Da quanto ci riportano i media il futuro dell’economia mondiale appare poco rassicurante. Una nuova ondata di protezionismo incombe dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, la stabilità dell’Eurozona è tuttora fragile e in Cina il sistema finanziario sembra minacciato da una crescita esorbitante dei crediti.
I pericoli che tutto ciò comporta non devono essere sottovalutati. Ma se guardiamo al passato ci accorgiamo che l’economia mondiale dimostra, nel complesso, una notevole resistenza. Negli ultimi settant’anni ha subito una contrazione un’unica volta, nel 2009, sulla scia della crisi dei mutui ipotecari negli Stati Uniti. Tuttavia, anche allora il calo del prodotto interno lordo globale è risultato appena dello 0,1%, grazie al fatto che la crescita dei paesi emergenti ha controbilanciato il deteriorarsi della congiuntura negli Stati Uniti e in Europa.
Queste sono notizie positive per gli investitori azionari con un lungo orizzonte temporale. Occorre tuttavia considerare che le borse tendono all’esagerazione e sono molto sensibili a una variazione delle prospettive in materia di utili societari. Le quotazioni di borsa registrano oscillazioni molto più massicce del prodotto interno lordo mondiale. Ecco perché è opportuno scaglionare nel tempo gli investimenti e diversificarli tra le aree geografiche, soprattutto nella situazione attuale, in cui alcuni indici azionari hanno raggiunto record assoluti. A chi predilige la cautela consigliamo di attendere l’esito delle presidenziali francesi. È poco probabile che la vittoria di Marine Le Pen scateni una recessione globale, ma provocherà sicuramente una correzione dei mercati azionari. Nell’ottica attuale un’eventuale flessione offrirebbe comunque l’opportunità di acquistare.