Gli utili e la loro distribuzione

Banca Nazionale Svizzera - Alle insistenti richieste di una più ampia distribuzione degli utili, si aggiungono quelle per altri scopi (AVS), in attesa anche degli effetti del Coronavirus sull’economia
/ 16.03.2020
di Ignazio Bonoli

Come previsto, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) non soltanto ha confermato l’abituale distribuzione di utili a Confederazione e cantoni («Azione» 20.1.2020), ma ha tenuto fede anche alle speranze suscitate al primo annuncio di un probabile aumento di questa distribuzione. Con un utile 2019 di 49 miliardi di franchi, una cifra di bilancio che ha superato gli 800 miliardi, ma soprattutto con un aumento delle riserve per utili da distribuire che ha raggiunto 84 miliardi di franchi, la BNS ha potuto concordare con il Dipartimento federale delle finanze un’assegnazione di 4 miliardi di franchi, dei quali un terzo alla Confederazione e due terzi ai cantoni, per gli anni contabili 2019 e 2020.

Nei propri preventivi la Confederazione aveva calcolato l’entrata di 2 miliardi di franchi, mentre i cantoni sono stati più prudenti. Ben 18 di essi si sono basati sul minimo legale totale di 1 miliardo. Per i cantoni si tratta quindi di un’entrata quanto mai benvenuta viste le incertezze causate dalla congiuntura prevista, ma soprattutto per le importanti ripercussioni dell’epidemia del Coronavirus.

Senza entrare troppo nei dettagli, possiamo considerare che, per esempio, per il canton Zurigo si tratta di 470 milioni di franchi, invece dei 118 previsti, pari al 2% dell’intero budget. Si tratterà ora di decidere se preventivare questa cifra per il 2021, oppure di attenersi al solito criterio di prudenza e aspettarsi il promesso nuovo regalo. Anche il canton Ticino potrà contare su un gettito di oltre 100 milioni di franchi, contro i 54 che avrebbe ricevuto senza l’assegnazione eccezionale.

Per la Confederazione, che riceverà 670 milioni in più dei 2 miliardi previsti, si apre nuovamente un discorso politico importante. Da tempo, tanto la sinistra quanto l’UDC chiedono un versamento diretto di capitali all’AVS. Nella Commissione dell’economia del Consiglio Nazionale è tuttora pendente un atto parlamentare che chiede una base legale per questi versamenti diretti all’AVS. Nell’attesa dei chiarimenti chiesti all’amministrazione, la Commissione vorrebbe portare il rapporto al plenum già in questo mese di marzo. È probabile che, nonostante le riserve di principio più volte espresse sia dal Consiglio federale, sia dalle Camere, questa volta la decisione possa essere favorevole almeno nella Camera bassa. Resta però l’incognita del Consiglio degli Stati.

I timori maggiori nascono dall’eventualità che altre istanze possano farsi avanti nel settore della formazione, della ricerca, del traffico, nella difesa, nell’agricoltura, nell’aiuto allo sviluppo e altro ancora. Se poi ciò provocasse anche una riduzione di imposte, la Banca Nazionale assumerebbe un compito non suo e correrebbe il rischio di non avere mezzi sufficienti per eventuali rovesci nella politica monetaria. Il tema tornerà certamente a galla anche nella prossima discussione sul rinnovo della convenzione per il periodo 2021-2025.

La decisione di quest’anno dà già un’idea di quale possa essere l’indirizzo delle prossime distribuzioni di utili: quello di cercare di conciliare le molte esigenze dei possibili beneficiari con quelle della BNS. Non ci si potrà comunque basare sui risultati di questi ultimi anni. Anche solo considerati gli esiti dell’ultimo decennio, vediamo che vi sono stati sei bilanci in utile e quattro in perdita. La media di questi risultati è di 12 miliardi di utili all’anno. Di questi, 5 miliardi sono stati destinati ad accantonamenti di riserva per le forti posizioni in valute estere. Dopo l’assegnazione a cantoni a Confederazione, una gran parte del resto è stato destinato proprio alla riserva per la distribuzione. Questa evoluzione ha comunque permesso alla BNS di migliorare la copertura in capitale proprio da meno del 10% a circa il 20%.

Gli analisti dell’UBS valutano il potenziale medio di utile della banca centrale in circa 10 miliardi di franchi all’anno. Quota che permetterebbe, dopo altri accantonamenti e un margine di sicurezza, una distribuzione dell’ordine di quella appena decisa. Sul piano politico questo significherebbe una certa sicurezza per i beneficiari, garantendo nel contempo la completa indipendenza della BNS, con i mezzi necessari per una pratica corretta della politica monetaria.

I prossimi mesi non saranno facili per la banca. Le borse e i titoli quotati stanno subendo forti perdite. Il franco svizzero si sta fortemente rivalutando e l’effetto del Coronavirus sull’economia sarà pesante. Le banche centrali sono attrezzate per combattere le crisi dei mercati finanziari, ma non per un intervento diretto nell’economia reale. Tuttalpiù potrebbero favorire un costo basso per il denaro abbondante. Ma lo spazio di manovra è già molto basso (salvo per gli Stati Uniti) e questo non è un bisogno primordiale per l’attuale fase economica. Ma anche per un eventuale rilancio della domanda, in questa situazione, non vi sono strumenti monetari efficaci. Spetta alla politica dapprima fornire un aiuto a fermare il virus e sostenere il sistema sanitario, e infine favorire il rilancio della congiuntura.