Più alloggi a pigione moderata?

Votazioni federali 9 febbraio - L’iniziativa lanciata dall’Associazione Svizzera Inquilini punta a rafforzare la presenza delle cooperative d’abitazione, gli oppositori lo ritengono irrealistico e molto oneroso
/ 03.02.2020
di Alessandro Carli

Confederazione e cantoni potrebbero essere costretti a costruire più abitazioni a pigione moderata, a condizione che popolo e cantoni accettino l’iniziativa dell’Associazione Svizzera Inquilini (ASI), il 9 febbraio prossimo. Partita col vento in poppa, gli ultimi sondaggi la danno in forte perdita di consensi. Se fosse approvata, la parte dei nuovi alloggi d’utilità pubblica, realizzata in particolare dalle cooperative edilizie, dovrà raggiungere il 10% delle nuove abitazioni in Svizzera. Per i contrari, si tratta di un obiettivo irrealistico, oltre che molto oneroso. I promotori dell’iniziativa, che contestano i costi di circa 120 milioni di franchi annui citati nell’opuscolo informativo federale, affermano invece che la strategia proposta consentirà di fermare l’ «ingordigia degli speculatori immobiliari» e di tornare a pigioni moderate.

Consiglio federale e Parlamento sono contrari all’iniziativa «Più abitazioni a prezzi accessibili», depositata il 18 ottobre 2016 con 104’800 firme, ritenendola inconciliabile con l’economia di mercato, costosa e illusoria. Per i contrari, nonostante il titolo apparentemente allettante, la proposta in votazione cela un approccio molto pericoloso e contrario al collaudato sistema elvetico.

I fautori sottolineano che in Svizzera ci sono troppo poche abitazioni a prezzi abbordabili. Confederazione e cantoni dovrebbero dunque contribuire ad aumentare la quota delle abitazioni appartenenti alle cooperative edilizie, onde raggiungere il citato 10%. Grazie a un diritto di prelazione, essi dovrebbero mettere a disposizione i terreni edificabili necessari a tale scopo. L’iniziativa mira anche a preservare le abitazioni in affitto a prezzi moderati. In questo senso, i poteri pubblici dovranno incoraggiare risanamenti che non comportino la perdita di questa tipologia di abitazioni.

Secondo il Governo, nel nostro Paese vi è nel complesso un numero sufficiente di abitazioni di buona qualità e a prezzi abbordabili. Le persone che cercano un alloggio hanno oggi più possibilità di scelta rispetto agli ultimi anni, anche a causa del crescente numero di abitazioni vuote. A detta dell’Ufficio federale di statistica (UST), il 1° giugno scorso si contavano in Svizzera 75’323 case e appartamenti sfitti, pari all’1,66%, ciò che conferma una tendenza in atto da 10 anni. In Ticino, la proporzione è assai superiore e raggiunge il 2,29%. A livello nazionale, sull’arco di 12 mesi, le abitazioni vuote sono aumentate di 3029 unità (+4,2%).

Alla luce anche di questa realtà, per il Consiglio federale gli interventi dello Stato sollecitati dai fautori dell’iniziativa non sono necessari. Nelle zone urbane, dove il fabbisogno è molto alto, la rigida regola del 10% di abitazioni nuove in mano alle cooperative edilizie sarebbe controproducente, dato che non permetterebbe un adattamento alle specificità locali del mercato locativo. Ove fosse necessario, cantoni e comuni possono già correggere il tiro, sfruttando le possibilità del diritto di prelazione esistenti. Inoltre, si dovrebbero edificare numerose abitazioni anche dove vi è già un’eccedenza.

Tuttavia, i fautori dell’iniziativa non vogliono saperne. Per loro è tempo di porre fine alla speculazione immobiliare. L’ASI, con la sinistra, i sindacati, le associazioni di inquilini e di proprietari fondiari, le organizzazioni giovanili e per la terza età, sostengono che la maggioranza dei locatari paga sempre di più per l’affitto, mentre gli investitori fanno benefici da primato. Dal 2005, gli affitti sono aumentati di quasi il 19% e incidono sul potere d’acquisto delle famiglie. Orbene, i committenti d’utilità pubblica offrono pigioni molto più contenute, non sottoposte alla legge del rendimento e dei rapidi profitti. Aumentando la loro quota su scala nazionale dal 4% al 10% – affermano i sostenitori del progetto – si permetterà alla popolazione di risparmiare fino a 150’000 franchi di affitto sull’arco di una vita.

