Per la prima volta dal 2009, la Svizzera non figura più in testa alla speciale classifica dei paesi più competitivi. L’annuale rapporto del Forum economico mondiale (WEF) la situa, infatti, dietro Stati Uniti, Singapore e Germania. La notizia è stata data con un certo rilievo dalla stampa svizzera, anche se i risultati di quest’anno del «Global Competitive Report» devono tener conto in una certa misura del cambiamento del metodo di valutazione dei vari paesi. Secondo gli estensori del rapporto, però, il nuovo metodo «coglie perfettamente le dinamiche dell’economia globale nella quarta rivoluzione industriale».
Lo scopo dell’indagine resta comunque sempre quello di chiarire il grado di competitività internazionale di ogni paese analizzato. Negli ultimi nove anni la Svizzera è sempre risultata in testa alla graduatoria, mentre quest’anno viene classificata al quarto posto. In testa alla graduatoria figurano invece gli Stati Uniti (grazie alla politica economica di Trump?). Il fatto non costituisce però una novità assoluta: infatti, la scorsa estate la Svizzera non figurava già più al primo posto nel rapporto allestito dall’IHD.
Un esame più ravvicinato del rapporto WEF mette in evidenza che la nuova posizione in classifica della Svizzera non è dovuta a fattori economici veri e propri, ma – per esempio – all’incertezza che caratterizza i futuri rapporti con l’Unione Europea, nonché all’avvicinarsi di votazioni importanti come quella sulla revisione dell’AVS, accompagnata dal nuovo progetto sulla fiscalità delle imprese, su cui grava la minaccia di un nuovo referendum.
Come già accennato, anche il cambiamento di metodo d’indagine ha una certa importanza sulle classifiche di quest’anno. La scelta e la ponderazione dei parametri principali (oltre un centinaio), che vengono poi raggruppati in 12 indicatori, sono state completamente rivedute. Il che non modifica però sostanzialmente il risultato globale. Infatti, se si fosse usato lo stesso metodo per l’indagine dello scorso anno, la Svizzera sarebbe comunque stata classificata al quarto posto.
Il risultato di quest’anno è dovuto anche a fattori particolari, come ad esempio il nuovo piano scolastico, che non permette più una graduatoria significativa degli allievi migliori. Ma, al di là di questi singoli aspetti, nella valutazione dei parametri riassuntivi la Svizzera conserva sempre un posto di preminenza nella salute e nella stabilità macro-economica del paese, vicine al 100%. Sotto il 95% troviamo l’infrastruttura, mentre tra l’85 e il 90% vi sono il sistema finanziario, l’educazione e la formazione.
Che cosa influisce perciò negativamente sulla valutazione globale della competitività della Svizzera? Già lo scorso anno notavamo che taluni parametri non sono confrontabili. Per esempio, si rimprovera alla Svizzera una scarsa infrastruttura portuale. Ma si tratta di un paese che ha un solo porto commerciale internazionale e, per di più, fluviale! Analogamente la classifica attorno al 65% dell’ampiezza del mercato interno è dovuta alle dimensioni del paese stesso, nonché alla scarsità di materie prime che obbligano a ricorrere a molte importazioni. Ma, tra i punti deboli, figurano il mercato dei prodotti, molto regolamentato e che soffre della complessità delle tariffe doganali, nonché le difficoltà e i costi per creare un’azienda.
Tra i punti di forza vengono considerate (sotto il 75%) la dinamica degli affari e (sotto l’80%) l’introduzione dell’informatizzazione e le istituzioni. Appena sopra, invece, il mercato del lavoro e la capacità di innovare. Nella valutazione dei nuovi indicatori, inoltre, riveste un ruolo molto importante la capacità di adeguarsi rapidamente a quella che il WEF definisce la quarta rivoluzione industriale. Per la crescita economica di lungo periodo sono indispensabili la forza dell’innovazione, il capitale umano, la capacità di adeguarsi rapidamente e una certa agilità.
Alcune critiche al rapporto possono essere mosse per la valutazione dell’inflazione (vicina a zero in Svizzera e ottimale al 5% secondo il WEF), oppure nella preferenza per un periodo scolastico più lungo, invece dell’ottimo sistema duale di formazione. Nel commentare il rapporto, l’economista del WEF Thierry Geiger ha fatto notare che un buon indicatore globale va generalmente di pari passo con un elevato reddito pro-capite della popolazione. Sotto questo aspetto la Svizzera non ha nulla da temere. Questa può anche essere una spiegazione del divario di ricchezza fra i paesi. Anche sulla base degli indicatori di competitività, il presidente esecutivo del WEF ha detto, non a caso, di prevedere un allargarsi del fossato globale fra chi coglierà le esigenze del momento e chi non le capirà. In ogni caso saranno le aperture dei mercati che favoriranno il progresso e non il contrario.