Il valore del bel tempo

Meteorologia e finanza - Analisi di alcuni fra i motivi per cui un clima mite è anche una risorsa economica da apprezzare e far fruttare
/ 23.09.2019
di Edoardo Beretta

Sono due, principalmente, le ragioni che mi inducono a scrivere il presente articolo: da un lato, mi ritengo un sostenitore dell’importanza (per vari aspetti) di un clima mite e privo di particolari scossoni, mentre dall’altro è fuori discussione − come si illustrerà a breve − che un clima moderato sia potenzialmente portatore di valore economico.Per quanto attiene il primo dei due motivi sia detto quanto segue: in tempi di cambiamenti climatici non è difficile constatare quanto siano censurate di frequente quelle abitudini considerate nocive per l’ambiente, quali ad esempio l’eccessivo riscaldamento degli spazi interni. In Italia, per un confronto, i limiti di legge prevedono fra i 18 e 20 °C (+2 °C di tolleranza) a seconda del tipo di edificio1, mentre in Svizzera si consigliano 23 °C nel bagno, 20 °C nel soggiorno/salotto e 17 °C nelle camere da letto e nel corridoio2 −, mentre esiste una silenziosa legittimazione della più estrema climatizzazione di certi ambienti nel periodo estivo.

Tutto secondo la logica: è meglio sopportare un po’ più di freddo che un po’ più di caldo, senza considerare, nel caso dei climatizzatori, non soltanto il dispendio energetico quanto l’effetto negativo che si viene a creare, poiché al raffrescamento interno corrisponde un riscaldamento esterno, causato dallo scarico dell’impianto stesso. Impensabile che un simile approccio fosse proponibile nei secoli addietro, quando fra le principali cause di morte figurava proprio il non-riscaldamento degli spazi abitativi. Detto ancora diversamente: il riscaldamento è spesso necessario (è, quindi, un necessity good, cioè un «bene primario»), la climatizzazione altrettanto spesso non lo è.

Considerando poi il secondo motivo all’origine del presente articolo, le rilevazioni statistiche di ambiti come il mercato del lavoro ci insegnano che inverni particolarmente miti sono quasi sempre collegati a riduzione (o contenimento) dei tassi di disoccupazione stagionali, mentre estati gradevoli sono foriere di una crescita in termini di occupazione periodica.Il concetto di «bel tempo» è altresì di grande rilievo allorquando si pensi anche ai costi derivanti da fenomeni atmosferici violenti, come la tabella riportata qui a lato riassume. Si tratta di una comparazione di costi fra il 1980 ed il 2018 nei soli Stati Uniti d’America, costi che sono legati ad un fabbisogno maggiore di manutenzione infrastrutturale (alle opere pubbliche) e di aiuto all’attività rurale. Per confronto, l’Unione Europea (EU-28) contribuiva nel 2014 alle sue aree geografiche per 12.446,04 mld. Euro di valore aggiunto lordo (VAL)3. A tutto ciò si deve anche aggiungere l’esistenza di un forte nesso di causalità fra «brutto tempo», e disturbi di salute, quali insonnia, disturbi dell’umore e depressioni4.

Insomma: il bel tempo pare a tutti gli effetti essere una risorsa economica importante e ad ogni arrivo dell’estate, si spera possa essere apprezzata nella sua interezza. Si tratterebbe, infatti, di errore imperdonabile associare il «bel tempo» prolungato ad un mero effetto dei cambiamenti climatici, specialmente, laddove essi si manifestino in modo violento e distruttivo. Una situazione che si colloca agli antipodi rispetto alla condizione poc’anzi descritta. E, poiché fra le prime cause dei mutamenti climatici vi è l’emissione di CO2 (e fra i principali imputati del fenomeno è la produzione di energia elettrica, soprattutto da fonti non «pulite») un primo passo coerente con la tutela dell’ambiente potrebbe essere semplicemente costituito dalla rinuncia a qualche grado di raffrescamento in luoghi pubblici, mezzi di trasporto o altro. Si farà da un lato cosa utile e dall’altro si testimonierà concretamente di apprezzare la risorsa economica «bel tempo».

Il World Economic Forum (WEO) fa notare, del resto, che estati favorevoli comportano incrementi di spesa per beni/servizi stagionali. Ad esempio, un importante produttore inglese di gelati dichiarerebbe che il 68% del fatturato viene guadagnato nel secondo e terzo quadrimestre dell’anno, mentre un aumento di temperatura di un centigrado in agosto comporta un aumento del 6% delle vendite. Tutto vero, ma forse la principale fonte di utilità è proprio il feelgood factor, cioè lo «star bene»6.

Note

1. Elaborazione propria di: http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/doc/dpr412-93.pdf.

2. Elaborazione propria di: https://www.svizzeraenergia.ch/page/it-ch/riscaldare.

3. «agg.» = «aggiustato» / «IPC» = «Indice dei prezzi al consumo». Elaborazione propria di: https://ec.europa.eu/agriculture/sites/agriculture/files/statistics/factsheets/pdf/eu_en.pdf.

4. Elaborazione propria di: https://www.mentalhealthamerica.net/conditions/sad#Source%202.

5. Elaborazione propria di: https://www.ncdc.noaa.gov/billions/summary-stats.

6. Elaborazione propria di: https://www.weforum.org/agenda/2015/07/how-does-the-weather-affect-the-economy/.