Quanto remunerare il capitale di vecchiaia?

La Commissione federale per la previdenza professionale suggerisce un tasso dell’1%, ma in realtà dovrebbe essere più basso. Il Consiglio federale, che deve decidere, ha finora preferito applicare un tasso «politico»
/ 16.09.2019
di Ignazio Bonoli

Alla storia (quasi) infinita della rimunerazione dei capitali di vecchiaia (in pratica il capitale accumulato da ogni assicurato in una cassa pensione), si aggiunge la proposta della Commissione federale per la previdenza professionale. Quest’ultima ha, infatti, deciso di chiedere al Consiglio federale di mantenere il tasso di rimunerazione del capitale di vecchiaia all’1%. Questo tasso si applica ovviamente per le pensioni della parte obbligatoria prevista dalla legge, che attualmente copre comunque solo il 40% del capitale di vecchiaia delle persone attive.

Già in passato le decisioni della Commissione avevano sollevato parecchie discussioni, soprattutto perché il Consiglio federale aveva preferito applicare un tasso politico piuttosto che quello tecnico elaborato dalla Commissione. Il governo ha comunque ancora qualche mese di tempo prima di decidere, ma si presume che se già la Commissione propone l’1%, anche il Consiglio federale si adeguerà, decidendo un tasso come quello dello scorso anno.

Questi tassi di rimunerazione riflettono ovviamente la generale tendenza al ribasso dei tassi di interesse e la stessa Commissione è apparsa divisa nel proporre una rimunerazione dell’1%. Alcuni membri avrebbero, infatti, preferito tassi situati fra lo 0,25% e l’1%. La scelta dell’1% si basa comunque sul fatto che, nel primo semestre di quest’anno, le finanze delle casse pensioni hanno avuto un’evoluzione positiva.

La scelta della Commissione si basa su una formula tecnica, che è stata comunque rielaborata lo scorso anno per tener meglio conto dell’evoluzione finanziaria. In precedenza, veniva attribuito un peso maggiore alle rimunerazioni dei prestiti a lunga scadenza della Confederazione, il che avrebbe portato – ai livelli attuali – a proporre un tasso ufficiale molto vicino allo 0%.

La nuova formula attribuisce un peso leggermente maggiore sia agli investimenti in azioni, sia a quelli in immobili. Il nuovo concetto è ovviamente soggetto a maggiori oscillazioni, ma mediamente dovrebbe portare a risultati leggermente migliori. Paradossalmente, però, un confronto con le formule precedenti rivela risultati non molto lontani da quelli di quest’anno, cioè lo 0,5% e, per i due anni precedenti, lo 0,5% e rispettivamente lo 0,6%.Per finire, una leggera maggioranza ha fatto pendere la decisione per l’1%, da raccomandare al Consiglio federale per il 2020. Questo perché la Commissione tiene conto anche di fattori come l’evoluzione dei salari e dei prezzi.

L’inflazione prevista per quest’anno è di circa lo 0,5% e quella per il prossimo anno di una cifra che dovrebbe ancora essere inferiore all’1%.Questi dati hanno comunque destato l’impressione che ancora una volta la decisione del Consiglio federale sarà più politica che tecnica, o in qualche caso anche cosmetica, con il risultato che sicuramente non scenderà sotto l’1%. Già lo scorso anno la Commissione aveva proposto lo 0,75%. Proprio in questa occasione il governo si era distanziato dalla Commissione, contrariamente a quanto fatto fino a quel momento, fissando l’1%.

Le organizzazioni padronali e le stesse casse pensioni preferirebbero un tasso inferiore ricordando che si tratta di un tasso minimo, che eviterebbe difficoltà alle casse più deboli e non impedirebbe alle altre di applicare un tasso superiore. Infatti, lo scorso anno, la media delle rimunerazioni applicate da tutte le casse pensioni era dell’1,5%. Si tratta a prima vista di cifre irrisorie, ma che assumono tutt’altro significato, se si considera che il livello medio delle garanzie di rendita del capitale di vecchiaia variava lo scorso anno tra il 4 e il 4,5%. In pratica, la rimunerazione media significherebbe dai 6 ai 7 miliardi di franchi in più che affluirebbero nelle casse pensioni.

Ma il rapporto tra il tasso di rimunerazione del capitale e il tasso di conversione dello stesso in rendite (oggi 6,8%, con tendenza a scendere al 6%) è piuttosto altalenante: più le rendite sono alte, più la rimunerazione del capitale per le persone attive è bassa. Però la politica decide ogni anno anche questa rimunerazione minima, benché il tasso di interesse non sia fissato dalla legge. Si tratta tuttavia di un segnale importante sul piano politico, mentre sul piano tecnico può contribuire ad aumentare il finanziamento da parte delle giovani generazioni a favore di quelle anziane. Finanziamento al quale le casse pensioni continuano a ricorrere con frequenza.