Ribassi senza fine?

Tassi d'interesse - L’abbondanza di denaro e la politica delle banche centrali provocano perfino interessi negativi. Il denaro troppo facile potrebbe avere effetti pesanti sull’economia
/ 29.07.2019
di Ignazio Bonoli

La tanto attesa – e da molti anche auspicata – svolta nell’evoluzione dei tassi di interesse tarda a manifestarsi. Anzi, invece di un aumento stiamo assistendo a ulteriori diminuzioni del costo del denaro e perfino a tassi di interesse negativi. L’abbondanza di denaro nell’economia e la politica delle banche centrali, che non hanno per nulla l’intenzione di restringerla, sta creando situazioni paradossali.

Così si è perfino potuto assistere nei giorni scorsi a tassi di interesse sotto lo zero nella concessione di nuove ipoteche. Così la domanda – che era già a livelli elevati – riceve nuovi impulsi e sta creando bolle immobiliari un po’ ovunque. Uno dei motivi principali di questa evoluzione va visto nel fatto che le alternative per investimenti sicuri sono poche e i rendimenti sono pure vicini a zero. Quindi anche ai grandi investitori istituzionali (in particolare le casse pensioni) si presentano scarse alternative per mettere a frutto i capitali di cui dispongono.

Paradossalmente anche talune politiche delle autorità monetarie, come gli interessi negativi praticati dalla Banca Nazionale Svizzera per i depositi presso di lei, favoriscono questa evoluzione. Infatti, a chi dispone di molti capitali conviene concederli in prestito a debitori molto affidabili a interesse leggermente negativo, piuttosto che lasciarli in deposito presso la Banca Nazionale a un costo molto più elevato.

Questa evoluzione si riflette ovviamente anche sul normale mercato ipotecario, che vede pure scendere rapidamente i tassi di interesse anche per impegni a media e lunga scadenza. Così i tassi per le varie scadenze si sono molto avvicinati e sono ormai o poco sotto o pochissimo sopra l’1%. Confrontando i prezzi di vari offerenti sul mercato si è potuto calcolare che per un credito ipotecario di un milione di franchi, della durata di 10 anni, un debitore può risparmiare fino a 52’000 franchi di interessi, rispetto alle condizioni applicate nove mesi fa. Allora la maggior parte degli esperti del settore prevedeva invece una tendenza all’aumento dei tassi di interesse.

Oggi succede esattamente il contrario: non solo si constatano i livelli più bassi della storia, ma si prevede che questi livelli possano durare anche qualche tempo. Varie banche centrali prevedono, infatti, di ridurre nuovamente i loro tassi di riferimento. Anche la stessa Federal Reserve americana, in parte anche dietro le pressioni del presidente Trump, ridurrà prossimamente i suoi tassi di interesse. La Banca Centrale Europea – che già persegue da tempo questa linea – potrebbe proseguirla o perfino intensificarla e altre banche nazionali dovranno seguire la tendenza.

Con quali conseguenze, cominciano a chiedersi tanto i mercati, quanto i teorici dell’economia. Viene, infatti, messa in dubbio una base fisica dell’economia e cioè che il capitale ha un prezzo. Il rovesciamento di questo principio comincia a dare segni preoccupanti. Per esempio il settore crediti ipotecari di alcune banche annuncia di aver perso clienti che hanno trovato un prestito «gratis». La cosa avveniva già da qualche tempo per clienti molto solidi e per prestiti a breve scadenza. Ora però la pratica si sta generalizzando e le banche lo fanno anche per evitare il tasso dello 0,75% per i depositi presso la BNS.

Uno studio recente della stessa BNS dice che oggi il 60% del denaro contante in Svizzera non viene utilizzato per i pagamenti. Si tratta di 45 miliardi di franchi che vengono tesorizzati, per evitare i costi dei conti bancari. Ma la situazione si ripercuote in modo drammatico sulle casse pensioni, che per garantirsi rendite sufficienti devono correre rischi maggiori sugli investimenti o aumentare l’immobiliare. Ma questo settore comincia a sentire il calo della domanda rispetto a un’offerta in crescita.

Un riflesso importante va infine visto anche nel mercato obbligazionario. Il denaro abbondante induce molte imprese a indebitarsi. La quotazione di questi prestiti tende a scendere. Quelli di prima qualità sono limitati, mentre crescono quelli con la qualifica BBB. Una situazione che si riscontra anche a livello mondiale, con l’indebitamento netto delle imprese rispetto al loro «cash flow» che è ormai al più alto livello di tutti i tempi. Il mercato secondario è in allarme, perché anche imprese di prima qualità si sono indebitate e un crollo della borsa è possibile.

Il giudizio diventa ancora più pessimistico se si considera che la facilità di indebitarsi induce molte imprese a lanciarsi sul mercato senza le necessarie premesse di riuscita. L’allargarsi di questo fenomeno potrebbe avere effetti pesanti sull’intera economia. Già ne risentono gli istituti di credito, che anche in assenza di inflazione non possono permettersi altre diminuzioni dei tassi di interesse, il che favorirebbe anche un ampliarsi degli effetti negativi della situazione eccezionale.