I rappresentanti a livello ministeriale dei 22 stati membri dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) si riuniscono di regola ogni 3-4 anni in una conferenza che deve decidere la strategia e le politiche da applicare a breve e medio termine oltre a fissare il budget necessario per condurre a buon fine tutte le iniziative votate. Proprio l’1 e 2 dicembre scorsi, a Lucerna, si è tenuta la Conferenza 2016.
L’ESA è un’organizzazione creata nel 1975. Volle mettere in comune le risorse per organizzare una industria competitiva, in grado di emergere a livello mondiale nella conquista e utilizzazione dello spazio, con ricadute positive per tutti i cittadini. Aderirono all’idea 10 nazioni, tra le quali la Svizzera. Grazie al coordinamento delle risorse intellettuali e finanziarie degli Stati membri, l’ESA fu subito in grado di proporre e realizzare delle attività di successo. A turno i paesi membri presiedono il Consiglio dei ministri dell’organizzazione e 4 anni fa, per la prima volta, toccò alla Svizzera, in coabitazione col Lussemburgo. Il nostro segretario di Stato Mauro Dell’Ambrogio ha ricoperto il ruolo di presidente per la Svizzera e ha organizzato e co-presieduto la Conferenza Ministeriale di Lucerna. Il budget dell’Agenzia supera i 4 miliardi di euro all’anno. Ogni membro paga una quota proporzionale
al suo prodotto interno lordo. Per la Svizzera il contributo è fissato al 3,75%, che equivale a un contributo annuo di 150 milioni di euro. Vi è da notare che il versamento è largamente compensato in commesse per l’industria, lavori di ricerca per le università e ricadute di interesse generale. I temi all’ordine del giorno della Conferenza di quest’anno riguardavano il futuro dell’Europa nello spazio, con il prolungamento dell’impegno con la Stazione spaziale internazionale (ISS), il finanziamento dei programmi per gli anni 2017-2021 e, per lo stesso periodo, la gestione del Centro spaziale guianese da dove avvengono i lanci dei satelliti, oltre ad alcuni progetti specifici.
Complessivamente i ministri presenti hanno votato uno stanziamento di 10,3 miliardi di euro. Si è confermata la prosecuzione dell’impegno europeo per la ISS, la cui vita sarà prolungata fino al 2024. Finora mancava solo l’OK dell’ESA, perché vi era già stato un impegno formale degli altri partner internazionali, l’americana NASA, la JAXA giapponese, la russa Roscosmos. Per «pagare» l’accesso dei suoi astronauti sulla ISS, l’Agenzia europea ha anche confermato che svilupperà il modulo di servizio della seconda capsula Orion. Da quando lo Shuttle ha cessato i suoi voli, gli americani non hanno più una navetta per mandare uomini nello spazio e il cambio semestrale degli equipaggi sulla ISS è per ora garantito soltanto dalle capsule russe Soyuz.
La NASA già da anni sta lavorando alla costruzione di Orion, la sua nuova capsula per i voli abitati. Sarà montata sul razzo SLS (Space Launch System) anch’esso in fase di progettazione, che sarà il più potente mai costruito. Quando sarà pronto, si condurranno due test senza equipaggio portando Orion a girare attorno alla Luna con successivo rientro a Terra. Solo allora, se la tecnologia si dimostrerà affidabile e le finanze lo permetteranno, si rispedirà l’uomo nello spazio aperto e forse su Marte. Per i propri lanciatori l’ESA a Lucerna ha votato 1611 milioni di euro. Verranno completati progetti già ben avviati, come l’ultimazione del nuovo razzo Ariane 6 e l’evoluzione del lanciatore leggero Vega C. Vega evolution sarà un piccolo ma altamente innovativo lanciatore, con un motore a propellente liquido costruito in Italia: 83 milioni ne finanzieranno lo studio.
