Un ingannevole utile eccezionale

Banca Nazionale Svizzera - La rivalutazione delle riserve in euro è stata determinante. Si riaprono le discussioni sul bilancio dell’istituto, che quest’anno può raddoppiare il versamento alla Confederazione e ai Cantoni
/ 29.01.2018
di Ignazio Bonoli

La Banca Nazionale deve l’utile del bilancio 2017, secondo i primi risultati provvisori, di 54 miliardi di franchi, a due fattori: la forte ripresa del mercato azionario e l’indebolimento del franco, soprattutto rispetto all’euro. Per quanto ciò possa apparire assurdo, i miliardi di riserve in euro, le cui quotazioni sono migliorate, tradotte in franchi e aggiunte a quelle di altre monete hanno generato 49 miliardi di utili. Aggiungendo il miglioramento delle quotazioni del portafoglio della banca e quelle dell’oro (3 miliardi), nonché le posizioni in franchi (date soprattutto dagli interessi negativi di 2 miliardi), si raggiunge l’utile eccezionale citato.

Il risultato permette alla BNS di raddoppiare la distribuzione degli utili alla Confederazione e ai Cantoni, nella solita misura di un terzo e due terzi. Al canton Ticino toccheranno 56 milioni di franchi, che contribuiranno a migliorare i bilanci del 2018. Questi risultati confermano una tendenza già in atto da qualche tempo e hanno contribuito ad aumentare la domanda dei titoli della BNS. Quest’ultima è, infatti, una società anonima, ma con uno statuto particolare e con la maggior parte dei titoli in mano ai Cantoni. Titoli che, dopo essersi mossi per anni vicino ai 1000 franchi, hanno toccato il vertice di 4720 franchi lo scorso settembre. Gli azionisti riceveranno comunque un dividendo massimo del 6%, pari a 15 franchi, dopo di che i sostanziosi resti andranno alle riserve valutarie. Data la forma particolare della società, tra l’altro con i diritti di voto degli azionisti privati limitati a 100, i titoli della banca vengono paragonati ai prestiti della Confederazione. Viste le quotazioni, la rendita attuale sarebbe dello 0,35%. A fare incetta di titoli della BNS è un investitore tedesco, che possiede il 7% del capitale. Non si vede perché questi titoli debbano oggi essere così attrattivi. A parte la sicurezza dell’investimento circolano ora voci secondo cui questi titoli potrebbero presto venire riacquistati.

Va però notato che nei mesi scorsi le azioni della BNS sono finite perfino in liste di raccomandazioni di titoli. In effetti, per cittadini tedeschi che vogliono diversificare il loro patrimonio all’estero, i titoli BNS offrono garanzie almeno pari a quelle dell’oro. Benché una banca centrale quotata in borsa sembri una cosa fuori dal tempo, qualcuno specula sulla possibilità che questi titoli vengano riacquistati da chi li ha emessi. Infatti, la Banca Centrale europea ha proceduto al riacquisto di suoi titoli, alla fine del secolo scorso, concedendo al possessore un lauto plusvalore.

Le azioni della BNS sono abbastanza liquide e reagiscono prontamente a queste voci. Ci si può però chiedere perché alcuni professionisti le raccomandano. La loro scarsità sul mercato, potrebbe infatti ampliare il movimento delle loro quotazioni verso l’alto (come ora), ma anche verso il basso.

Il massiccio acquisto di divise in difesa del franco ha creato di fatto un grosso fondo d’investimento. I suoi attivi, che erano di circa 100 miliardi nel 2008, sono saliti ora a 800 miliardi di franchi. Ma questo non è lo scopo della Banca Nazionale, i cui attivi del resto possono essere soggetti a forti oscillazioni. Sotto questo aspetto l’utile 2017 è veramente eccezionale. Esperti del settore propongono di valutare una media pluriennale, che darebbe un utile annuale di circa 9 miliardi di franchi.

Al di là di questi movimenti speculativi, ma di portata limitata, è giusto chiedersi che cosa si debba fare con questi miliardi. Proprio alla luce del brillante risultato torna ad affacciarsi l’idea di un «fondo sovrano», da gestire e da utilizzare per vari scopi, dopo l’assegnazione degli utili alle riserve e a Confederazione e Cantoni. Cosa che però la Banca Nazionale non vede di buon occhio, poiché non compatibile con il mandato della banca, che è quello di praticare una politica monetaria favorevole al franco, di garantire la stabilità dei prezzi e creare le condizioni ottimali per la crescita economica e non di creare fondi di investimento.

Anche nell’ambito di questa politica, le riserve valutarie possono subire forti variazioni, come si è visto anche negli ultimi anni. I risultati più recenti lasciano però intravedere la possibilità di un utile medio di 15 miliardi di franchi all’anno a breve scadenza. Anche da un punto di vista finanziario ciò corrisponderebbe a una rendita annua del 2%. Se però – come si prevede – l’aumento dei tassi di interesse farà scendere il corso dei titoli obbligazionari, anche gli utili della Banca Nazionale potrebbero scendere. Negli ultimi anni – comunque – la BNS ha migliorato la propria quota di capitale proprio, che resta però modesta (circa 16%). Un aumento al 20% esigerebbe utili tra i 30 e i 35 miliardi, prima della ripartizione. Per il momento il versamento a Confederazione e Cantoni (e il suo raddoppio come quest’anno) è già un elemento regolatore, previsto fino al 2020. Dopo questa data, a seconda della situazione momentanea, riprenderanno certamente discussioni e proposte.