Il business della sabbia

Una crescente tendenza all’estrazione irresponsabile e illegale rende il business della sabbia un problema ambientale importante. In un nuovo rapporto l’ONU richiama all’ordine. In Svizzera com’è la situazione?
/ 18.11.2019
di Stefano Castelanelli

Dubai, Medio Oriente. La città rappresenta oggi uno degli sviluppi architettonici più spettacolari al mondo. La scoperta del petrolio nel 1966 ha trasformato la città portuale di allora nella vibrante e moderna metropoli di oggi. Dubai presenta diversi progetti architettonici al limite tra l’assurdo e il grandioso come le isole artificiali di sabbia a forma di palma, il Palm Jumeirah e il Palm Jebel Ali. I progetti furono iniziati nel 2001 e furono presto seguito da un terzo progetto ancora più stravagante, il World Islands Project, un arcipelago di 300 isole artificiali a forma di mappa del mondo. Questi progetti edili sono sì impressionanti, ma la loro realizzazione ha richiesto un prezzo elevato: l’esaurimento delle riserve di sabbia di Dubai. Per i progetti successivi come la torre Burj Khalifa, l’edificio più alto al mondo, altro progetto croce e delizia della città, sono stati importati grandi quantità di sabbia da tutto il mondo.

Senza sabbia infatti non c’è cemento, né asfalto, né vetro per costruire le infrastrutture necessarie alla nostra economia. La sabbia è usata dappertutto perché è economica, versatile e facile da ottenere. Tuttavia, la sua estrazione è una delle attività meno regolamentate in molte regioni. Una crescente tendenza all’estrazione irresponsabile e illegale negli ecosistemi marini, costieri e di acqua dolce rende questo un problema ambientale importante. Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha pubblicato in febbraio un rapporto che illustra le possibili soluzioni per un uso responsabile delle riserve di sabbia. Secondo il rapporto, gli impatti ambientali e sociali negativi dell’estrazione della sabbia possono essere ridotti grazie a tre soluzioni: diminuire il consumo; utilizzare materiali riciclati e alternativi alla sabbia; e attuare standard e pratiche ecosostenibili. Il rapporto chiede a tutti gli attori coinvolti di impegnarsi per un uso responsabile delle riserve di sabbia. Ma cosa c’è dietro il business della sabbia?

A causa degli elevati costi di trasporto, gran parte della sabbia viene consumata a livello regionale. Sabbia e ghiaia vengono estratte da cave, laghi e fiumi, rimosse dalle spiagge costiere o estratte dal fondo marino. Possono anche essere recuperate dal riciclaggio di materiali da costruzione e demolizione. I deserti sono pieni di sabbia. La sabbia del deserto, tuttavia, è inutile per la maggior parte degli usi perché non è adatta alla produzione di calcestruzzo a causa dei suoi granuli levigati dal vento.

Sabbia e ghiaia costituiscono il più grande volume mondiale di materie prime estratte. Si stima che tra 40 e 50 miliardi di tonnellate vengano prodotte ogni anno. L’industria edile consuma più della metà di questo volume, con la sola Cina che rappresenta oltre la metà della domanda edile globale. È probabile che la domanda globale aumenti nel prossimo decennio a causa dell’aumento della popolazione, dell’urbanizzazione e della crescita economica.

A causa dell’esaurimento delle riserve di sabbia e ghiaia delle cave, l’estrazione di sabbia e ghiaia da fiumi, coste e fondali marini è in crescita. Secondo le stime dell’UNEP, queste fonti coprono il 10% della domanda globale (il restante 90% proviene da cave). Tuttavia, questa proporzione relativamente piccola è responsabile degli impatti ambientali e sociali negativi dell’estrazione della sabbia.

L’estrazione della sabbia da questi ecosistemi nei paesi in via di sviluppo infatti spesso non è conforme alle normative ambientali o è illegale. L’estrazione di sabbia dal mare può avere un impatto negativo sulla biodiversità marina distruggendo organismi, habitat ed ecosistemi. Mentre l’estrazione di sabbia dai fiumi crea argini instabili, che causano un aumento della frequenza e l’intensità delle inondazioni. Inoltre possono ridurre la deposizione di sedimenti dai fiumi in molte zone costiere, che causa un’inferiore deposizione nei delta dei fiumi e l’erosione delle spiagge. L’erosione è causata anche dalla rimozione diretta della sabbia dalle spiagge, principalmente mediante l’estrazione illegale di sabbia. Per ampliare la superficie della città-stato di Singapore ad esempio, cresciuta del 25% negli ultimi 50 anni, sono scomparse intere isole; ben 24 secondo le Nazioni Unite. Inoltre, la sabbia viene sempre più spesso estratta legalmente e illegalmente all’interno delle riserve naturali di biodiversità e delle aree protette.

Secondo il rapporto dell’UNEP, una prima soluzione per promuovere l’estrazione responsabile della sabbia è diminuire il consumo. In particolare, dovrebbero essere evitati i progetti di speculazione o di prestigio, come quelli di Dubai, e la cementificazione eccessiva. Una seconda soluzione per un uso responsabile della sabbia è quella di promuovere il riciclaggio dei rifiuti edili minerali e l’uso di materiali da costruzione alternativi. Rifiuti edili minerali come l’asfalto di demolizione o il calcestruzzo di demolizione sono perfetti per il riciclaggio e possono teoricamente essere riciclati fino al 100%. Solo raramente questi rifiuti sono contaminati da corpi estranei o da sostanze pericolose e devono essere depositati in discarica. Inoltre, progetti pilota hanno dimostrato che materiali alternativi possono essere utilizzati per la produzione di calcestruzzo come scarti di altri processi industriali. Infine, l’implementazione di standard e pratiche ecosostenibili può anche favorire un uso più responsabile delle riserve di sabbia.

Dove si posiziona la Svizzera per quanto riguarda l’estrazione di sabbia e ghiaia? La ghiaia è presente in grandi quantità in Svizzera. La maggior parte della ghiaia viene estratta dalle cave. Ci sono anche giacimenti in numerosi laghi e circa 20 impianti di dragaggio sono operativi sui laghi svizzeri. Inoltre, nei cantoni montuosi sabbia e ghiaia sono estratte annualmente dai fiumi per mantenerne le dimensioni del letto costanti.

A seconda della situazione economica, la Svizzera consuma tra i 30 e i 35 milioni di metri cubi di ghiaia all’anno. Ciò equivale al consumo di circa un camion di ghiaia per abitante. Circa l’80% della domanda è coperto dalla produzione nazionale. Nonostante ci siano in Svizzera grandi quantità di sabbia e ghiaia, i potenziali siti di estrazione sono sempre meno a causa dell’aumento dell’urbanizzazione e della salvaguardia dell’ambiente che ne bloccano lo sfruttamento. Pertanto, il 20% della quantità richiesta viene importata dai paesi limitrofi.

E il riciclaggio del materiale edile? In Svizzera, circa l’85% dei rifiuti edili minerali viene riciclato. Il resto finisce in una discarica perché contaminato. Il tasso di riciclaggio è quindi molto elevato. Nonostante venga già riciclato molto, le materie prime secondarie coprono solo il 20% del fabbisogno annuo di materiale del settore edile, perché viene molto più costruito che demolito. Pertanto, la Svizzera dipende ancora fortemente da grandi quantità di sabbia e ghiaia per il suo sviluppo urbano. Queste però provengono da cave svizzere o da regioni limitrofe gestite con pratiche ecosostenibili.