La perdita di un seggio nel governo di Obvaldo, dopo il secondo turno elettorale svoltosi l’8 aprile, è stato l’ultimo boccone amaro che il partito popolare democratico ha dovuto ingoiare nelle elezioni cantonali avvenute tra la fine del 2015 ed oggi. Il suo candidato, Michael Siegrist, è stato battuto, anche se soltanto di 29 voti, dal candidato dell’UDC, Daniel Wyler, che ha così consentito al suo partito di entrare per la prima volta nell’esecutivo cantonale. Nei due anni e mezzo che ci separano dall’ultima consultazione nazionale, ci sono stati 15 appuntamenti elettorali cantonali. In ben 13 cantoni, il PPD ha perso terreno. Soltanto in due occasioni si è difeso bene: nel canton Neuchâtel, dove è riuscito a guadagnare un seggio in Gran consiglio, e nel canton Soletta, dove ha potuto difendere il terzo posto, sempre nel parlamento cantonale, dopo il partito liberale radicale ed il partito socialista.
La lista nera comprende un buon numero di cantoni che in passato apparivano come una fortezza elettorale del PPD. A San Gallo, per esempio, il cantone sul quale per tanti anni si è riflessa l’aureola di un suo celebre cittadino, il consigliere federale Kurt Furgler. Nel 1980, il PPD raggiungeva ancora il 47,7% dei votanti: nel 2016, alle ultime elezioni cantonali, si è fermato al 20,4%. Due suoi rappresentanti soltanto fanno parte dell’esecutivo di sette membri. E nella città di San Gallo la situazione è ancora peggiore: il PPD non ha più nessun rappresentante in municipio e nell’elezione al consiglio comunale non è andato oltre il 14,6%. Nel 1980 aveva raggiunto il 34,7%. Nel canton Friburgo, alle elezioni del novembre 2016, ha perso quasi il 3% dei voti ed in Gran Consiglio si è fatto superare dal partito socialista per il numero di seggi. In Vallese, infine, alle elezioni dell’anno scorso, i popolari democratici, pur restando il partito più importante, hanno perso 6 seggi in Gran Consiglio e sono scesi da 61 a 55 rappresentanti in un collegio che ne comprende 130.
All’inizio del 2017, i dirigenti del partito sperarono di poter assistere ad un’inversione di tendenza in due cantoni della Svizzera centrale, un contesto storicamente favorevole al PPD. La svolta, però, non c’è stata. Il 4 marzo, nel Nidvaldo, il PPD si è ritrovato tra i partiti perdenti. Lasciò sul campo il 2,4% delle preferenze rispetto al 2013. Perse un seggio nel parlamento ed abbandonò il primo posto al PLR. Lo stesso giorno, nel canton Obvaldo, il risultato che scaturì dall’elezione cantonale si rivelò pure inferiore alle aspettative. Il PPD perse il 3.4% dei votanti e dovette rinunciare a 3 seggi in Gran Consiglio. Per di più si ritrovò in una posizione difficile che lo portò, una settimana fa, a perdere il ballottaggio per il governo ed il secondo seggio che aveva occupato nelle ultime legislature. Il quadro emerso dai due piccoli cantoni della Svizzera centrale, fu poi ulteriormente annerito, lo stesso giorno, dalla sconfitta subita alle elezioni comunali di Zurigo. Nella città sulla Limmat, in un’elezione caratterizzata dalla vittoria della sinistra, che detiene ora la maggioranza assoluta sia nell’esecutivo che nel legislativo, il PPD è praticamente scomparso. Ha perso l’unico seggio che aveva in municipio ed i 6 seggi che deteneva nel consiglio comunale durante l’ultima legislatura. Non è riuscito a raggiungere la soglia del 5% in nessuno dei nove circoli elettorali della città.
