Segnali di fumo, alla canapa

Presentata una modifica della legge sugli stupefacenti per permettere lo svolgimento di sperimentazioni scientifiche nelle maggiori città svizzere. Il Consiglio federale vuole anche facilitare l’accesso alla canapa a scopo medico. Intanto, la marijuana light registra un grande successo
/ 17.09.2018
di Luca Beti

La legge federale sugli stupefacenti vieta la coltivazione, l’importazione, la fabbricazione o la messa in commercio della canapa e prevede pene detentive sino a tre anni. Eppure non si può certo parlare di mercato nero in difficoltà. Stando all’Ufficio federale di polizia Fedpol, all’anno vengono vendute e consumate circa 60 tonnellate di canapa. La maggior parte, dal 50 al 75 per cento, viene prodotta in Svizzera. È un business che vale 600 milioni di franchi all’anno, prendendo come base di calcolo il prezzo di mercato di 10 franchi per grammo di «erba». E i clienti certo non mancano. Secondo le stime, oltre 200 000 persone fumano regolarmente marijuana. Un numero che non diminuisce, nonostante i divieti e la repressione. Nel 2017 si sono registrate più di 17mila multe per violazione della legge sugli stupefacenti.

Un mercato illegale florido e prospero, quindi, a cui sono confrontate soprattutto le grandi città. Per questo motivo, Zurigo, Basilea, Ginevra e Berna hanno creato un gruppo di lavoro per trovare assieme, nell’ambito di studi pilota, possibili soluzioni al problema. Per ora, però, la legge sugli stupefacenti non permette simili sperimentazioni poiché vieta la vendita in farmacia della canapa senza ricetta medica. E così, nel novembre scorso, la città di Berna si è vista rifiutare la domanda di svolgere uno studio scientifico approvato dalla commissione di etica del cantone e sostenuto con un importo di 720mila franchi dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica. Il Centro di studi clinici dell’Università di Berna intende permettere a un campione di 500 consumatori di lunga data, maggiorenni e residenti nella città abbracciata dall’Aare di acquistare in farmacia 15 grammi di canapa al mese e di fumarsela senza rischiare multe o la confisca. Un sogno andato in fumo, non solo per i circa 4000 consumatori della capitale, ma anche per i ricercatori che volevano verificare gli effetti della vendita legale di canapa sui consumatori, sulla società e sul mercato illegale.

Come detto, l’attuale legislazione non permette simili studi scientifici. E proprio per andare incontro alla necessità di analizzare scientificamente nuovi modelli e strategie di regolamentazione, il Consiglio federale ha posto in consultazione un articolo sulle sperimentazioni. La procedura, a cui partecipano cantoni, partiti, associazioni mantello e cerchie interessate, si concluderà alla fine di ottobre.

Grazie a questi progetti di ricerca sul consumo di canapa a scopo ricreativo, il governo si augura di ottenere degli elementi nuovi volti a favorire un dibattito oggettivo intorno alla politica delle droghe e a creare la base per future modifiche della legge sugli stupefacenti. Un passo avanti di Alain Berset promosso da cinque mozioni parlamentari e da un’iniziativa della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale, atti inoltrati a seguito del rifiuto al progetto bernese. Ma c’è già chi vede nell’articolo sulle sperimentazioni un tentativo di liberalizzare o legalizzare la canapa, di by-passare la volontà popolare. Infatti, dieci anni fa, nel novembre 2008, il popolo aveva bocciato un’iniziativa a favore della sua depenalizzazione. Un vento di fronda che si è sentito anche durante l’ultima sessione estiva del parlamento federale, dove la Camera del popolo ha bocciato una mozione volta proprio all’introduzione di un simile articolo nella legge sugli stupefacenti. Il Consiglio nazionale non ne ha voluto sapere, anche se per soli tre voti di scarto, e nonostante le rassicurazioni del ministro della sanità Alain Berset secondo cui «non si tratta di depenalizzare la cannabis, ma di offrire la possibilità di realizzare degli studi scientifici limitati nel tempo».

Se da una parte c’è chi fuma per piacere, dall’altra c’è chi nella marijuana ha trovato una preziosa alleata. Nel 2017, la canapa è stata prescritta a scopo terapeutico a circa 3000 pazienti in Svizzera; sono malati terminali o persone anziane, affetti da patologie incurabili come la sclerosi a placche o il cancro. Infatti, la canapa medicinale sa alleviare dolori cronici dove altri farmaci o trattamenti hanno fallito. Anche se l’efficacia dei preparati alla canapa non è ancora scientificamente comprovata, un numero sempre maggiore di medici la prescrivono e di malati vi fanno ricorso. Ma la legge non fa distinzione tra canapa per uso medico o a scopo ricreativo e quindi per ogni trattamento è necessaria un’autorizzazione eccezionale dell’Ufficio federale della sanità pubblica; una procedura lunga che ritarda la terapia. Per questo motivo, molti pazienti – secondo le stime sono più di quelli con l’autorizzazione – si procurano illegalmente la marijuana. Il Consiglio federale intende quindi allentare la prassi per facilitare l’accesso alla canapa per uso medico e ha chiesto al Dipartimento federale dell’interno di adeguare la legislazione in tal senso e di elaborare un progetto di legge da mettere in consultazione entro l’estate 2019.

In Svizzera ad avere il vento in poppa non è solo il mercato nero della canapa, bensì anche quello legale. Dal 2011 è infatti possibile coltivare oltre alla canapa industriale per la produzione di oli o fibre, anche altre specie con un tasso di THC, il principio attivo della pianta, inferiore all’uno per cento. Se inizialmente questo cambiamento della legge sugli stupefacenti è passato quasi inosservato, di recente ha causato un vero e proprio boom. In tre anni la superficie di terreno impiegata per la coltivazione di canapa legale è quadruplicata, passando da 6 a 24 ettari, un’area grande quanto 30 campi di calcio. Altri dati forniti dall’Amministrazione federale delle dogane illustrano bene il fenomeno: a inizio 2017 erano registrati cinque produttori, dodici mesi dopo erano 490 e ora sono circa 630. E dall’estate 2016, dopo il via libera dell’Ufficio federale della sanità pubblica alla vendita di prodotti della canapa con una bassa percentuale di THC, sono spuntati, come negli anni Novanta, i cosiddetti canapai: sono negozi, edicole, shop online e distributori automatici che propongono la marijuana «light» sotto forma di infiorescenze, sigarette preconfezionate o estratti.

Ma anche alcuni distributori al dettaglio hanno fiutato l’affare e nei loro scaffali si trovano pacchetti di sigarette alla canapa. Un’industria che produce utili stimati sui 100 milioni di franchi all’anno. E quello della vendita dei prodotti della canapa con un basso tenore di THC è un affare anche per le casse statali. Nel 2017, grazie all’imposta sul tabacco la Confederazione ha registrato 13 milioni di franchi di entrate non preventivate per la vendita di sigarette alla canapa e nel 2018 i milioni dovrebbero essere 15. Un boom, quello della vendita della marijuana «light», che ha avuto forse il merito di risvegliare il sonnacchioso dibattito intorno al consumo della canapa. La politica dovrà presto dare una risposta sulla questione delle sperimentazioni scientifiche nelle maggiori città svizzere e del consumo per uso medico.