Le imprese, pilastro dell’economia svizzera

In occasione della giornata dell’imprenditore è stata ricordata la figura di Alfred Escher, promotore tra l’altro della linea ferroviaria del San Gottardo. Evidenziati anche gli apporti delle imprese all’economia svizzera di oggi
/ 18.03.2019
di Ignazio Bonoli

La giornata dell’imprenditore, festeggiata in tutta la Svizzera e promossa dal Credit Suisse, ha avuto quest’anno un accento particolare, perché ricordava i 200 anni della nascita di Alfred Escher. Sicuramente Escher fu uno dei maggiori imprenditori svizzeri, con un’attività poliedrica coniugata anche con un’attività politica in Consiglio nazionale e di docente universitario. Fra le opere maggiori da lui promosse vanno ricordate la fondazione del Politecnico di Zurigo, la creazione della banca Credito Svizzero e soprattutto la costruzione della linea ferroviaria alpina del San Gottardo. Quale riconoscimento per la grande opera, Lugano gli concesse la cittadinanza onoraria nel 1871. L’accumulo di cariche (fu anche tre volte presidente del Nazionale) e la personalità dominante, accompagnata da un ideale liberale intransigente, gli procureranno molti nemici, che lo definirono «barone federale». In molti si opposero ai suoi metodi e lo costrinsero a lasciare molte cariche.

Ma la giornata dell’imprenditore è servita anche per fare il punto sull’economia svizzera ed evidenziare alcune cifre importanti. Si è così ricordata l’evoluzione del prodotto interno lordo, partito a un livello eccezionalmente elevato nel 2010 ha subito un crollo nei primi due anni di crisi, più che dimezzando il tasso di crescita nel 2012 (+1,2%), superandolo in seguito e stabilizzandosi a 668,572 miliardi di franchi nel 2017 (+1,9% sull’anno precedente). Questo risultato è ottenuto soprattutto nel settore dei servizi (73,8%) e in quello industriale (25,5%), mentre il settore primario (soprattutto agricoltura) copre soltanto lo 0,7% del totale. Nei confronti internazionali, la Svizzera occupa generalmente buone posizioni. L’indice dello sviluppo imprenditoriale globale la pone al secondo posto dietro solo agli Stati Uniti. L’indice della Banca mondiale sul clima imprenditoriale la colloca al 38. rango, ma con punte di eccellenza nell’approvvigionamento elettrico, nella registrazione delle proprietà e nella fiscalità. Il numero di imprese attive nel 2016 era di 601’755, due terzi delle quali nei servizi, il 15% nell’industria e il 9% nel primario. Imprese che offrivano 4,4 milioni di posti di lavoro.

Ma lo sviluppo continua: nel 2018 sono state create 43’174 nuove imprese registrate nel registro di commercio (soprattutto nei servizi). Il 35,3% di queste imprese sono state fondate da donne e il 9,7% da uomini e donne insieme. L’economia svizzera è tuttavia dominata da piccole e medie imprese, soprattutto a carattere familiare. Tre quarti delle circa 585’000 piccole e medie imprese svizzere sono di proprietà di famiglie, cioè dei fondatori.

In Svizzera, le imprese del settore industriale e artigianale occupano soltanto l’8% delle superfici utili. Il 49% è occupato da immobili, il 31% dai bisogni del traffico, il 6% da terreni di sport e divertimenti, nonché zone verdi; un altro 6% ha invece destinazioni particolari. Queste aziende, con 4,4 milioni di posti di lavoro, occupano anche 218’539 apprendisti (dati 2017), il 90% dei quali con attestato federale di formazione di base.

I tempi di lavoro in media sono di 42,6 ore settimanali, superate solo dall’Islanda (42,9 ore) e seguite da Gran Bretagna (40,6 ore) dalla Germania (40 ore) e da Finlandia (37,8 ore) e Francia (37,6 ore). La media dei 28 paesi UE è di 39,4 ore settimanali. Nel 2017, sono state prestate globalmente in Svizzera 7,861 miliardi di ore lavorative. Il costo orario del lavoro in Svizzera era di 60,05 franchi in media nel 2016 nel settore secondario e terziario.

Nel 2017, l’Ufficio europeo dei brevetti ha registrato 7283 domande provenienti dalla Svizzera, un livello record. Nel calcolo per milione di abitanti, la Svizzera è nettamente in testa in Europa con 884 annunci. Molte aziende svizzere lavorano per l’esportazione. Il valore dell’export elvetico, nel 2018, ha raggiunto i 233,146 miliardi di franchi. Anche qui si tratta di un nuovo primato, seguito dalle importazioni, che hanno raggiunto i 201,8 miliardi. La parte del leone spetta all’industria chimica e farmaceutica, con 44,8%, seguita da macchine ed elettronica (14,4%), dell’orologeria (9,1%), dagli strumenti di precisione (7,2%), dai metalli (6,2%) e dai gioielli (5%). Da notare anche che il consumo di energia è dovuto in misura del 36,3% al traffico, del 27,8% alle economie domestiche, del 18,5% all’industria e del 16,4% ai servizi.

Le statistiche internazionali pongono generalmente la Svizzera nei primi posti per la concorrenzialità. Ma la lotta è dura e richiede, oltre allo spirito imprenditoriale, una produzione di qualità e molta innovazione. Da tempo si pone anche il problema della successione nelle molte piccole e medie aziende. Secondo studi recenti, nei prossimi anni, ben 73’786 aziende si troveranno confrontate con questo problema. Finora circa il 45% delle aziende trova la soluzione nell’ambito familiare, il 30% con i collaboratori e il 25% con persone esterne all’azienda.