Modello scolastico confermato

A Lucerna il 60% dei cittadini boccia l’iniziativa per una sola lingua alle elementari, si continuerà dunque ad insegnare inglese dalla terza e francese dalla quinta - La strategia adottata dai cantoni nel 2004 resiste
/ 02.10.2017
di Marzio Rigonalli

Nel canton Lucerna si continuerà ad insegnare due lingue straniere nella scuola elementare: l’inglese a partire dal terzo anno scolastico ed il francese dall’inizio del quinto anno. Così ha deciso il 57,6% dei votanti che ha respinto l’iniziativa cantonale: «Solo una lingua straniera nelle scuole elementari». L’iniziativa era stata promossa dalle associazioni degli insegnanti, che invocavano l’attuale carico eccessivo che l’insegnamento di due lingue straniere imporrebbe agli allievi, ed aveva ricevuto l’appoggio di alcuni partiti politici e dell’Unione svizzera delle arti e mestieri. L’iniziativa non diceva quale lingua straniera avrebbe dovuto essere insegnata, ma la maggior parte degli osservatori vi ha visto un attacco sferrato contro il francese a vantaggio dell’inglese. Il governo ed il parlamento cantonali avevano raccomandato di respingere l’iniziativa.

Il voto è avvenuto lo scorso 24 settembre, in parallelo con l’ultima votazione federale, ed allunga la lista di decisioni analoghe prese in alcuni cantoni della Svizzera tedesca negli ultimi anni. Nel 2015, il canton Nidvaldo respinse con il 60% dei voti un’iniziativa molto simile a quella bocciata a Lucerna. Lo scorso mese di maggio, toccò al canton Zurigo respingere, con una percentuale analoga, un’iniziativa che chiedeva pure d’insegnare nelle elementari una sola lingua straniera. E poco dopo, il parlamento cantonale turgoviese, dopo un lungo braccio di ferro con il governo, affossò, anche se con pochi voti di differenza, il progetto che chiedeva di sopprimere l’insegnamento del francese nella scuola elementare e di rinviarlo alla scuola secondaria.

Il no espresso dai votanti lucernesi rafforza il cosiddetto modello 3/5, ossia la strategia linguistica approvata dai cantoni nel 2004. Il modello prevede d’insegnare la prima lingua straniera a partire dal terzo anno scolastico e la seconda lingua straniera a partire dal quinto anno. I cantoni sono liberi di scegliere quale delle due lingue straniere va insegnata per prima. L’intesa intercantonale si è imposta rapidamente ed oggi vien adottata ed applicata nelle scuole elementari dalla maggior parte dei cantoni. Con la bocciatura dell’iniziativa, il canton Lucerna ha così evitato di diventare un’isola scolastica nella Svizzera centrale, per lo meno per quanto concerne l’insegnamento delle lingue straniere. Un’isola che avrebbe potuto creare problemi alla mobilità ed alle famiglie che, per ragioni professionali od altre, si spostano facilmente da un cantone all’altro.

Ci si può chiedere ora se i risultati delle votazioni avvenute nei cantoni Nidvaldo, Zurigo e Lucerna, nonché nel parlamento turgoviese, bastino per portare un po’ di tranquillità sul fronte dell’insegnamento delle lingue straniere nella Svizzera tedesca. La risposta è negativa, perché altri analoghi appuntamenti sono già programmati. A Basilea Campagna è pendente un’iniziativa che chiede d’insegnare una sola lingua straniera nelle elementari. Questa volta vien preso di mira l’inglese e non il francese. Nei Grigioni si voterà presto su un’iniziativa popolare che chiede d’insegnare una sola lingua straniera nelle elementari e prevede l’inglese per gli allievi di lingua tedesca ed il tedesco per gli allievi di lingua italiana e di lingua romancia. L’iniziativa è stata combattuta dagli italofoni e dai romanci, poiché l’hanno ritenuta offensiva nei confronti delle minoranze cantonali, nonché pericolosa per l’equilibrio linguistico del cantone. Il governo ed il parlamento retici hanno dichiarato l’iniziativa contraria ai principi costituzionali in vigore, ma il Tribunale federale l’ha giudicata valida. Nel canton Zugo, infine, il Gran Consiglio ha approvato e trasmesso al governo una mozione dell’UDC e del PLR, che chiede di abolire l’insegnamento del francese nelle scuole elementari. In realtà, il parlamento cantonale ha respinto la mozione con 40 voti contrari contro 34 a favore, ma il suo regolamento prevede che una mozione non deve essere trasmessa al governo soltanto quando i contrari raggiungono  almeno i due terzi dei votanti.

