Per la nona volta consecutiva, la Svizzera figura in testa alla speciale classifica allestita dal World Economic Forum (WEF) che valuta il grado di competitività dei vari paesi. Secondo il rapporto annuale «Global Competitiveness», la Svizzera deve questa sua posizione di primato costante alla robustezza dei suoi fondamentali, nel settore della salute e in quello della formazione, il tutto inserito in un sistema macroeconomico solido. L’economia elvetica risulta infatti molto flessibile, in un mercato del lavoro tra i migliori al mondo, quanto a struttura e funzionamento. Eccellente è anche la capacità del nostro sistema economico di assorbire le nuove tecnologie. Il che non significa comunque – secondo gli economisti del WEF – che non vi siano possibilità e opportunità di miglioramento. Infatti – per esempio – nel campo della protezione degli investitori la Svizzera figura soltanto al novantesimo posto fra i 137 paesi analizzati. Anche nel settore dell’agricoltura non andiamo comunque oltre l’85esimo rango, e anche nei tempi che occorrono per avviare una nuova attività economica, rimaniamo soltanto al 60esimo posto
Una delle novità del rapporto di quest’anno (2017/2018) è l’avanzata degli Stati Uniti, al secondo posto della graduatoria mondiale, superando così Singapore, che scende quindi al terzo posto. Apparentemente questa classifica non risente ancora di un eventuale «effetto Trump», temuto a causa della politica commerciale protezionistica annunciata dalla nuova amministrazione americana, nonché dalla esitante riforma fiscale in politica economica. Decisioni che apparentemente non hanno compromesso l’economia americana. In proposito, il rapporto del WEF nota che l’economia americana rimane una delle più concorrenziali al mondo, grazie alle capacità innovative, alla cultura d’impresa e al progresso tecnologico.
Per quanto concerne l’Europa, si nota ancora il divario sensibile tra i paesi del nord e quelli del sud. Mentre Olanda, Germania, Svezia, Gran Bretagna e Finlandia contano tra le dieci migliori economie più competitive, paesi come la Spagna (al 34esimo posto), l’Italia (al 43esimo), la Grecia (all’87esimo) rimangono sempre su posizioni arretrate. Soltanto il Portogallo sorprende in modo positivo. Il paese iberico, nell’ultimo anno, ha guadagnato quattro posizioni, issandosi al 42esimo rango. Invece un paese industriale come la Francia è sceso al 22esimo posto, mentre tra i paesi in via di sviluppo la Cina (al 27esimo posto) è uno di quelli con i migliori successi.
Come sempre, queste analisi, anche se ineccepibili da un punto di vista scientifico, vanno considerate con una certa prudenza. Quella usata dal WEF considera fattori che possono determinare il livello di produttività dell’economia di un paese. Per valutarne il grado di competitività vengono considerate anche specificità regionali, che vengono assegnate a varie categorie: per esempio l’infrastruttura, le condizioni macroeconomiche, il livello di formazione della popolazione, il mercato del lavoro e la capacità innovativa. Queste categorie vengono valutate sulla base di dati concreti e completate da interviste ai dirigenti di importanti settori economici.
Come in molti altri casi, la metodologia utilizzata può essere messa in discussione. Per esempio, per la Svizzera non sorprende la bassa considerazione in cui vengono tenute le infrastrutture portuali e l’ampiezza del mercato interno per un paese dalle ridotte dimensioni. Lo stesso dicasi anche per il grado di formazione nel settore del commercio, dove scarseggiano i laureati di un’università. Difficile però valutare come queste situazioni particolari possano avere un influsso importante sulla competitività di un intero paese. In senso contrario, non sempre una buona quotazione significa che un’economia goda di una forte crescita di produttività, come alcune deboli quotazioni della Svizzera potrebbero suggerire.
L’indice calcolato dal WEF è comunque un buon testimone della situazione di ogni paese. È molto ampio (137 paesi) e si basa su molti parametri (114 indicatori), accompagnati da commenti e osservazioni. Nell’esaminare la situazione della Svizzera, gli esperti del WEF non riscontrano debolezze assolute in tutti i parametri. Accanto a un buon clima politico, alle infrastrutture, al sistema finanziario e alla capacità innovativa, questo fatto è all’origine della posizione costantemente ai vertici fra tutti i paesi presi in considerazione.