Immaginando la Svizzera del futuro

Con Il libro bianco Svizzera, Avenir Suisse delinea sei scenari possibili di posizionamento del nostro paese in Europa, dalla via solitaria alla piena integrazione nell’Unione europea
/ 11.06.2018
di Marzio Rigonalli

Come sarà la Svizzera nel 2030? Quale sarà il nostro futuro economico e politico? Praticamente nessuno può dare una risposta sicura, perché molto dipenderà dall’evoluzione che avverrà all’interno delle nostre frontiere nazionali e dai mutamenti che interverranno sul piano internazionale. Quindi, da fattori interni sui quali abbiamo un certo controllo e da fattori esterni sui quali abbiamo pochissime possibilità d’intervento. Con la sua ultima pubblicazione, Il Libro bianco Svizzera, Avenir Suisse delinea sei futuri scenari, che appaiono come altrettanti possibili sbocchi. Sono scenari che dovrebbero stimolare la riflessione, alimentare il dibattito pubblico ed aiutare a prendere le decisioni che si riterranno più opportune.

Avenir Suisse parte da un’immagine della Svizzera centrata prevalentemente sulla sua situazione economica. Descrive un piccolo paese molto prospero, grazie ad una serie di condizioni che lo pongono ai primi posti nelle varie graduatorie mondiali. Condizioni come una forte capacità innovativa, un sistema educativo efficace, un mercato del lavoro flessibile, una solida etica del lavoro, la concorrenza che deriva dal federalismo e la stabilità politica. L’immagine, però, comprende anche alcune macchie. Prime fra tutte, un forte attaccamento allo statu quo ed una propensione all’immobilismo. Secondo Avenir Suisse, la Svizzera non riesce a varare le riforme di cui ha urgentemente bisogno e cita l’imposizione delle aziende, bocciata in votazione popolare l’anno scorso, la riforma delle pensioni, pure bocciata in votazione popolare nel 2017, ed il blocco della trattativa con l’Unione europea su un accordo istituzionale. A questi freni si aggiunge poi il crescente numero di voci che chiedono un muro di protezione contro la globalizzazione e contro tutto quello che viene dall’estero. Un orientamento protezionistico che sarebbe dannoso per un piccolo paese aperto sul mondo e che trae consistenti vantaggi dalle sue esportazioni. 

Queste situazioni possono nuocere alla produttività dei nostri prodotti e dei nostri servizi e, a lungo termine, mettere in pericolo la prosperità di cui godono gli svizzeri. Per uscirne, Avenir Suisse propone di guardare al futuro e traccia sei possibili scenari, con caratteristiche ben distinte.

1. «Ripiegamento autonomo»: la Svizzera sceglie una strada solitaria, denuncia gli accordi bilaterali con l’UE e l’accordo di Schengen, torna all’Accordo di libero scambio del 1972 e cerca di concludere con molti paesi il maggior numero possibile di trattati bilaterali di libero scambio. Preserva la sua sovranità e può gestire l’immigrazione. Si ritrova però isolata sul piano internazionale, il suo sviluppo economico ne risente e diventa meno attrattiva per gli investitori esteri.

2. «Oasi globale»: la Svizzera diventa un’oasi di libertà. Denuncia gli accordi bilaterali con l’UE e procede a numerose liberalizzazioni interne. Privatizza i servizi pubblici, apre interamente il mercato del lavoro e riduce al livello europeo i sussidi all’agricoltura. La transizione verso questo modello implica numerosi conflitti sia nell’ambito della distribuzione dei redditi che tra le città e le altre parti del paese

3. «Club Suisse»: la Svizzera rinuncia all’accordo istituzionale con l’UE, denuncia la libera circolazione delle persone e si ritrova senza gli accordi bilaterali. Perde così il libero accesso al mercato unico europeo. Cerca di reagire alle conseguenze di questa perdita con varie riforme interne che privilegiano l’economia di mercato. La sua sovranità si rafforza, ma la sua crescita economica e, quindi, la prosperità, incontreranno molti ostacoli e problemi.

4. «Partenariato sostenibile»: la Svizzera conclude un accordo globale con l’UE, che copre tutti gli accordi bilaterali, esistenti e futuri, su una base dinamica. Mantiene la sua sovranità e può concludere accordi bilaterali di libero scambio. La situazione attuale viene rafforzata ed il settore finanziario ricaverà molti vantaggi dal mercato europeo. Si restringe, però, il margine di manovra per condurre una politica economica propria ed il mercato del lavoro manterrà una certa rigidità.

5. «Normalità europea»: la Svizzera aderisce all’Unione europea e sceglie l’euro al posto del franco. Il mercato europeo dei beni e dei servizi si apre interamente a vantaggio dei consumatori. Le esportazioni verso l’UE aumentano in modo considerevole. Vien però perso un buon margine di sovranità e si mette in gioco una parte dell’identità nazionale. Tenuto conto dei problemi che caratterizzano l’eurozona, la scelta dell’euro espone il paese a rischi non facilmente calcolabili.

6. «La via scandinava»: la Svizzera adotta il modello scandinavo. Aderisce all’Unione europea, ma conserva la propria moneta. Adotta una legislazione sociale molto avanzata e protegge l’ambiente senza compromessi. Il carico fiscale aumenta, l’innovazione ne risente ed il mercato del lavoro non si libera della sua rigidità. La disoccupazione aumenta e molti scelgono di emigrare.

La prosperità, il benessere individuale degli svizzeri dipenderà molto dalla scelta di uno o l’altro di questi sei scenari. Avenir Suisse considera meno appropriati i primi tre scenari, perché porterebbero il paese a un’impasse economica: la nostra economia è aperta sul mondo ed è centrata sulle esportazioni. Il think tank elvetico opta per gli scenari 4,5 e 6. Implicano una maggiore integrazione in Europa, possono garantire la prosperità e riconoscono i legami storici, geografici, economici e culturali che la Svizzera intrattiene da tempo con l’Europa.

Il libro si conclude con una postfazione di Kaspar Villiger. L’ex consigliere federale riconosce che gli scenari proposti aiutano a riflettere sul nostro futuro e, per arricchire il dibattito, aggiunge alcune domande che possono essere integrate negli scenari. Qual è il nostro bisogno d’apertura? Quale senso dare alla sovranità? Di quanta immigrazione abbiamo bisogno? Domande che richiedono risposte e che completano le premesse elaborate nel libro bianco per cercare un’appropriata gestione del nostro futuro.