È vero! In passato non sempre in Svizzera si è proceduto a un’oculata gestione del territorio: i piani regolatori erano inesistenti o carenti, la pianificazione non sempre attenta. In molte regioni il risultato di tutto ciò balza agli occhi. Si è costruito senza sosta a scapito della natura e del paesaggio, che invece vanno preservati. Nel 2013, si è già corso ai ripari con l’approvazione popolare della revisione della legge sulla pianificazione del territorio (LPT), che ha varato severe disposizioni. Ciononostante, il 10 febbraio prossimo i cittadini dovranno decidere se imprimere un ulteriore giro di vite alla tutela del territorio e accogliere l’iniziativa popolare «Fermare la dispersione degli insediamenti – per uno sviluppo insediativo sostenibile», depositata dai Giovani Verdi nel 2016. Sebbene questi ultimi affermino di voler proteggere il paesaggio, per governo e parlamento il loro progetto è controproducente, lede il federalismo e introduce incertezza giuridica. Il testo, che ancora prima di Natale sembrava avere il vento in poppa, sta ora perdendo consensi.
Si parla di dispersione degli insediamenti quando villaggi e città crescono in modo disordinato, con conseguente occupazione spropositata di terreno. L’iniziativa intesa a fermare la dispersione, lanciata poco dopo la revisione della LPT, vuole impedire che la superficie complessiva delle zone edificabili continui ad aumentare. Si prefigge perciò di congelare in Svizzera la superficie complessiva delle zone edificabili al livello attuale e a tempo indeterminato. In sostanza, l’iniziativa chiede che la delimitazione di nuove zone edificabili (azzonamento) sia ammessa soltanto se altrove è tolta dalla zona edificabile (dezonamento) un’altra superficie di dimensioni almeno equivalenti e con un potenziale valore di reddito agricolo comparabile. Un vero e proprio meccanismo di compensazione sovracantonale! In futuro, si potrà costruire solo all’interno degli insediamenti esistenti: più le costruzioni saranno compatte e meno si dovranno sviluppare strade e altre infrastrutture, limitando lo sviluppo della motorizzazione e garantendo un’elevata qualità di vita.
Per il Consiglio federale un rigido blocco delle zone edificabili non tiene conto dei bisogni della popolazione e dell’economia e nemmeno delle peculiarità cantonali e regionali. La nuova ministra Simonetta Sommaruga, responsabile dello sviluppo territoriale, è convinta che il progetto non risolve il problema, ma lo acuisce. Inoltre, nelle zone in cui il terreno edificabile viene limitato, vi è il rischio che i prezzi dei terreni e delle abitazioni aumentino e con essi gli affitti. La ministra socialista, contraria alla posizione del suo partito che invece sostiene l’iniziativa, ha sottolineato che, proprio per ovviare agli errori del passato, «abbiamo reagito adottando in materia una revisione della LPT severa ed efficace, tanto che la superficie delle zone edificabili è stabile dal 2012».
Attualmente è possibile costruire fuori dalle zone edificabili soltanto edifici e impianti a ubicazione vincolata strettamente necessari, come strade, linee elettriche, funivie o antenne, ed edifici a uso agricolo. Tuttavia, l’iniziativa vuole limitare ulteriormente tutto ciò e sancire nella Costituzione quali edifici e impianti potranno ancora essere costruiti. Così, gli edifici a uso agricolo potranno essere autorizzati soltanto se hanno un nesso diretto con lo sfruttamento del suolo. È il caso delle verdure coltivate in pieno campo o dell’allevamento di animali nutriti con foraggio di produzione propria.
Gli edifici a uso non agricolo potranno essere autorizzati al di fuori delle zone edificabili solo se soddisfano un interesse pubblico. Una spina nel fianco per le regioni a vocazione turistica: i progetti che prevedono la costruzione di ristoranti di montagna sarebbero messi in forse. Invece, la revisione in vigore della LPT offre la possibilità di autorizzarli. I cantoni (per 15 di loro il piano è già stato approvato dal Consiglio federale) stanno attuando la prima fase della citata revisione e – come ha ricordato Simonetta Sommaruga – hanno tempo fino al 30 aprile prossimo per sottoporre il loro piano direttore a Berna. Anche il Cantone Ticino ha ottemperato alle direttive federali e il suo piano direttore è al vaglio della Confederazione.
Si tratta di procedure complesse che richiedono tempo. Per la ministra Sommaruga è comunque importante che si possa ora proseguire sulla via tracciata. Perciò, Governo e Parlamento mettono l’accento sulla LPT, maggiormente incisiva e attenta a questa problematica. In caso di accettazione dell’iniziativa si dovrà invece varare una nuova legge. Spetterà poi al Parlamento chiarire vari aspetti non ancora definiti. Per esempio, non è chiaro come si dovrebbe procedere se in un cantone fosse necessario delimitare nuovo terreno edificabile: le zone edificabili andrebbero ridistribuite all’interno del cantone stesso o a livello federale?