I risultati negativi emersi in molti cantoni si ripercuotono, ovviamente, sulle tendenze che emergono dai sondaggi realizzati a livello nazionale. Il barometro elettorale SSR di metà legislatura, realizzato alla fine di settembre ed all’inizio di ottobre dell’anno scorso, colloca il PPD tra i partiti perdenti, con un 10,9% di consensi ed un calo dello 0,7% rispetto al risultato ottenuto alle elezioni nazionali del 2015. Più impietoso ancora si rivela un secondo sondaggio, realizzato dalla società editoriale Tamedia all’inizio di gennaio. Secondo questo rilevamento, il PPD scenderebbe addirittura al 9,1%, con una perdita del 2,5% rispetto al 2015. Infrangerebbe la linea rossa del 10%, mettendo in pericolo il quarto posto che occupa tra i partiti politici nazionali e riducendo in misura consistente il suo margine di manovra.
Molte, probabilmente, sono le ragioni di questa continua erosione di consensi. Poche, però, sono facilmente individuabili. Vi è sicuramente l’incapacità del PPD di profilarsi in modo convincente sui temi che interessano maggiormente la popolazione, come l’immigrazione, il diritto d’asilo, i costi della salute, o il futuro delle pensioni. È una lacuna che si riscontra facilmente nei partiti che cercano uno spazio al centro, nell’area non occupata dalle posizioni estreme, e alla quale sono confrontati anche il Partito borghese democratico ed i Verdi liberali. Vi è anche, e forse soprattutto, la linea politica voluta dal presidente Gerhard Pfister. Una linea conservatrice che ha caratterizzato il PPD negli ultimi due anni, da quando Pfister, il 23 aprile 2016, assunse la presidenza del partito, subentrando al vallesano Christophe Darbellay. Il nuovo corso detto «social-borghese» ha avvicinato il PPD all’UDC, perlomeno su alcuni temi, e non ha frenato l’erosione degli elettori in corso ormai da anni. Per di più, la solidarietà tra i principali partiti borghesi, UDC, PLR e PPD, suggerita anche dal risultato delle elezioni nazionali del 2015, è rimasta nel regno delle intenzioni e non si è rivelata determinante in alcuni importanti appuntamenti elettorali. Infine, oltre alle ragioni politiche interne al PPD, possono essere menzionati anche due fatti di cronaca che hanno danneggiato l’immagine del partito. Il primo è la relazione extraconiugale dell’ex presidente Darbellay, dalla quale è nato un figlio. Il secondo è il comportamento dell’allora vicepresidente nazionale del PPD, Yannick Buttet, al centro di un’inchiesta per presunte molestie sessuali. Sono modi di agire che mal si conciliano con un partito che nel suo programma prevede la difesa d’importanti valori, tra i quali anche quello della famiglia.
Una settimana fa, è stato fatto un primo tentativo per far fronte alla crisi di consensi. Ad Aarau è stata creata la «Christlichsoziale Vereinigung» (CSV), un’associazione interna al PPD, voluta soprattutto da chi non è d’accordo con la linea politica conservatrice seguita dal presidente Pfister. Lo scopo della nuova organizzazione è di rafforzare l’ala sinistra del PPD, ponendo l’accento su temi sociali significativi, come la sicurezza del posto di lavoro o la conciliabilità tra la vita familiare e quella professionale. Con un maggiore spazio dato alle problematiche caratteristiche della corrente cristiano sociale, il PPD spera di poter recuperare almeno una parte dell’elettorato che l’ ha abbandonato.
Il futuro dirà se la scelta della CSV porterà qualche frutto. Il prossimo importante test è previsto il 7 ottobre, con le elezioni cantonali di Zugo, il cantone del presidente Pfister. Una nuova sconfitta potrebbe aggravare ulteriormente la crisi interna del partito. Intanto, molti già guardano alle prossime elezioni nazionali, previste fra un anno e mezzo. Il lasso di tempo a disposizione per preparare questo appuntamento è tutto sommato breve. Probabilmente, è troppo breve per poter invertire una tendenza negativa con radici profonde e costringerà il PPD a limitare i suoi obiettivi ed a mirare soprattutto al contenimento dell’erosione dei consensi.