.
Per riscoprire questa città smarrita nel vortice dell’iperturismo Amaranta Sbardella ha scelto la letteratura: scrittori assai noti, come Manuel Vázquez Montalbán, Alicia Giménez-Bartlett, Carlos Ruiz Zafón insieme a molti altri. Non ha però compilato la solita guida letteraria ai luoghi citati nelle opere o legati alla biografia degli autori. Ha invece immaginato una vicenda pirandelliana: i personaggi di opere ambientate a Barcellona – Petra Delicado, Clara Barceló, Pepe Carvalho – fuggono dalle schede di un bibliotecario svogliato e pasticcione e tornano ad aggirarsi per le strade della loro città, entrano in caffè e teatri, risvegliano dall’incantesimo turistico i luoghi conosciuti e amati.

È un libro strano e interessante, preludio a viaggi, o forse solo a nuove letture. 

Bibliografia
Amaranta Sbardella, Barcelona desnuda. Fuga nella città: letteratura, luoghi comuni e insoliti cammini, Exòrma, 2018, pp.192, € 14,90.


Atlanti delle emozioni

Viaggiatori d’Occidente - Si inserisce in un’importante tradizione letteraria, l’atlante della Città dei sassi, in allestimento grazie ad Alessandro Baricco e all’artista Stefano Faravelli
/ 23.07.2018
di Claudio Visentin

«Per il ragazzo, amante delle mappe e delle stampe, / l’universo è pari al suo smisurato appetito. / Com’è grande il mondo al lume delle lampade!». Per Baudelaire (è la sua celebre poesia Il viaggio) il desiderio di conoscere il mondo prende forma nell’infanzia. Basta un atlante per schiudere nuovi orizzonti a menti annoiate da troppe nozioni. 

Il viaggio in India dello scrittore Guido Gozzano (Verso la cuna del mondo, Bompiani) iniziò proprio così: «Visitata cento volte con la matita, durante le interminabili lezioni di matematica, con l’atlante aperto tra il banco e le ginocchia: ora passando attraverso l’istmo di Suez e il Mar Rosso, l’Oceano Indiano, ora circumnavigando l’Africa su un veliero che toccava le Isole del Capo Verde, il Capo di Buona Speranza, Madagascar…». 

La stessa passione per gli atlanti anima Charles Marlow, il protagonista di Cuore di tenebra di Joseph Conrad. E proprio dopo aver a lungo esercitato l’immaginazione su una carta geografica dell’Africa, Marlow si troverà infine al comando di un vaporetto tra gli orrori coloniali del Congo belga, esplorando il lato oscuro della geografia, la sua natura nascosta di strumento di dominazione e potere. 

Una raccolta di carte geografiche nutrì anche l’immaginazione di Herman Melville nell’immaginare Moby Dick, soprattutto una «Carta delle balene», con i percorsi oceanici dei cetacei registrati sulla base dei resoconti di viaggio e dei diari di bordo delle navi baleniere. 

Il Novecento ha cancellato dagli atlanti gli ultimi spazi di mistero. Ogni luogo è stato esplorato, viaggiato, visto e rivisto dai turisti, raccontato in ogni dettaglio in rete su Google Maps. Eppure proprio mentre la fantasia sembra arrendersi alla realtà, nuovi atlanti hanno acceso l’immaginazione, creando un genere letterario in larga parte nuovo. Per esempio Judit Schalansky ha scritto un fortunato Atlante delle isole remote. Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò (Bompiani): porzioni di terra a volte minime, un atollo, uno scoglio sperduto, un anello di sabbia a pelo d’acqua… Anche in questo caso è un progetto concepito durante l’infanzia, con il dito sull’atlante scolastico, in quella Germania Est protetta dal Muro e poi spazzata via dalla storia mentre loro, le piccole isole, sono ancora lì, da qualche parte nel vasto oceano. 

La Germania Est è solo una delle tante Terre scomparse 1840-1970 censite nell’atlante di Bjørn Berge (Ponte alle Grazie) a partire dalla sua collezione di francobolli, spesso l’unica eredità rimasta di Stati un tempo fiorenti: ci troverete nomi noti (il Regno delle Due Sicilie, Danzica) ma anche Obock, il regno dei Sedang, Capo Juby… Altri Paesi invece esisterebbero – se dipendesse solo da loro – ma non riescono a soddisfare i requisiti (a volte un poco capricciosi) della comunità internazionale. Nick Middleton, professore di geografia a Oxford, ha raccolto cinquanta esempi nel suo Atlante dei paesi che non esistono (Bompiani). Bastano i nomi, improbabili eppure reali, a sollecitare la fantasia: Forvik, Barotseland, Dinetah, Murrawarri… Altri Paesi invece furono creduti veri e non lo erano, nonostante i racconti di avventurieri, esploratori e mercanti troppo frettolosamente raccolti dagli autori di cronache: il paese delle Amazzoni, il regno del Prete Gianni, il Mangbetu abitato da mostri o l’impero sotterraneo dei Cimmeri (Dominique Lanni, Atlante dei Paesi sognati, Giunti).

È diventato un caso editoriale Atlas Obscura. Guida alle meraviglie nascoste del mondo, trasposizione in volume di un popolare sito web (www.atlasobscura.com). Sono seicento luoghi tra i più bizzarri e misteriosi al mondo: prodigi naturali, umane follie e storie dimenticate. 

Infine pochi giorni fa, di passaggio a Matera, ho visto prendere forma davanti ai miei occhi l’Atlante delle emozioni delle città, pensato per il 2019, quando la Città dei sassi sarà Capitale europea della cultura. Il progetto, ideato dal Teatro dei Sassi, è affidato allo scrittore Alessandro Baricco e all’artista Stefano Faravelli, nostro abituale collaboratore. Trecento materani, di ogni età ed estrazione sociale, collaboreranno alla creazione di una mappa emozionale: ognuno disegnerà i luoghi, ancora esistenti o scomparsi, dove sono avvenuti gli avvenimenti più significativi della sua vita. Le singole mappe si uniranno poi a formare un inedito atlante della città (Mappa emozionale madre), combinando geografia, anima dei luoghi e memoria. 

Il prossimo anno, presso la Biblioteca provinciale di Matera, si potrà così visitare la Camera secretissima de lo core, luogo interattivo di memorie e racconti. L’ispirazione viene naturalmente da Le città invisibili di Italo Calvino e ancor più dalla Carte du pays de la Tendre (Mappa del paese della Tenerezza) immaginata nel 1654 dalla scrittrice francese Madeleine de Scudèry e incisa da François Chauveau; in quest’opera per la prima volta due sentimenti, amicizia e amore, modellano il paesaggio e le varie fasi del loro svolgersi possono essere percorse come le tappe di un viaggio.

E chissà, forse qualche materano racconterà di quella volta, nel 2006, quando nelle campagne fu trovato l’enorme scheletro della balena Giuliana (così fu chiamata), lunga venticinque metri, vissuta un milione di anni fa, quando le acque del Mediterraneo si spingevano sin qui. Un Moby Dick di pianura la cui storia sarebbe certo piaciuta a Herman Melville…