La forte diminuzione dei tassi di interesse, in alcuni casi scesi anche sotto lo zero, agevola il finanziamento anche per i vari istituti che operano nel cosiddetto «piccolo credito». Lo scorso anno, secondo i dati pubblicati dalla Centrale per l’informazione sul credito, che riunisce quasi tutti gli operatori del settore, sono stati concessi crediti al consumo per 7,6 miliardi di franchi (vedi anche Angelo Rossi a pag. 37). Rispetto all’anno precedente si constata una crescita del 6%. La ripresa segue un periodo in cui si era registrata una forte compressione. Infatti, dopo la crisi finanziaria, il numero di crediti al consumo concessi in Svizzera era sceso di circa un terzo. Probabilmente a causa della previsione di un rallentamento dell’economia, le famiglie svizzere avevano preferito contenere le loro posizioni debitorie.
Ma il ritorno a tassi di crescita importanti nel settore ha certamente contribuito, verso la metà del 2016, alla diminuzione dal 15% al 10%, decisa dal Consiglio federale, del tasso massimo applicabile ai crediti al consumo. La decisione, del resto conseguenza dell’ampia tendenza al ribasso dei tassi di interesse, ha provocato una certa crisi in tutto il settore. L’attore principale, la Cembra Money Bank, ha dovuto procedere a una riqualificazione di tutto il suo portafoglio, mentre altri istituti hanno dovuto chiudere alcune filiali e diminuire il personale. Nel contempo è però aumentata la concorrenza di nuove forme di finanziamento anche attraverso piattaforme digitali.
Secondo il professor Andreas Dietrich, dell’Università di Lucerna, il volume attuale di crediti offerti dalle nuove piattaforme digitali avrebbe già raggiunto i 57 milioni di franchi. Anche questo nuovo mercato viene comunque dominato in primo luogo dalla Cembra Money Bank, con una quota del 33%, seguita dalla filiale del Credit Suisse «Bank-now» e dalla Banca Migros.
Evidentemente questo ritorno in massa delle famiglie svizzere verso il credito al consumo è favorito dall’attrattiva esercitata dal livello basso dei tassi di interesse. Molti privati – accanto agli istituzionali – sono stati indotti a indebitarsi a livelli piuttosto alti e per scadenze abbastanza lunghe. Il clima adatto è stato inoltre rafforzato dalle previsioni che l’attuale situazione dei mercati dei capitali si prolungherà per almeno 10 o 20 anni. Sul fronte dei fornitori di credito, la situazione è pure molto favorevole. Il rifinanziamento può avvenire a livelli molto bassi, per cui il margine sugli interessi varia fra il 6 e il 7%. La concorrenza, come detto, è piuttosto intensa, ma – a detta degli operatori – i casi di insolvenza sono limitati.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, il numero di economie domestiche private in ritardo con i pagamenti per i crediti non immobiliari sarebbe limitato al solo 2,5% del totale. In confronto, le casse malati registrano il 7,3% di ritardi nel pagamento dei premi e il fisco il 9,9% di ritardi nel pagamento delle imposte.
Gli operatori del piccolo credito devono tener conto, nelle loro decisioni, del minimo esistenziale, dedotte le imposte e altri impegni finanziari ricorrenti del debitore. Sul rimanente esigono il rimborso del prestito in 36 mesi. Ma, secondo il direttore della consulenza sui debiti, non tutti gli istituti di credito si attengono a queste regole e concedono crediti che poi metteranno in difficoltà finanziarie il debitore. Il credito al consumo, sotto forme che vanno dal piccolo credito al leasing, alla carta di credito o di debito, comporta circa la metà dei casi di insolvenza. In molti casi, una situazione finanziaria già difficile viene peggiorata con l’assunzione di un piccolo credito a tassi ancora elevati.
Tuttavia, secondo gli istituti di credito, l’indebitamento di consumo in Svizzera non è preoccupante poiché, globalmente, comporta soltanto l’1% del PIL. A trascinare questo indicatore sono invece le ipoteche, concesse finora con grande facilità. Una recente indagine ha messo in evidenza che comunque, almeno una volta, l’85% degli Svizzeri ha ottenuto un credito, un prestito privato o un’altra forma di finanziamento. L’evoluzione generale, compreso l’auto-leasing, il credito contante o di consumo, indica dal 2004 un aumento del 60%, cioè da 15 a 23 miliardi di franchi. Particolarmente evidente la crescita del «leasing», le cui somme sono raddoppiate negli ultimi 14 anni. In pratica, la metà delle automobili nuove in Svizzera è acquistata tramite leasing. Anche in questo campo molto è dovuto alle facilitazioni aggiunte al basso tasso di interesse.
Benché sostenibile, la situazione provoca qualche preoccupazione, soprattutto nel credito ipotecario. Qui la crescita è impressionante e il rischio di insolvenza in caso di rallentamento dell’economia è alto. Già tra il 2013 e il 2017 la quota di debitori in ritardo con i pagamenti è salita dal 15,3% al 16,5%. Anche il credito, in Svizzera apprezzato, per la propria casa rischia di trovarsi coinvolto in un crollo generale del settore immobiliare per eccesso di offerta, soprattutto se confrontato con una domanda che si ferma.