Vacche con o senza corna?

Votazioni federali 25 novembre - L’iniziativa lanciata da un contadino grigionese attivo nel Giura solleva un’ampia discussione sul benessere degli animali e sulla necessità di ancorare nella Costituzione una nuova forma di sussidio
/ 19.11.2018
di Alessandro Carli

Gli allevatori di vacche, ma anche di tori riproduttori, capre e becchi riproduttori che portano le corna, dovrebbero essere sussidiati per i maggior costi che questi animali generano. È quanto chiede l’iniziativa popolare «Per la dignità degli animali da reddito agricoli (Iniziativa per le vacche con le corna)», in votazione il 25 novembre prossimo. Sebbene il tema non sia di quelli che «cambiano le sorti del Paese», accende però le passioni del mondo contadino, che appare diviso. Secondo i fautori dell’iniziativa sarebbero in gioco 15 milioni di franchi, senza aumenti nel budget annuale (3 miliardi) destinato all’agricoltura. Ciò significa che questi soldi dovranno essere racimolati, tagliando in altri sussidi agricoli. Parlamento e governo si oppongono al progetto. Eppure, secondo i sondaggi l’iniziativa dovrebbe farcela, anche per le emozioni che la decornazione solleva.

In Svizzera, circa i tre quarti delle vacche e un terzo delle capre sono attualmente sprovvisti di corna. Se non si fa nulla – temono i fautori dell’iniziativa, guidati dal contadino Armin Capaul, un grigionese con una fattoria nel Giura bernese – le mucche con le corna rischiano di scomparire dal paesaggio elvetico. Vacche e capre hanno bisogno delle corna per comunicare tra loro, riconoscersi, stabilire il rango di ciascun animale, eseguire l’igiene del corpo. L’assenza di corna negli animali può essere ottenuta con la rimozione dei primi abbozzi cornei negli animali giovani o allevando razze senza corna. Soprattutto per i capi da latte, rimuovere queste sporgenze, resta un’operazione dolorosa.

Vitelli e capretti subiscono questo trattamento per cauterizzazione dopo due settimane di vita. Secondo il ministro dell’agricoltura Johann Schneider-Ammann, non vi sono studi scientifici che dimostrino che la decornazione «nuoccia al benessere e alla salute» degli animali. Si procede all’intervento, previa anestesia, utilizzando strumenti specifici, quali decornatori elettrici o a gas, con una temperatura di 700 gradi. Secondo uno studio della Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Berna, il dolore è presente nelle prime 24 ore dalla decornazione ed è ancora riscontrabile tre settimane dopo, nonostante la somministrazione di antidolorifici. Il Consiglio federale relativizza: anche nella medicina umana, circa il 30% dei pazienti che ha subito interventi, con danni ai tessuti paragonabili, soffrono di dolori cronici.

L’allevamento di animali senza corna è molto diffuso perché si riducono, e di molto, gli incidenti e le ferite sia alle persone, sia agli altri animali della mandria o del gregge, sia agli animali stessi. Allevare animali con le corna richiede più spazio nelle stalle e nei recinti, ciò che comporta maggiori investimenti. I fautori dell’iniziativa parlano di costi annui per 15 milioni (almeno 190 franchi per mucca e 38 per capra). Il Consiglio federale, che vi si oppone anche per garantire la sicurezza dei contadini e degli animali, valuta i costi tra i 10 e i 30 milioni. Il testo dell’iniziativa non precisa l’ammontare del contributo per detenere animali con le corna, né come finanziare il progetto, per cui non resta che tagliare nelle altre sovvenzioni agricole. A tutto ciò si aggiunge la registrazione degli animali con le corna, che comporterà oneri non trascurabili per Confederazione e cantoni.

Occorre ricordare che non tutti gli animali vengono decornati, esistono infatti anche razze bovine geneticamente senza corna, come l’angus da carne. Per quel che concerne i capretti, la pratica di decornarli è quasi indispensabile negli allevamenti caprini a stabulazione fissa e in semi-stabulazione. Le capre con corna sono solite procurarsi lesioni, anche gravi, in tutto il corpo e in particolare alla mammella.

Per gli oppositori, la questione non deve trovare spazio nella Costituzione, bensì nella legge. L’Unione svizzera dei contadini (USC), che ha deciso di lasciare libertà di voto, è pure della stessa opinione, anche perché la legislazione esistente permette già di promuovere l’allevamento di animali con le corna: basterebbe aggiungere crediti d’investimento o nuovi contributi alle attività agricole nei luoghi in cui questo tipo di allevamento comporta spese extra e maggiori esigenze di spazio.

I fautori dell’iniziativa sostengono d’essere stati obbligati a scegliere la via costituzionale, dal momento che le autorità non hanno finora ascoltato le loro rivendicazioni. Sperano di centrare l’obiettivo, dopo il recente fallimento di varie iniziative contadine. Essi godono del sostegno della sinistra. A favore dell’iniziativa gioca anche il fatto che una parte della società vede di buon occhio le vacche con le corna (nelle pubblicità le hanno quasi sempre) e un sì potrebbe contribuire a rafforzare un’immagine positiva dell’agricoltura svizzera.

L’USC teme invece che proprio il crescente numero di votazioni che interessano il settore agricolo possa essere controproducente. Infatti, se da un canto è molto positivo parlare di agricoltura, dall’altro, se si esagera, si corre il rischio di disorientare il cittadino, tanto che alla fine si stanca e perde interesse per le problematiche agricole.

L’allevamento di bestiame con le corna può presentare un certo potenziale commerciale. Questa scelta può però indurre gli allevatori a legare i loro animali per evitare ferite, ciò che è contrario agli sforzi compiuti in favore della stabulazione libera e delle uscite all’aria aperta. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, alle prese con l’ultima consultazione popolare prima del suo ritiro, ricorda che i sussidi sono appunto versati per incoraggiare le forme d’allevamento rispettoso del benessere dell’animale.

Infine, è giusto sottolineare che l’iniziativa, depositata nel 2016 dal gruppo d’interessi Hornkuh, non impone un divieto di decornazione, ma chiede di aiutare finanziariamente i contadini che detengono bovini e ovini con le corna, per «ridare dignità a questi animali da reddito». I proprietari saranno liberi di decidere, ma proprio il sussidio – sostengono i fautori – potrebbe incentivarli a lasciare le corna ai loro animali. Perciò, la Confederazione ritiene che non debba limitare tale libertà, offrendo contributi supplementari. Agli agricoltori la competenza di lasciare le corna a mucche e capre. Al cittadino quella di concedere ai detentori di bestiame con le corna un sussidio specifico, ancorandolo addirittura nella Costituzione federale.