In Svizzera le sostanze lasciate in eredità (o anticipate sotto forma di donazione) sono sempre state importanti. Una valutazione allestita pochi anni fa menzionava valori superiori ai 60 miliardi di franchi. Oggi, uno studio del professor Marius Brülhart, dell’Università di Losanna, considerato uno specialista in materia, prevede che nel 2020 le masse ereditarie raggiungeranno i 95 miliardi di franchi e risulteranno raddoppiate rispetto a quelle di 15 anni fa.
La cifra è certamente impressionante, poiché significa quasi 11’000 franchi per erede. Erede che però è sempre meno giovane, rispetto a quello dei tempi passati. Infatti, il 95% delle eredità sono destinate a persone che hanno già superato il 40esimo anno d’età e costituiscono ormai quasi la metà dei patrimoni esistenti in Svizzera. La crescita di questi dati è certamente dovuta anche al fatto che questo patrimonio è tassato pochissimo. Nella maggior parte dei casi, quello degli eredi in linea diretta, è esente da tassa in quasi tutti i Cantoni.
Ma anche negli altri casi l’ammontare della tassa è in costante diminuzione. Se, nel 1990, per un franco di patrimonio ereditato o ricevuto in donazione si pagavano 4,1 centesimi di tassa, oggi se ne pagano soltanto 1,4 centesimi. Rispetto al 1990 le entrate fiscali per questa tassa sarebbero di 2,5 miliardi di franchi in più per i Cantoni. La Confederazione non preleva tasse in materia. Tutti i tentativi per introdurre una tassa federale sulle successioni e donazioni sono stati respinti, compreso quello del 2015.
Si può quindi dire che il sistema ereditario in Svizzera gode di un ampio consenso ed è entrato nella tradizione. Vi sono anche alcuni motivi che ne favoriscono l’accettazione: in primo luogo il concetto di proprietà privata dei beni posseduti che si accompagna anche a quello di famiglia. Aspetto molto importante nel caso delle successioni aziendali. Va però anche ricordato che la Svizzera, a livello cantonale e comunale, applica anche l’imposta sulla sostanza. Quindi, sul bene ereditato, è già stata pagata l’imposta e l’erede continuerà a pagarla. Da notare che comunque le tasse di iscrizione a registro sono aumentate, in alcuni Cantoni, quasi a livello da sostituirsi alla tassa sulle successioni e donazioni. Bisogna però tener conto anche di una certa concorrenza fiscale tra Cantoni, a riguardo soprattutto delle grandi sostanze, solitamente anche molto mobili. La decisione di Turgovia di ridurre della metà queste tasse nel 1989 ha riaperto il discorso in molti Cantoni. Il Ticino le ha abolite per gli eredi diretti nel 2000.
Lo studio del professor Brülhart constata che le motivazioni addotte dai Cantoni per la riduzione o la soppressione della tassa erano soprattutto legate alla concorrenza intercantonale e al rischio, per alcuni Cantoni, di perdere grossi contribuenti a favore di altri. Importante però anche la nota che la sostanza è già tassata una volta e che una tassa potrebbe creare problemi alle successioni aziendali. Difficile però dimostrare statisticamente che le imposte sulle successioni abbiano potuto provocare il trasferimento di ricchi contribuenti anziani.
Secondo Brülhart, l’imposta sulle successioni presenta però alcuni vantaggi. Intanto non intralcia la progressione dei redditi e, secondo un principio di giustizia fiscale, è giusto tassare una sostanza percepita senza sforzi personali. L’argomento addotto alla giustificazione dell’imposta è spesso quello di provocare una distribuzione delle sostanze. Non è però scientificamente dimostrato che un’elevata imposta di successione provochi una migliore distribuzione dei patrimoni. Lo stesso economista francese Thomas Piketty ha potuto constatare che le successioni di oggi sono più ampie e meglio distribuite di cento anni fa.
L’esperienza svedese, con tassi d’imposta progressivi, non ha favorito una più equa distribuzione dei patrimoni, anzi l’avrebbe ostacolata, creando una quota elevata di eredi «poveri». Questi consumano la loro eredità molto più velocemente degli eredi di grandi sostanze. Così aumenta la concentrazione delle grandi eredità e diminuisce una più equa ripartizione delle stesse. Anche dopo la sconfitta del 2015, il discorso su un’imposta federale sulle successioni e donazioni non è per nulla chiuso. Ma si tratterebbe di un’imposta in più, di cui non vi è nemmeno grande necessità. Al limite se ne potrebbe parlare se accompagnata dalla soppressione dell’imposta sulla sostanza. Che però è di competenza cantonale, per cui si provocherebbe una specie di terremoto nel sistema fiscale svizzero.