L’esito della mini-amnistia fiscale federale non finisce di sorprendere. Secondo le cifre pubblicate da 24 cantoni, non meno di 34’400 contribuenti hanno dichiarato al fisco capitali detenuti all’estero, finora «in nero», sotto varie forme, tra cui anche immobili, titoli e polizze assicurative. La cifra nel 2018 è di poco inferiore al record registrato nel 2017, ma probabilmente vi è un motivo particolare.
Dal 1. ottobre 2018, le amministrazioni fiscali dei paesi che hanno aderito all’accordo hanno cominciato a fornire dati sui depositi di cittadini esteri nelle loro banche o sotto altre forme. Così, per evitare di incorrere in una multa si è corsi ai ripari, autodenunciando averi all’estero non dichiarati. Era infatti l’ultima occasione per approfittare della mini-amnistia senza pena. Alcuni cantoni, tra i quali anche Zurigo, hanno perfino visto superare il primato dell’anno precedente.
Questo afflusso di autodenunce mette in difficoltà gli uffici delle contribuzioni. Per esempio, nel canton Vaud, 12’879 autodenunce erano ancora pendenti, mentre nel canton Zurigo erano ancora oltre 6000. Ci vorranno mesi e forse anni per smaltire questa montagna, che tradotta in franchi significa quasi 10 miliardi di franchi di capitali finora non tassati nel solo 2018, e cioè un gettito fiscale complessivo di circa mezzo miliardo di franchi. Zurigo, Ginevra, Berna e Ticino sono i cantoni con il maggior numero di autodenunce nel 2018. Ginevra deteneva il record già nel 2017. Molti di meno i casi negli altri cantoni.
Globalmente, dal 2010 si stimano tra i 100’000 e i 150’000 contribuenti privati che hanno utilizzato l’autodenuncia. Il totale delle somme denunciate dovrebbe aggirarsi tra i 40 e i 50 miliardi di franchi. Ricordiamo che la Confederazione ha deciso il condono delle multe, ma l’imposta e gli interessi di ritardo fino a 10 anni devono essere pagati, e l’amnistia può essere utilizzata una sola volta nella vita. In futuro, l’afflusso eccezionale di denaro nelle casse dei vari enti pubblici dovrebbe rallentare progressivamente, poiché lo scambio di informazioni fiscali fra paesi sarà sempre più funzionale e non saranno più possibili autodenunce esenti da pena. Coloro che non hanno approfittato di quest’ultima possibilità rischiano pesanti conseguenze finanziarie.
Tra le cifre più significative di questa mini-amnistia, anche quella del numero di persone che hanno voluto mettersi in regola con il fisco è impressionante: come detto, si valutano tra le 100’000 e le 150’000 persone che hanno fatto uso dell’autodenuncia esente da pena. Valutare quali potrebbero essere le maggiori entrate fiscali per Confederazione e cantoni al momento è ancora difficile. Si è comunque verificato un intensificarsi delle richieste lo scorso anno, per un totale di circa 100 miliardi di franchi di sostanze non dichiarate. Si può quindi stimare che dal 2010 siano venute alla luce sostanze imponibili, come detto, fino a 50 miliardi di franchi.
Secondo una stima della stampa zurighese, queste cifre potrebbero generare circa 3,8 miliardi di franchi di maggiori entrate fiscali. In molti casi si è trattato di piccole somme. Per esempio, non era stato dichiarato il valore della casa di vacanza all’estero. Spesso si è trattato anche di persone provenienti dall’estero, dove possiedono immobili, ma residenti in Svizzera. Il fisco vallesano ha, per esempio, constatato che in nove casi su dieci si tratta di piccole somme, con casi costosi da trattare ma poco redditizi. Anche Zurigo ha constatato che dal 2017 le somme dichiarate si sono ridotte di un terzo.
Ma l’amnistia ha provocato anche un altro fenomeno. Conti bancari di cittadini svizzeri sono venuti alla luce, nonostante che il segreto bancario svizzero sia rimasto tale e quale. Ma questo non dipende forse da una migliorata morale fiscale. Le stesse banche fanno pressione affinché tutto avvenga alla luce del sole. Va inoltre aggiunto che anche per i redditi di capitali non dichiarati viene trattenuta l’imposta preventiva, che talvolta è superiore all’imposta normale. In ogni caso vale la pena di recuperarla con la dichiarazione. In questo senso l’amnistia offerta è una buona possibilità per tutti.
Va infine notato che negli ultimi anni le regole sulla trasparenza fiscale sono state sensibilmente inasprite e il generalizzarsi dello scambio di informazioni con autorità fiscali estere ha favorito la trasparenza anche all’interno della Svizzera. Ma, alla luce delle reali situazioni, va detto che l’effetto dell’amnistia è pur sempre limitato. Nel 2015 si contavano in Svizzera 5,2 milioni di contribuenti (persone fisiche). La sostanza netta posseduta era di 1800 miliardi di franchi dichiarati. Le somme venute alla luce dal 2010 costituiscono quindi dal 2 al 3 per cento della sostanza già dichiarata. Il che significa che la morale fiscale della stragrande maggioranza degli Svizzeri è buona. Con l’amnistia si è diminuito del 2-3% il totale (stimato tra il 5 e il 10%) delle sostanze non dichiarate.