L’iniziativa dei Giovani Verdi è sostenuta da Verdi, Socialisti (anche se non in modo compatto), Gioventù socialista, Iniziativa delle Alpi, nonché da un’alleanza di associazioni ecologiste come WWF, Greenpeace, BioSuisse, ATA e piccoli contadini. Il progetto è combattuto da Governo e Parlamento e da un comitato guidato dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), cui hanno aderito deputati dell’UDC, del PLR, del PDC, del PBD e dei Verdi liberali, come pure da associazioni economiche e turistiche, dall’Unione Svizzera dei Contadini e dall’Associazione Svizzera Proprietari Fondiari (APF-HEV).
In Svizzera, nel 2017 le zone edificabili totalizzavano 232’038 ettari, pari al 5% della superficie nazionale, di cui oltre l’80% è già edificato. Di questi ettari edificabili, quasi la metà era costituita da zone di abitazione (46%). Le altre tipologie significative sono: zone di lavoro (14%), zone miste (11%), zone centrali (11%) e le zone destinate a utilizzazioni pubbliche (11%). Secondo l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), quasi il 95% della popolazione svizzera (8 milioni di persone) vive all’interno di zone edificabili. Quelle non ancora edificate teoricamente possono offrire spazio per ulteriori 1-1,7 milioni di abitanti. L’ARE sottolinea che una delimitazione eccessiva di zone edificabili è in contraddizione con il principio dell’utilizzazione parsimoniosa del suolo. Al di fuori delle zone edificabili l’iniziativa avrebbe un’efficacia limitata e, all’interno delle stesse, non sarebbe attuabile in modo razionale, sostiene ancora.
Il co-presidente dei Giovani Verdi Luzian Franzini, lanciando la campagna a favore dell’iniziativa, ha detto che ogni giorno in Svizzera viene cementificata una superficie equivalente a 8 campi di calcio. Il suolo va gestito in modo parsimonioso. Nei decenni scorsi, centinaia di chilometri quadrati di terre agricole e di zone verdi sono stati sacrificati per le costruzioni. Per Franzini, la legge in vigore non basta per arginare la dispersione degli insediamenti urbani. Per questo occorre bloccarla, compensando – come vuole appunto l’iniziativa – ogni nuova parcella sottraendone una di valore equivalente da un’altra zona edificabile.
Per gli avversari, queste disposizioni non fanno altro che introdurre insicurezza giuridica a livello di Confederazione, Cantoni e Comuni. È una minaccia per il federalismo se si dovesse stabilire in modo centralizzato quale regione può ancora svilupparsi e quale invece viene «sacrificata». Gli oppositori, pur ammettendo il problema della dispersione degli insediamenti, sostengono che un congelamento indifferenziato dei terreni edificabili penalizzerebbe gravemente i cantoni periferici e alpini e non terrebbe conto delle necessità della popolazione e dell’economia. Per il consigliere nazionale ticinese Fabio Regazzi (PDC), «non dobbiamo lasciarci mettere una camicia di forza», accettando una soluzione discriminatoria per tutti e che, con il suo divieto a tempo indeterminato, pregiudica la competitività della Svizzera.
«L’iniziativa è troppo radicale, ingiusta e controproducente: non serve gli interessi del nostro Paese, impedisce uno sviluppo ragionevole e non comporta vantaggi», aveva dichiarato a fine novembre l’ex consigliera federale Doris Leuthard. «Il progetto limita il diritto fondiario, ma pretende di indicarci che cos’è la qualità di vita», aveva ironizzato. Meno intransigente, la revisione della LPT va senz’altro favorita perché propone alternative più mirate per una pianificazione territoriale sostenibile, con misure concrete per lottare contro la dispersione degli insediamenti (obbligo ai Cantoni di determinare le zone edificabili secondo un fabbisogno prevedibile per 15 anni, la riduzione di zone sovradimensionate e un miglior sfruttamento delle zone edificabili già esistenti).
Per i fautori dell’iniziativa, la LPT non frena l’incessante crescita degli insediamenti. Il loro progetto vuole essere complementare e colmare le lacune della legge, con altre misure più restrittive ai fini di un’efficace protezione del paesaggio. Ma il progetto non è complementare: in caso di una sua accettazione affosserebbe infatti le disposizioni vigenti. Una perdita deplorevole, quando la seconda fase della revisione parziale della LPT, attualmente al vaglio delle Camere, fornisce misure migliori e più specifiche.
Una curiosità per finire. L’iniziativa chiede di limitare ancora di più la costruzione di edifici fuori dalle zone edificabili. Ciò significa – come detto – rinunciare a nuovi ristoranti di montagna, all’edificazione di serre, stalle o di strutture agrituristiche. Non a caso il consigliere nazionale Rocco Cattaneo (PLR/TI) ha ricordato all’architetto Mario Botta, sostenitore del progetto in votazione sebbene professionalmente legato agli insediamenti, che l’iniziativa non gli avrebbe permesso di realizzare né la Cappella sul Monte Tamaro, né il Fiore di pietra sul Monte Generoso. È ora veramente il caso di buttare tutto all’aria?