Resta da capire perché l’insegnamento delle lingue straniere crei tante divergenze e tanta agitazione tra i confederati di lingua tedesca. Nel secolo scorso, la questione non è praticamente mai emersa. Le prime avvisaglie si sono registrate soltanto alla fine del secolo e le prime votazioni cantonali sul tema sono avvenute venti anni or sono. Da allora si contano più di dieci votazioni cantonali su iniziative che chiedevano d’insegnare una sola lingua straniera nelle scuole elementari. A Zurigo, un cantone molto importante per l’indirizzo dell’insegnamento nella scuola dell’obbligo in tutta la Svizzera tedesca, tra il 2001 ed oggi ci sono state ben tre votazioni popolari su altrettante iniziative che chiedevano di limitare l’insegnamento ad una sola lingua straniera. Tutte e tre le iniziative sono state respinte. Probabilmente, sarà difficile trovare un altro argomento in grado di generare così tante votazioni popolari in diversi cantoni della Svizzera tedesca.

Due almeno sono le ragioni che si nascondono dietro a queste battaglie sull’insegnamento delle lingue straniere. La prima risiede nelle preferenze linguistiche degli svizzeri tedeschi. Non è un mistero che la stragrande maggioranza di loro preferisce l’inglese al francese. La lingua di Shakespeare è più vicina alla loro lingua e loro, con qualche buona ragione, la giudicano più facile da imparare e da assimilare. Inoltre, considerano la conoscenza dell’inglese un importante atout in molte carriere professionali, talvolta addirittura determinante, e sicuramente più valorizzante della conoscenza della lingua francese. 

La seconda ragione emerge da una progressiva disattenzione nei confronti del plurilinguismo, ossia di una parte importante della quintessenza elvetica. È un fenomeno che tocca tutta la Svizzera, quella tedesca, quella italiana e, forse, più di tutto quella romanda. La conoscenza reciproca delle comunità linguistiche del paese non è sempre vista come un valore che meriti grande attenzione. Talvolta anche l’esistenza di una comunità linguistica e dei suoi diritti vien sopraffatta da altre considerazioni, da altri interessi e da tante ambizioni personali. Per esempio, durante la campagna elettorale in vista della successione del consigliere federale Burkhalter, i due candidati romandi si sono profilati con dichiarazioni sorprendenti, praticamente offensive per gli svizzeri italofoni. Isabelle Moret ha dichiarato che, grazie ai nuovi collegamenti ferroviari, Lugano è praticamente un sobborgo di Zurigo e che Ignazio Cassis poteva essere considerato quasi uno svizzero tedesco. Pierre Maudet ha aggiunto che lui poteva benissimo risolvere i problemi del canton Ticino e che la presenza di un italofono in Consiglio federale non era indispensabile. Sono parole pronunciate durante una campagna elettorale, certo, ma da persone che aspiravano alla massima carica politica del paese. Sono dichiarazioni che hanno tradito un certo distacco dai valori tipicamente elvetici, in termini di conoscenza reciproca, di rispetto dei diritti delle minoranze, di valorizzazione delle diversità, nonché di convivenza pacifica. Nel contesto elvetico, la conoscenza delle lingue rimane un valore che va continuamente stimolato e promosso, perché permette di avvicinarci ad altre realtà, di scoprirle, di rispettarle e di arricchirci culturalmente. Il plurilinguismo, quindi, è una ricchezza che la scuola deve continuare a far sua ed a difendere con determinazione.