Tokyo torna protagonista in Asia

Strategia – Il Giappone non vuole più essere solo il ricco satellite degli Stati Uniti nella regione e per questo tenta anche la carta del riarmo
/ 27.04.2020
di Lucio Caracciolo

La crisi del Covid-19 ha diversi impatti geopolitici, ma quello di gran lunga più importante riguarda la competizione Cina-Usa, decisamente inasprita. Fra i fattori decisivi in questo scontro per il primato mondiale, molto importante sarà l’atteggiamento del Giappone. Nell’opinione pubblica mondiale il Giappone è generalmente considerato una potenza economica (la terza al mondo), commerciale (quarta) e tecnologica (probabilmente seconda dopo gli Usa). Tutto fuorché geopolitica. A un’analisi più profonda, scopriamo che l’ex impero nipponico, obliterato nella Seconda guerra mondiale e risorto al benessere e allo sviluppo sotto la sorveglianza americana, sta ridiventando una potenza a tutto tondo. E data la sua collocazione geopolitica fra Stati Uniti e Cina, lo spostamento di questa potenza ritornata verso l’uno o l’altro competitore potrà determinare l’esito della partita.

Fra i segnali del rientro di Tokyo nel grande gioco strategico, vale la pena segnalare anzitutto quello militare. Il famoso articolo 9 della costituzione giapponese – prodotto americano, dettatura del vincitore al vinto – vieta formalmente al Giappone di dotarsi di Forze armate. Risultato: silenziosamente prima, sempre più vocalmente da qualche anno, i governanti giapponesi hanno avviato un dibattito su come superarlo nei fatti, prima ancora che nella lettera. Oggi quello giapponese, che continua a autodefinirsi Forza di autodifesa per rispetto formale al dettato costituzionale, è un esercito secondo in Estremo Oriente solo a quello americano, capace di tenere testa su un piano pressoché paritario a quello cinese, pure in rapida ascesa. Specialmente Marina e Aviazione hanno sviluppato capacità di punta.

La proiezione militare giapponese, protetta dalla bandiera Onu e vestita di motivazioni umanitarie o di contrasto alla pirateria, si estende tra Asia e Africa. Di più: il Giappone ha il massimo capitale di plutonio al mondo e padroneggia le tecnologie necessarie a produrre la Bomba atomica: sommando i due fattori, se ne trae che entro pochi mesi Tokyo può virare il suo sistema atomico civile – fondamentale per la produzione di energia a uso interno in un paese storicamente povero di risorse, specie se energetiche – in un ricco arsenale di bombe nucleari. Tanto che nei laboratori strategici delle maggiori potenze Tokyo è considerato attore nucleare latente, se non segretamente già effettivo.Inoltre, sotto la guida del primo ministro Abe Shinzo, il governo giapponese e il suo apparato militare e di intelligence hanno sviluppato una concezione strategica che mira a rifare del Sol Levante un fattore di potenza panasiatico, decisivo in Estremo Oriente.

All’attuale premier si deve l’elaborazione della concezione di una geopolitica dell’Indo-Pacifico. Ovvero della connessione strategica fra i due Oceani che bagnano l’Asia, con il Giappone al vertice del sistema. Visione ripresa dagli Usa, che hanno infatti ribattezzato Indo-Pacifico quello che fino a ieri, nella classifica dei comandi militari regionali a stelle e strisce, si chiamava solo Pacific Command.Insomma, Tokyo vuole tornare a essere un «paese normale», non restare il capace e ricco satellite degli Stati Uniti nell’Asia-Pacifico. Segue la questione regina: che cosa intende fare il Giappone con la ritrovata potenza? E soprattutto: fino a che punto saprà e vorrà smarcarsi dagli Stati Uniti, per muoversi autonomamente? Lo sapremo presto, ma intanto tre fatti paiono evidenti.Primo: Tokyo non ha interesse a stringere troppo il laccio attorno a Pechino, come specie in questi mesi sembrano volere gli americani.

La connessione economica e commerciale con la Cina è troppo rilevante. E la eventuale guerra sino-americana sarebbe troppo rischiosa per la sua sicurezza.Secondo: allo stesso tempo, il Giappone non intende rompere l’intesa con gli Stati Uniti, perché si troverebbe solo. In Asia non ha amici, anche per il suo passato imperialista, ma solo partner più o meno occasionali.Terzo: Nella strategia di contenimento della Cina avviata da Obama e inasprita da Trump, gli Stati Uniti non possono contare fino in fondo sul Giappone.Molto dell’orientamento futuro del Giappone dipenderà da come uscirà dalla crisi sanitario-economica-geopolitica in corso. In ogni caso, l’epoca del Giappone satellite, della potenza monodimensionale – economica e non geopolitica – è scaduta.