Ma il Consiglio federale sottolinea che «realizzare tutte le richieste avanzate dai fautori dell’iniziativa graverebbe pesantemente sulle finanze federali e cantonali e comporterebbe per tutti gli interessati maggiori oneri amministrativi». Il governo ricorda pure che la Confederazione già promuove la costruzione di abitazioni di utilità pubblica, garantendo i prestiti della Centrale di emissione destinati a tale scopo. Ha inoltre istituito un «fondo di rotazione», attraverso il quale ai committenti d’utilità pubblica sono concessi mutui che fruttano interessi. Il fondo è così definito perché in esso vengono riversati gli ammortamenti che servono a finanziare nuovi mutui.

Dal 2003, questo fondo di rotazione ha permesso di costruire e rinnovare ogni anno circa 1500 abitazioni ad affitto moderato. Le misure finora adottate dalla Confederazione per promuovere le costruzioni di abitazioni di utilità pubblica si sono dunque dimostrate valide e vanno mantenute. Per aumentare il fondo di rotazione (dotato attualmente di 510 milioni di franchi) e a titolo di controprogetto indiretto all’iniziativa, le Camere hanno deciso, su proposta del governo, di stanziare un credito quadro di 250 milioni di franchi sull’arco di 10 anni. Questo credito permetterebbe di continuare a incoraggiare la costruzione di 1500 alloggi all’anno, pari alla media annuale registrata dal 2004.

Ma attenzione: il fondo di rotazione sarà alimentato soltanto se l’iniziativa popolare verrà respinta il 9 febbraio prossimo. Il citato credito permetterebbe all’edilizia di utilità pubblica di mantenere a circa il 4% la sua quota di mercato a livello nazionale. Eventuali misure supplementari a livello regionale o locale sono di competenza cantonale o comunale. Il Consiglio federale giunge dunque alla conclusione che «modificare la Costituzione federale, come chiede l’iniziativa, non è la soluzione giusta».

Eppure il Comitato d’iniziativa continua a ribadire che in Svizzera «il numero di abitazioni a prezzi accessibili è insufficiente». Nonostante tassi d’interessi ipotecari estremamente bassi, le pigioni aumentano, poiché i proprietari di immobili vogliono redditi sempre più elevati. L’iniziativa crea una maggiore offerta di abitazioni a prezzi accessibili, soprattutto per le famiglie e il ceto medio, visto che la pigione è la voce di spesa più importante nel bilancio di un’economia domestica.

Il Consiglio federale sottolinea però che per raggiungere la quota del 10% con gli strumenti di promozione esistenti, sarebbe necessario un numero di mutui cinque volte superiore a quello attuale. Secondo l’opuscolo informativo sulla votazione popolare, la Confederazione dovrebbe mettere a disposizione ogni anno 120 milioni di franchi. Ma nulla è sicuro: molto dipenderà dalle modalità d’applicazione dell’iniziativa in caso di accettazione popolare.

I fautori di quest’ultima hanno nel frattempo contestato il citato costo, definendolo ingannevole e fuorviante. Per loro non si tratta infatti di costi, ma di investimenti, dato che il fondo di rotazione concede prestiti rimborsabili per la costruzione di alloggi di utilità pubblica che fruttano addirittura interessi alla Confederazione. Non si deve dunque parlare di costi per 120 milioni, bensì di prestiti rimborsabili, sottolineano i fautori dell’iniziativa.

Gli oppositori temono che l’iniziativa possa scoraggiare i proprietari a realizzare risanamenti energetici, rallentando così l’attuazione della strategia energetica 2050. Essi sostengono che soltanto una piccola minoranza ne approfitterà, visto che appena un quarto degli occupanti di alloggi sovvenzionati rientra nel 20% della popolazione a reddito modesto. Sarebbe molto più efficace sostenere le famiglie meno abbienti con aiuti diretti.

Che cosa fare, dunque? Al di là dei costi presunti o effettivi, occorre promuovere maggiormente l’offerta di abitazioni a pigione moderata nell’ambito di un sistema che già opera in questo senso e nel momento in cui aumentano gli alloggi sfitti? La strategia proposta riuscirà veramente a placare gli appetiti degli speculatori? La consigliera agli Stati Marina Carobbio (PS/TI) – favorevole all’iniziativa – sostiene che «gli eccessivi costi dell’alloggio sono un grande problema anche in Ticino, che va risolto». Il suo collega Marco Chiesa (UDC/TI) – contrario al progetto – afferma che «la rigidità dell’iniziativa porterà ad avere abitazioni di utilità pubblica in regioni in cui non servono, a scapito di regioni che potrebbero averne bisogno».