Zurigo salva la pace linguistica

Il 21 maggio i cittadini del cantone hanno respinto con oltre il 60 per cento dei voti un’iniziativa che chiedeva di insegnare una sola lingua straniera alle elementari – Un segnale importante a livello nazionale
/ 29.05.2017
di Marzio Rigonalli

Nelle scuole elementari del canton Zurigo si continueranno ad insegnare due lingue straniere, l’inglese a partire dalla terza classe e il francese dalla quinta. Gli elettori del cantone svizzero più popolato hanno respinto il 21 maggio, con oltre il 60% dei voti espressi, un’iniziativa popolare sulle lingue straniere che chiedeva di insegnare una sola lingua straniera nella scuola elementare e di rinviare l’insegnamento della seconda lingua straniera nella scuola secondaria. L’iniziativa era stata promossa dai sindacati degli insegnanti e veniva sostenuta da alcuni partiti politici, come l’UDC, l’UDF (Unione Democratica Federale) ed il PEV (Partito Evangelico Svizzero). La chiara vittoria dei contrari è stata agevolata anche dalla dichiarata intenzione del governo cantonale, in caso di vittoria dei favorevoli all’iniziativa, di spostare nella scuola secondaria l’insegnamento dell’inglese e non quello del francese, come auspicato dagli iniziativisti.

Le reazioni al voto sono state numerose e nella maggior parte dei casi è prevalsa una grande soddisfazione. Innanzitutto nella Svizzera romanda, ma anche nella Svizzera tedesca, tra coloro che temono lo scatenarsi di una guerra delle lingue a livello nazionale e l’avvento di una giungla di scadenze e di programmi diversi nella scuola dell’obbligo a livello cantonale. Alcuni hanno parlato di un gesto in favore delle minoranze latine, in particolare in favore della Svizzera romanda. Altri vi hanno visto il riconoscimento del plurilinguismo, ossia di una caratteristica fondamentale senza la quale lo Stato elvetico non potrebbe esistere. Altri ancora hanno interpretato il voto zurighese come un segnale molto positivo, emerso a vantaggio della coesione nazionale.

La persona più soddisfatta sarà probabilmente stata la signora Silvia Steiner, consigliera di Stato zurighese, PPD, responsabile del Dipartimento della pubblica educazione dal 2015 e presidente della Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione da quest’anno. Nella sua veste di presidente della CDPE avrebbe dovuto far fronte a non pochi problemi se l’iniziativa popolare sulle lingue straniere avesse ottenuto una maggioranza di consensi. Data l’importanza del canton Zurigo in seno alla Svizzera tedesca e a livello nazionale, il sì all’iniziativa avrebbe avuto ripercussioni in altri cantoni, che sarebbero stati tentati di imitare Zurigo. Avrebbe anche messo a repentaglio il tentativo di armonizzazione della scuola obbligatoria, fatto attraverso il concordato intercantonale HarmoS, in particolare in merito all’insegnamento delle lingue, alla durata ed agli obiettivi dei livelli di formazione. Inoltre, avrebbe creato tensioni tra la Svizzera tedesca e la Svizzera romanda, che come è noto segue attentamente la questione linguistica. Infine, avrebbe potuto provocare un intervento della Confederazione.

L’articolo 62, alinea 4, della Costituzione federale prevede che la Confederazione intervenga con misure appropriate, quando i cantoni non riescono ad armonizzare i loro sistemi scolastici. Il consigliere federale Alain Berset, capo del Dipartimento dell’interno, ha già minacciato d’intervenire, quando in vari cantoni si era profilata la minaccia di rinviare l’insegnamento del francese nella scuola secondaria. Lo ha fatto mettendo in consultazione un progetto di revisione della legge sulle lingue, che contemplasse l’obbligo, per la scuola elementare, di insegnare una seconda lingua nazionale. I risultati della consultazione non sono però stati incoraggianti. Secondo quanto si può leggere nel comunicato del Consiglio federale del 16 dicembre scorso, molti cantoni hanno ritenuto che attualmente un intervento della Confederazione sarebbe stato «precoce, eccessivo e politicamente inopportuno». Berset ha messo il dossier in un cassetto, ma ha dichiarato che interverrà se un cantone dovesse agire autonomamente e rinviare l’insegnamento di una seconda lingua nazionale alla scuola secondaria. La minaccia, dunque, è sempre presente, anche se la sua attuazione nasconde varie insidie, un po’ perché non tutti i consiglieri federali la pensano come Berset, un po’ perché la questione sfocerebbe sicuramente in una votazione popolare, con dei risvolti sulla pace linguistica non facilmente valutabili.

In quest’inizio di secolo, il canton Zurigo si era già pronunciato due volte sull’insegnamento delle lingue straniere nella scuola dell’obbligo. La prima volta nel 2006, quando respinse un’iniziativa popolare che chiedeva la soppressione dell’insegnamento del francese nella scuola elementare. Anche in quell’occasione il risultato fu chiaro, perché i contrari all’iniziativa raggiunsero il 58,5%. La seconda volta nel 2008, quando venne approvato il concordato HarmoS. Entrato in vigore il 1. agosto 2009, il concordato confermò la strategia linguistica per l’insegnamento delle lingue, adottata dai cantoni nel 2004, e che prevede l’insegnamento di due lingue straniere nella scuola elementare, una seconda lingua nazionale e l’inglese, la prima a partire dalla terza classe, la seconda dalla quinta. La strategia lascia ai cantoni la libertà di scegliere quale delle due lingue straniere va insegnata per prima. Oggi, 22 cantoni su 26 hanno adottato questa strategia.

La votazione avvenuta nel canton Zurigo costituisce un traguardo significativo, ma non pone fine alle incertezze sull’insegnamento delle lingue straniere, che regnano nella Svizzera tedesca. Il 14 giugno, il Gran Consiglio del canton Turgovia si pronuncerà definitivamente sullo spostamento dell’insegnamento del francese nella scuola secondaria. In prima lettura, la decisione è stata positiva. La maggioranza dei gran consiglieri ha fatto valere l’eccessivo carico di lavoro per gli scolari ed i pessimi risultati ottenuti. Adesso bisognerà vedere se a Frauenfeld si assisterà alla prima importante violazione della strategia linguistica intercantonale, o se il no di Zurigo avrà un certo impatto e riuscirà a modificare l’opinione dei parlamentari turgoviesi. In settembre, gli elettori del canton Lucerna saranno chiamati alle urne per pronunciarsi su un’iniziativa popolare simile a quella respinta dal canton Zurigo, denominata «Solo una lingua straniera nelle scuole elementari». Infine, in due altri cantoni, Basilea Campagna e Grigioni, l’insegnamento di due lingue straniere viene contestata. Nei Grigioni, un’iniziativa popolare chiede che venga insegnata una sola lingua straniera nelle elementari e prevede l’inglese per gli allievi di lingua tedesca ed il tedesco per gli allievi di lingua italiana e di lingua romancia. Italofoni e romanci hanno subito combattuto quest’iniziativa, perché la giudicano offensiva nei confronti delle minoranze cantonali e pericolosa per l’equilibrio linguistico del cantone. Il governo ed il parlamento retici hanno dichiarato nulla l’iniziativa, ma il Tribunale federale, dopo il tradizionale iter giudiziario, l’ha dichiarata valida per tre voti contro due. A favore hanno votato tre giudici svizzeri tedeschi, contrari sono stati due giudici latini. Toccherà ora agli elettori pronunciarsi in votazione popolare.