La ripresa dell’eurozona continua a rafforzarsi. Attualmente l’Unione monetaria evidenzia una crescita economica superiore rispetto a tutti gli altri Paesi industrializzati. Nel primo trimestre del 2017 si è registrato un aumento del prodotto interno lordo (PIL) pari allo 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Su base annua corrisponderebbe a una crescita dell’1,9%.
È particolarmente positivo il fatto che la ripresa dell’eurozona non sia da ascrivere esclusivamente alla Germania. Nonostante i nostri vicini del Nord rappresentino un’importante forza trainante, la situazione è migliorata anche nella maggior parte degli altri Paesi membri, con progressi che interessano ad esempio anche Spagna e Italia. I consumatori e le aziende europee guardano al futuro con rinnovato ottimismo: il pericolo di una crisi politica si è attenuato e, anche grazie alla ripresa del commercio internazionale, i dati sugli ordini appaiono incoraggianti.
Con il miglioramento della situazione economica anche la normalizzazione della politica monetaria appare sempre più vicina. Ormai da anni la Banca centrale europea (BCE) sostiene l’economia europea attuando una serie di misure anticonvenzionali, tra le quali spiccano gli interessi negativi e gli acquisti di titoli di Stato su larga scala. Entrambi i provvedimenti mirano a stimolare gli investimenti da parte delle aziende.
Ci aspettiamo che la BCE sia molto cauta nel modificare la propria politica, in modo da non rischiare di compromettere la ripresa economica. Il primo passo sarà porre gradualmente fine all’acquisto dei titoli di Stato nel corso del 2018. Un aumento del tasso di riferimento non verrà preso in considerazione prima dell’inizio del 2019.
Al momento non si profilano dunque novità per la Banca nazionale svizzera, che può alzare il tasso di riferimento solo dopo la BCE. Se agisse in anticipo, ne risulterebbe infatti un indesiderato apprezzamento del franco sull’euro, dovuto ai tassi d’interesse diventati più convenienti in Svizzera rispetto all’eurozona.