Nuovo progetto in bilico

Tassazione delle imprese - Sta per scadere il periodo della consultazione sul progetto che prevede un’imposta attenuata, ma uguale per tutti e un aumento degli assegni famigliari. I pareri sono molto contrastanti e si rischia il referendum
/ 20.11.2017
di Ignazio Bonoli

Manca meno di un mese al termine della consultazione, ma non si vede ancora un minimo di posizioni comuni, che possano evitare un nuovo fallimento della riforma dell’imposizione delle aziende. Come si ricorderà, il progetto di riforma dell’imposizione delle aziende III è caduto in votazione popolare il 12 febbraio 2017, a causa di un referendum lanciato dalla sinistra. Il responsabile delle finanze federali Ueli Maurer aveva detto di voler affrontare il tema con un nuovo progetto e già in giugno un gruppo di lavoro ha presentato un rapporto, nel quale si potevano constatare alcuni punti di accordo (vedi «Azione» del 19.6.17). In seguito, però, alcune posizioni si sono irrigidite.

Lo scopo del nuovo progetto è sempre quello della riforma respinta: trattenere in Svizzera holding, società di domicilio e miste che, a causa delle pressioni dell’UE e dell’OCSE, perderebbero i vantaggi fiscali di cui godono oggi. In futuro, queste società pagherebbero l’imposta ordinaria, per cui andrebbero trovate altre vie per ridurre la pressione fiscale. Molto discussa fin dall’inizio era la tassazione dell’utile aziendale, epurato dei tassi di interesse, su tutto il capitale proprio dell’impresa. Questa disposizione non è più contenuta nel nuovo progetto, che però prevede un aumento nella tassazione dei dividendi, nonché un aumento degli assegni famigliari. Si tratta in sostanza di concessioni a coloro che avevano promosso il referendum.

Per riuscire, il nuovo progetto ha bisogno del sostegno dell’economia e dei partiti di centro – destra, con cui però non è ancora stato trovato un terreno d’intesa. Alcune posizioni sono perfino molto distanti e vanno dal semplice rinvio del messaggio in Consiglio federale al tentativo di farlo passare secondo l’iter normale. I punti del disaccordo sono l’aumento delle imposte sui dividendi e la soppressione della deduzione degli interessi sul capitale proprio. All’aumento delle tasse sui dividendi si oppongono in particolare le medie e piccole aziende (PMI), che spesso sono di proprietà familiare. Qui siamo già alla minaccia di un eventuale referendum. Si lamenta però anche il canton Zurigo, le cui aziende avrebbero tratto largo profitto dalla deduzione degli interessi sugli utili. Zurigo invece, contrariamente a Zugo o Ginevra, non potrebbe trarre molto profitto da una generale riduzione delle imposte sulle società.

Si potrebbe rimediare concedendo ai cantoni la facoltà di fissare queste deduzioni, magari in forma ridotta. La Camera di commercio di Zurigo ha preparato uno strumento mirato in particolare per quelle società che operano a livello internazionale. Rinasce però già qui l’opposizione della città di Zurigo che teme per il proprio gettito fiscale. Un accordo fra Cantone e Città è comunque indispensabile per eventualmente introdurre il principio nella nuova riforma.

Tutto il resto del paese comincia però a prendere coscienza dell’importanza di Zurigo quale centro economico, il cui Cantone è anche il maggior contribuente alla compensazione finanziaria intercantonale. Molti pensano perciò che una legge che va bene a Zurigo, va bene per tutto il paese, nell’ambito della concorrenza fiscale internazionale. Se ciò non fosse possibile – aggiungono anche i rappresentanti dell’artigianato – sarebbe meglio ricominciare tutto da capo. Da Zurigo viene pure una viva protesta da parte dello «Swiss Family Business», pronto a contrastare la legge che ritiene «un compromesso fra grandi gruppi e la sinistra». Il consigliere federale Ueli Maurer, zurighese, probabilmente non se lo aspettava. Tanto più che un mancato accordo fra gli ambienti più interessati potrebbe creare problemi alla «Riforma 17» già alle Camere federali, senza contare perfino le chiare minacce di referendum «da destra».

Quanto alla sinistra, non si sa se si accontenterà dell’aumento degli assegni famigliari (che c’entra molto poco con la tematica), oppure se farà un’opposizione di principio a una riduzione di imposte per le società e a una diminuzione dell’impatto generale sui gettiti fiscali della Confederazione e dei Cantoni. Questi ultimi sono pure divisi sui modi e sulle conseguenze dell’applicazione della nuova riforma. L’aumento degli assegni famigliari, dettati da una legge federale, non li entusiasma, così come la riduzione del gettito delle persone giuridiche. I Cantoni sono però disposti ad accettare una legge equilibrata e proponibile anche a livello di UE e OCSE. L’UE sta del resto preparando una nuova «Lista nera» per i «Paradisi fiscali». La Svizzera non ci sarebbe, ma se non trova una soluzione nell’ambito delle imposte delle società speciali potrebbe rientrarci. Intanto anche i Cantoni non possono più aspettare molto. Del resto Vaud ha già deciso da solo un passo verso la riduzione di carichi fiscali sulle società. Altri seguiranno?