All’inizio fu la carta di credito. Un tesserino di plastica che sostituisce mazzette di soldi. Poi arrivò il bancomat, un marchingegno che emette denaro. Poi lo smartphone, che permette di pagare ed effettuare transazioni finanziarie con due clic sul telefonino. Negli ultimi anni Uber sostituisce i taxi, Airbnb fa concorrenza agli alberghi, l’e-commerce mette in crisi i negozi. Google, Facebook e compagnia ci controllano e sorvegliano. La rivoluzione digitale sta cambiando il mondo. Il 93% degli svizzeri possiede uno smartphone e il 78% lo usa regolarmente per gestire i pagamenti. Ora, accanto alla moneta, c’è chi utilizza la blockchain, le criptovalute, bitcoin e simili.
Ecco, questi ultimi strumenti finanziari fanno parte della tecnofinanza, detta fintech, che rappresenta il futuro delle trasformazioni in atto nel mondo delle banche, delle assicurazioni e delle società fiduciarie.
Anche il Ticino è confrontato con questi cambiamenti e cerca di stare al passo con i tempi. A questo scopo è stato presentato recentemente lo studio «Fintech: evoluzione e opportunità per il Canton Ticino» curato dalla Fondazione centro di studi bancari e sostenuto dal Dipartimento delle finanze e dell’economia. La tecnofinanza viene definita così: «l’applicazione di soluzioni tecnologiche volte a migliorare, innovare e/o ridefinire processi, prodotti, servizi e canali distributivi del settore finanziario».
Sintetizzando e semplificando possiamo annoverare nel panorama fintech: le blockchain e le criptovalute, il crowdfunding (pratica di microfinanziamento dal basso), i pagamenti online, i big data (insieme di tecnologie e metodologie di analisi dei dati), l’intelligenza artificiale, il machine learning (apprendimento automatico), le piattaforme informative e transazionali.
In Ticino le imprese di questo settore nascente che rivolgono i propri servizi al settore finanziario sono 18, e attorno a queste ve ne sono altre 16. Sono quasi tutte piccole società, start up, con al massimo 15 dipendenti. Il nostro cantone è interessante per questo settore perché dispone di una rete di strutture particolarmente adatte: l’Istituto Dalle Molle di Studi sull’intelligenza artificiale (IDSIA), il Centro svizzero di calcolo scientifico, L’Università della Svizzera italiana, la SUPSI. Non è dunque un caso se UBS ha deciso di creare in Ticino un centro di studi sull’intelligenza artificiale che dovrebbe impiegare un’ottantina di persone.
La piazza finanziaria ticinese si è trasformata radicalmente negli ultimi anni. Dal 2000 al 2015 il numero delle banche è passato da 68 a 49, gli impieghi da 8230 a 6192, il gettito fiscale cantonale da quasi cento milioni di franchi a 31 milioni. L’orientamento verso il mercato italiano ha creato, nel corso degli ultimi cinquant’anni, una monocoltura bancaria che oggi non regge più.
Le banche devono fare i conti con questi nuovi strumenti, ma sono le piccole start up protagoniste della nuova tendenza. L’attenzione maggiore del fintech è rivolta verso i Millennials, i giovani nati tra gli anni 80 e il 2000. Si stima che questa popolazione avrà per le mani una ricchezza globale di 23 miliardi di euro entro il 2020, che verrà gestita con strumenti digitali. Da uno studio del 2017 su scala globale, risulta che i Millennials pensano di affidarsi a Google, Facebook o Amazon per la gestione delle loro finanze. Ecco dunque con chi dovrà misurarsi il sistema bancario. La banca tradizionale, che funge da intermediario tra chi concede e chi ottiene denaro, dovrà confrontarsi con nuovi attori che permettono di realizzare scambi diretti, scegliendo tra competizione o complementarietà.
Anche per questo motivo il Consiglio federale ha modificato l’ordinanza sulle banche lo scorso luglio, per ridurre gli ostacoli che limitano alle imprese tecnofinanziarie l’accesso al mercato e poter rafforzare la competitività della piazza finanziaria svizzera.
«Le fintech – ci dice il professor Sergio Rossi, dell’Università di Friburgo – possono permettere al settore finanziario ticinese di ridurre i costi del personale in quanto aumentano la produttività del lavoro e consentono di sostituire un certo numero di collaboratori con l’intelligenza artificiale come nel caso dei robot-advisor per la clientela del ceto medio. Le fintech offrono anche delle opportunità per penetrare nuovi mercati, come quello delle «cripto-valute» e del crowdfunding, che però nascondono anche diverse insidie che le società finanziarie dovranno conoscere bene per evitare di creare dei problemi all’insieme dell’economia».
Sarà necessario applicare un’adeguata regolazione per evitare speculazioni che potrebbero minare la stabilità del paese. Il Ticino si sta profilando come regione attrattiva per l’ecosistema fintech e il Dipartimento delle finanze e dell’economia intende favorisce lo sviluppo di questo settore innovativo.
Alcuni strumenti fintech (criptovalute, ecc.) possono anche rappresentare dei rischi con impatti negativi. «Ogni innovazione tecnologica porta con sé opportunità e rischi» sottolinea Christian Vitta, direttore del DFE. «Fra questi ultimi, nell’ambito del fintech rientra sicuramente quello della stabilità finanziaria. Ogni rischio va gestito e per farlo al meglio occorre comprendere il fenomeno e seguire da vicino le tendenze e le dinamiche in atto. In questo senso, un valido esempio è la Blockchain, la tecnologia su cui si basano le criptovalute: di recente, a livello nazionale, è stato costituito un gruppo di lavoro, di cui faccio parte, con l’obiettivo di definire le condizioni quadro per lo sviluppo di attività in questo settore. Tutti riconoscono che la tecnologia sviluppata nel fintech è interessante; i rischi sono piuttosto identificati nel suo utilizzo in determinati ambiti, come ad esempio quello monetario con l’introduzione delle criptovalute».
La questione delle ripercussioni della rivoluzione digitale sul mercato del lavoro è cruciale: sarà inevitabile una riduzione di addetti, ma nasceranno anche nuovi profili professionali. Una formazione professionale adeguata sarà indispensabile per coloro che rischiano di essere estromessi dalle aziende. «Seppur oggi nessuno può dire con precisione quali saranno gli effetti» ci dice Christian Vitta «siamo già certi che vi sarà sicuramente un profondo cambiamento nel mercato del lavoro: un recente studio indica, ad esempio, che il 65% dei bambini che oggi iniziano l’asilo da adulti saranno impiegati in professioni che attualmente non esistono. In un contesto di questo tipo gioca un ruolo fondamentale la formazione, che dovrà permettere di accrescere le conoscenze professionali dei nostri giovani, ma anche di coloro che sono già attivi professionalmente, così da poter essere preparati alle nuove sfide professionali. La parola chiave sarà dunque formazione continua: lo sviluppo delle competenze dovrà infatti essere continuo e al passo con i tempi».
Lo sviluppo tecnologico è velocissimo, sarà necessario non perdere tempo nell’adeguare il mondo della formazione. Formazione, vigilanza, trasparenza sono tre aspetti connessi alla tecnofinanza che le istituzioni politiche, le organizzazioni economiche e le forze sindacali dovranno attivamente monitorare.