Trasparenza fiscale, nuovo progetto

Politica federale - Il Consiglio federale ha licenziato il nuovo messaggio. Prevede anche la soppressione delle azioni al portatore e qualcuno interpreta la legge come un nuovo cedimento alle pressioni internazionali
/ 03.12.2018
di Ignazio Bonoli

Dopo alcuni mesi di riflessione, il Consiglio federale ha pubblicato il messaggio sulla trasparenza fiscale. Un primo progetto, posto in consultazione nello scorso mese di gennaio, aveva incontrato forti opposizioni da parte dei partiti di centro-destra e degli ambienti economici, ma il governo, con il nuovo testo, non si è discostato molto dalle idee espresse nel primo progetto. La sua posizione è dettata dal fatto che, senza gli aggiornamenti proposti, la Svizzera non avrebbe superato il prossimo esame da parte del Forum Globale per la trasparenza fiscale. Questo Forum è di per sé un organismo indipendente, ma è strettamente collegato con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), con sede a Parigi e di cui anche la Svizzera fa parte. I 150 membri dell’organizzazione vengono presi regolarmente in esame sul rispetto degli standard globali per la trasparenza fiscale.

Uno dei punti più contestati durante la consultazione era la proposta di sopprimere l’azione al portatore per società non quotate in borsa. Il Consiglio federale aggiungeva però anche l’intenzione di garantire in certi casi l’assistenza giudiziaria anche nel caso di dati fiscali sottratti indebitamente, ma che non sono forniti direttamente allo Stato interessato dall’autore del furto.

Ora i «global standards» non chiedono l’abolizione pura e semplice delle azioni al portatore, ma piuttosto la soppressione del loro carattere economico. Il Consiglio federale propone perciò di concedere l’emissione di azioni al portatore soltanto a quelle società i cui titoli vengono quotati in borsa. A questo punto entrano in gioco le regole severe della borsa, che corrispondono agli standard richiesti. Oppure di considerare le azioni al portatore come una specie di «credito contabile» nei confronti della società emettrice. In questo caso le azioni al portatore potrebbero essere considerate al pari delle azioni nominative.

In questo modo però i vantaggi delle azioni al portatore – in particolare la semplicità di un trasferimento e l’anonimità – andrebbero persi. Inoltre, la gestione di questi titoli potrebbe perfino costare di più della gestione delle azioni nominative. Da questa misura verrebbero colpite soprattutto le piccole e medie imprese. Non solo, ma se entro il termine di 18 mesi dopo l’entrata in vigore delle nuove regole, le società interessate non hanno fatto i necessari adeguamenti, i loro titoli al portatore vengono trasformati automaticamente in azioni nominative. Gli azionisti interessati, entro un termine di 5 anni, possono rivolgersi al giudice per far registrare le loro azioni e salvaguardare così i loro diritti. Il mancato rispetto dei termini è passibile di una multa fino a 10’000 franchi. Si calcola che circa 57’000 piccole e medie aziende (cioè il 26% di tutte le società anonime in Svizzera) siano interessate alla questione.

Inoltre, la Svizzera si impegna a fornire informazioni fiscali ai membri del Forum sui loro soggetti fiscali, qualora le stesse fossero richieste, anche in caso di dati trafugati, a meno che il paese interessato abbia dato lui stesso l’ordine o abbia pagato i dati rubati. Il Tribunale federale, lo scorso luglio, ha già interpretato le nuove regole in questo senso, ma per ora manca ancora una base legale, che verrebbe creata con la nuova legge.

La questione è piuttosto spinosa. Alcuni membri del Forum si lamentano dell’atteggiamento restrittivo della Svizzera, che però è già stata confrontata con casi come quello della banca HSBC di Ginevra. Le pressioni sulle autorità fiscali elvetiche sono in aumento. Alcuni paesi hanno sospeso o perfino annullato la richiesta di assistenza giudiziaria in materia fiscale, quando la Svizzera ha informato gli interessati. Da ora in poi l’interessato straniero verrà informato della procedura in corso solo se anche l’autorità fiscale del suo paese è d’accordo.

Infine, il Consiglio federale, viste le numerose critiche sollevate, rinuncia ad obbligare le società emettrici ad avere un conto in una banca svizzera. Anche il prolungamento dei termini per l’adeguamento è una concessione alle numerose critiche espresse nella consultazione.

Questo non significa che la legge avrà vita facile in Parlamento. Il rimprovero di volersi mostrare sempre come «il primo della classe» non mancherà e il Consiglio federale dovrà dimostrare che queste misure sono il minimo che possa fare per superare il prossimo esame. Si prevede che questo esame durerà l’intero anno prossimo, ma la nuova legge verrà presa in considerazione solo se sarà approvata entro il prossimo autunno.