Una delicata difesa del franco

La BNS non riduce i tassi ma difende il franco da eccessivi rialzi, mettendosi contro gli USA
/ 30.09.2019
di Ignazio Bonoli

La Banca Nazionale Svizzera – contrariamente a quanto fatto da altri (per esempio la Riserva Federale americana) – non ha ritoccato i propri tassi direttori. Non lo ha fatto benché abbia riveduto al ribasso le proprie previsioni per la crescita economica e l’inflazione. Ha comunque alleggerito leggermente presso le banche l’onere degli interessi negativi che devono pagare per i depositi a vista presso la BNS. Nel senso che questi tassi verranno adeguati mese per mese, per cui le somme esenti dovrebbero aumentare. Nel contempo, le somme esenti aumentano dalle attuali 20 a 25 volte l’ammontare delle riserve minime. L’onere a carico delle banche dovrebbe quindi quasi dimezzarsi.

Così facendo, la BNS tiene anche conto del fatto che il fenomeno dei tassi molto bassi o perfino negativi si è accentuato e dovrebbe prolungarsi nel tempo. Dovrebbero anche proseguire gli interventi sul mercato delle divise, in modo da contenere l’attrattiva degli investimenti in franchi svizzeri. Le cifre di questi interventi non sono state fornite, ma le statistiche settimanali dei conti giro presso la BNS indicano che, a partire da metà luglio, questi interventi sono di nuovo aumentati, raggiungendo a metà settembre oltre 12 miliardi di franchi.

I recenti ribassi subiti dall’euro hanno allarmato i responsabili dei cambi, che – anche tenendo conto dei differenti tassi di inflazione – constatano che il tasso di cambio effettivo è leggermente al di sopra del trend di lungo periodo. Il franco svizzero continua quindi a essere sopravvalutato sul mercato delle divise. Si sa che questa situazione danneggia le esportazioni e il turismo svizzeri, tanto più che si prevede in tempi brevi un rallentamento della crescita, tanto a livello svizzero, quanto a livello internazionale. Per il 2019 le previsioni di crescita sono state ridotte dalla BNS dall’1,5 allo 0,5% - 0,1%, con un tasso di inflazione sempre vicino a zero: lo 0,4%, che potrebbe scendere allo 0,2% nel 2020.

Con questa sua politica, la Banca Nazionale Svizzera dimostra di potersi distanziare dalla politica della Banca Centrale Europea, che ha nuovamente deciso una riduzione dei tassi di interesse. La BNS indica così di voler mantenere una politica monetaria espansiva, ma entro i limiti attuali. Tuttavia anche questa prudente difesa del franco contro un’eccessiva rivalutazione rischia di sollevare le ire degli americani. Come scrivevamo in un precedente articolo («Azione» del 15.7.19), gli Stati Uniti tengono un elenco dei paesi che definiscono «manipolatori di divise». Si tratta di una lista che prevede misure particolari per quei paesi che usano lo strumento valutario (per esempio mediante svalutazione) per favorire le loro esportazioni. Proprio per il fatto che, in luglio, si registrava una pausa degli interventi a difesa del franco, la Svizzera è stata tolta da questa lista.

Ora, però, la situazione è cambiata e il franco è di nuovo sotto pressione. Come detto poco sopra, la Banca Nazionale Svizzera, da metà luglio, ha acquistato divise per oltre 12 miliardi di franchi, per cui per gli Stati Uniti potrebbe essere considerata un «manipolatore di divise». Secondo le regole americane, lo si diventa quando l’eccedenza delle esportazioni sulle importazioni con gli Stati Uniti supera i 20 miliardi di dollari; quando l’eccedenza della bilancia dei pagamenti supera il 3% del Prodotto interno lordo (PIL) e quando gli acquisti di divise della banca centrale raggiungono al minimo il 2% del PIL.

In passato, l’eccedenza commerciale svizzera nei confronti degli Stati Uniti era ampiamente al di sotto della soglia dei 20 miliardi di dollari. Ma, dal 2009, le esportazioni svizzere negli USA sono raddoppiate. Quest’anno, per la prima volta, si tocca il limite dei 20 miliardi. Lo speciale rapporto verrà però pubblicato solo la prossima primavera, per cui qualcosa potrebbe ancora cambiare. Per gli Stati Uniti un forte avanzo commerciale danneggia i paesi partner, che non possono continuare ad accumulare disavanzi.

L’eccedenza della bilancia dei pagamenti è in gran parte dovuta alla bilancia commerciale, ma anche al fatto che la Svizzera esercita sempre una forte attrazione sui capitali esteri, soprattutto in periodi di incertezza. Le pressioni al rialzo sul franco sono quindi costanti e la Svizzera non può tollerare a lungo una forte rivalutazione senza compromettere le esportazioni e il turismo. Del resto, il tasso di cambio sull’euro si sta stabilizzando e quello sul dollaro può essere considerato equo.

L’eventuale accusa di «manipolatore» potrebbe però avere pesanti conseguenze per la Svizzera, tanto più che le aziende svizzere hanno creato quasi mezzo milione di posti di lavoro negli Stati Uniti e investito oltre 300 miliardi di dollari, cioè più della Germania o della Francia. Dati di cui si dovrà tener conto prima di adottare eventuali sanzioni. Anche sotto questo aspetto, l’accordo di libero scambio in discussione con Washington assume un’importanza determinante per la Svizzera.