La Svizzera è molto interessata a questo settore, nel quale ha importanti collaborazioni. Fin dall’inizio i gusci montati in cima ai razzi, che proteggono i satelliti durante le fasi di lancio per poi liberarli nell’orbita voluta, sono forniti dall’industria svizzera. Come pure elementi dell’attrezzatura necessaria per trasportare in modo sicuro i satelliti fino ai siti di lancio. Accompagnate dallo slogan pubblicitario «La Svizzera fa nello spazio quello che meglio sa fare sulla Terra» le imprese di casa nostra hanno fornito strumenti interi o parti di strumenti, come gli orologi atomici montati sui satelliti del programma Galileo (il sistema di navigazione satellitare civile globale) che presto farà le stesse funzioni dei concorrenti: il sistema di posizionamento GPS, in mano al Dipartimento della difesa americano, e il sistema GLONASS russo. Rivestiva un grande interesse per la Svizzera anche la conferma del finanziamento di CHEOPS (CHaracterising ExOPlanets Satellite), una pietra miliare nella partecipazione svizzera alle ricerche dell’ESA.
La Ministeriale ha stanziato 172 milioni a sostegno dei programmi scientifici e ben 1452 milioni di euro per l’esplorazione spaziale. La missione CHEOPS, diretta dall’Università di Berna in collaborazione con l’Università di Ginevra e altri attori nazionali, è la prima nuova piccola missione tutta concepita e preparata in Svizzera e operata dall’ESA. Dovrà occuparsi degli esopianeti, cioè di quei pianeti che orbitano attorno a una stella che non è il Sole. Il primo esopianeta lo scoprirono nel 1995 l’astronomo svizzero Michel Mayor e il francese Didier Queloz. Una volta capito come si faceva a scovarli, in 20 anni ne hanno trovati moltissimi.
Il fatto che esistano pianeti simili alla Terra che girano attorno a una stella ha stimolato la fantasia e rinvigorito il dibattito sulla possibile presenza di altre forme di vita nell’Universo. CHEOPS si interesserà alle stelle brillanti più vicine, di cui sappiamo già che sono al centro di un sistema planetario. La missione potrebbe partire già nel 2017.
Altra missione confermata, la seconda parte di ExoMars. Ci volevano ancora 440 milioni. Ricorderete che recentemente ExoMars ha piazzato correttamente il satellite TGO (sul quale c’è anche uno strumento dell’Università di Berna) nell’orbita di Marte e ha fatto scendere un satellite figlio, la sonda Schiapparelli, sul pianeta. Per un errore tecnico legato ai comandi Schiapparelli si è schiantata sul suolo marziano. Avrebbe proprio dovuto collaudare la capacità di atterraggio perché nel 2021 si prevede di far scendere un rover dell’ESA a scavare il terreno di Marte alla ricerca di vita passata e presente.
L’Italia, che ha grandi interessi nella missione, si è accollata la spesa di 162 milioni, circa il 45% della somma mancante, pur di andare avanti. La Germania, scettica dopo il crash di Schiapparelli, è stata parzialmente sostituita dal contributo di Francia e Gran Bretagna, e quindi il programma ExoMars verrà completato. Forse la Germania, che è il più grande finanziatore dell’ESA davanti a Francia e Italia, voleva concentrare i suoi sforzi su AIM, una missione a conduzione tedesca che avrebbe dovuto portare nel 2020 una sonda sull’asteroide Didymos. Però la Conferenza l’ha cassata.
Grazie alla partecipazione all’ESA diversi istituti e imprese svizzere hanno potuto collaborare a oltre una settantina di moduli di programmi e partecipare con successo a parecchie missioni. Le scoperte scientifiche, i progressi tecnologici e le moltissime applicazioni che derivano dal settore spaziale riempiono la nostra vita, con ricadute che spesso ne migliorano la qualità. Non da ultimo ci aiutano, quando sono accompagnate dalla volontà politica, nella salvaguardia dell’ambiente. Per questo capitolo sono stati stanziati 1370 milioni di euro fino al 2025. La Svizzera alla Conferenza Ministeriale di Lucerna ha fatto bella figura. Ora la presidenza passa alla Spagna, col sostegno di tutti: le opportunità sono solo da cogliere.