Il 30 novembre il valore del bitcoin aveva superato i 10’000 dollari. Una crescita formidabile se si pensa che nel dicembre del 2016 il valore di un bitcoin era di 1’000 dollari. Questa impennata ha fatto crescere l’interesse per le monete digitali in generale e per il bitcoin in particolare. Anche le banche propongono oggi investimenti in bitcoin a breve scadenza con enormi guadagni.
Nonostante il grande sviluppo, il bitcoin resta però un illustre sconosciuto per la maggior parte delle persone. Si tratta infatti di una valuta digitale, che esiste soltanto sotto forma di scrittura elettronica criptata. Il professor Sergio Rossi, docente di economia monetaria a Friburgo, in una recente intervista, ha usato la definizione di «catena di numeri digitali». «Quando si paga con questa catena di numeri, il sistema Bitcoin verifica se chi paga ha i numeri giusti per farlo e poi aggiunge gli stessi a una catena numerica che diventa sempre più lunga. In sostanza – aggiunge – la valuta bitcoin non esiste materialmente».
Il bitcoin è stato creato nel 2009 da un inventore anonimo che usa lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il termine Bitcoin (con la maiuscola) si riferisce tanto alla tecnologia, quanto alla rete, mentre bitcoin (minuscolo) è il termine usato per la valuta. Il sistema è molto decentrato, poiché non dispone di una «centrale», ma fa uso di un «database» che funziona mediante l’uso della criptologia (cifrata in base a un codice). Sistema che permette il trasferimento anonimo di valute.
I dati necessari per utilizzare il bitcoin possono essere salvati su un computer o su uno smartphone, sotto forma di «portafoglio»digitale, oppure detenuti presso terzi, che svolgono funzioni simili a una banca. Questi dati possono essere trasferiti verso chiunque disponga di un «indirizzo bitcoin». Si tratta di una delle prime realizzazioni del concetto di «cripto-moneta» o «cripto-valuta». Si valuta che oggi siano in circolazione molti miliardi di bitcoin, ma non si sa però quanti con esattezza, così come è praticamente impossibile stabilire con certezza il loro valore in una moneta corrente (per esempio il dollaro).
Per questo, il professor Rossi li definisce un «oggetto di speculazione». Uno dei suoi punti deboli sta perfino nel fatto che senza una fonte di energia elettrica non può funzionare e i suoi sviluppi potrebbero perfino creare problemi in campo energetico. Tuttavia i bitcoin permettono di evitare l’intermediazione delle banche. Rischia così di sovrapporsi alla normale circolazione di moneta, ma senza nessun controllo da parte delle autorità monetarie. All’inizio si è perciò pensato di limitare «l’emissione» di bitcoin a 21 milioni, con un riferimento al dollaro, stimato in 1’309.03 dollari statunitensi.
Ma con il sistema della catena, la «creazione» di bitcoin ha avuto una fortissima impennata. La disponibilità di nuovi bitcoin è cresciuta in proporzioni geometriche ogni quattro anni. Nel 2013, era già stata prodotta la metà delle possibili quantità di bitcoin, mentre quest’anno si dovrebbero raggiungere i tre quarti delle possibilità. La durata delle emissioni è prevista in 32 anni. .
Pensato come un mezzo di pagamento, il bitcoin si sta trasformando anche in un mezzo di riserva di valore. Tanto che c’è già chi lo ha definito «oro digitale». Ma utilizzare come mezzo di risparmio una valuta che non ha una base reale (come l’oro appunto) potrebbe essere molto rischioso. Il valore del bitcoin dipende esclusivamente dalla domanda e dall’offerta, come per qualsiasi altro bene economico.
Dal momento che è molto soggetto alla speculazione, il suo valore può crescere fortemente, ma anche calare altrettanto fortemente. Fra gli economisti vi è chi ha già evocato la nota crisi dei «subprime» che ha fatto traballare la finanza del mondo intero, ma con conseguenze che potrebbero essere anche peggiori.
Intanto la borsa di Chicago ha introdotto la quotazione del bitcoin. Significativo che ciò avvenga nella principale borsa mondiale per le merci e non sui mercati finanziari, perfino con un mercato a termine, e introducendo il riferimento a un indice in tempi reali.
Questa «professionalizzazione» del mercato dovrebbe attirare l’attenzione degli investitori istituzionali (per esempio casse pensioni) alla perenne ricerca di rendimenti adeguati. Ma proprio la speculazione potrebbe creare i maggiori pericoli. Secondo Thomas Peterffy, uno dei maggiori attori della finanza mondiale, il bitcoin si presta a speculazioni a breve termine, ma nel lungo termine potrebbe perdere tutto il suo valore. Inoltre, se il suo commercio aumenta le autorità potrebbero intervenire (la Cina lo ha già fatto) prima che sia troppo tardi. Intanto anche la FINMA, l’autorità di sorveglianza dei mercati finanziari, ha comunicato di seguire attentamente le cripto-valute e invita tutti alla prudenza.